«Quando si tratta di un trasferimento nei riguardi del corrispondente personale militare, il ministro non solo non ha alcuna veste per assumere provvedimenti al riguardo ma per tradizione neppure viene tempestivamente informato - nè è necessario che lo sia - delle determinazioni che il comandante generale del Corpo della Guardia di finanza si accinge ad assumere». Si stenterà a crederlo ma queste parole che mettono nellangolo il ruolo dellautorità politica sui trasferimenti vennero scritte proprio da Vincenzo Visco. Che, in pratica, smentisce quanto poi fece, ovvero richiedere al comandante generale Roberto Speciale, al comandante in seconda Italo Pappa e al capo dei reparti distruzione, Sergio Favaro lazzeramento dellintera gerarchia delle Fiamme gialle a Milano nel luglio del 2006. Il brano virgolettato non è però di questi giorni. Ma risale al novembre del 1997 e fa parte di una lettera che lallora ministro delle Finanze Visco scrisse al comandante generale dellepoca delle Fiamme Gialle, Rolando Mosca Moschini. Tra i due non ci sono mai stati grandi attriti. E infatti la corrispondenza esprime toni ben diversi da quelli perentori del carteggio con Roberto Speciale. Eppure già nel 1997 Visco voleva aver lumi ed essere coinvolto negli avvicendamenti più importanti ritenendo lautorità politica preminente su quella militare. Una posizione che verrà poi chiarita con normative chiare ma che nel novembre di quellanno fu oggetto di confronto proprio con Mosca Moschini. Insomma, è un terzo episodio, dopo quello recentissimo del marzo scorso, segnalato su Il Giornale di martedì con la missiva stizzita di Visco a Speciale che stigmatizza il comportamento di questultimo che ha nominato, come prevedono le norme, i nuovi capo e sottocapo di Stato Maggiore, senza coinvolgerlo.
Lattenzione di Visco per gli avvicendamenti non è quindi passione recente. Come detto già nellinverno del 1997 ovvero ben dieci anni fa quando era ministro, Visco corrispondeva con Mosca Moschini proprio per sapere in anticipo e poter ricevere testualmente «congrue e tempestive informazioni» sugli spostamenti. Visco nota che la disciplina si contrassegna a suo dire «per una disarmonia relativamente alla posizione del ministro delle finanze. Invero lo stesso è personalmente coinvolto ogni volta che relativamente a posizioni di vertice del personale civile dellamministrazione, occorre procedere al conferimento di incarichi dirigenziali (generali e no)». Ma arriva anche ad ammettere che «quando invece si tratta di un sostanzialmente analogo conferimento, nei riguardi del corrispondente personale militare», non è necessario che venga coinvolto.
Se questa era la sua posizione ci si potrebbe chiedere cosa è intervenuto per spingerlo a compiere numerose pressioni su Speciale affinchè diramasse il trasferimento di quegli ufficiali della Lombardia? E poi, perchè tutta quella fretta? Ancora, come mai la mattina del 17 luglio arrivò a minacciare fulmini e saette a Speciale, stando a quanto lo stesso metterà a verbale, sentito nel pomeriggio. Rileggiamo quel documento: «Visco mi ha riferito di non aver rispettato alcuna regola deontologica non avendo dato esecuzione istantanea a quanto mi era stato da lui ordinato, di riunirmi subito con i generali Pappa e Favaro per dare a quegli ordini esecuzione immediata e di concordare con loro una risposta da dare alla Procura di Milano. Il vice ministro Visco ha aggiunto che se non avessi ottemperato a queste direttive, erano chiare le conseguenze cui sarei andato incontro. Risposi che losservazione delle regole è stato il faro di tutta la mia vita... E che piuttosto che assecondare le richieste ero pronto a rassegnare il mandato».
Di certo tra Mosca Moschini, oggi consigliere militare al Quirinale e Visco si trovò una soluzione visto che tra i due si è stretto un leale rapporto.
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