«La cosa più importante è come impacchettiamo la nostra immagine: ed è qui che intervengo io. Sono pagato per parlare. Non sono laureato né in medicina, né in legge. Sono diplomato in colpire sotto la cintura e incassare insulti. Avete presente il tipo che può farsi qualsiasi ragazza? Io sono quello... fatto di crack». Parola di Nick Naylor, protagonista di Thank you for smoking, film cult per ogni «lobbista» in erba. In effetti, lopera consegna unimmagine piuttosto romantica (anche se, o forse perché, in nero) della professione, visto che il buon Nick difende gli interessi del nemico pubblico numero 1, e cioè delle multinazionali del tabacco. Eppure, almeno due questioni vengono focalizzate nella pellicola. Primo, larte della persuasione è dote fondamentale nel fare lobbying. Secondo, e più in generale, la verità sarà anche un monolite, ma presenta parecchie sfaccettature. Alcune negative, altre forse no. E non sempre chi difende una causa (apparentemente) giusta è privo della proverbiale trave nellocchio.
Ora, per chi voglia addentrarsi nei misteri del lobbysmo (o, meglio, dei public affairs), in una bibliografia italiana desolante, ecco un brillante volume di Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto Fare lobby (Etas, pagg. 274, euro 22). Chiaro, innanzitutto, nello spiegare come sia essenziale, per unazienda come per un «sistema paese», sapersi fare largo nel «pre mercato», in quella giungla fatta di legislazioni, stakeholder (i cosiddetti «portatori di interessi»: dalle comunità locali alle associazioni di consumatori), authority, tribunali, massmedia che costituisce il campo di battaglia del lobbista. Maestro nel plasmare «lambiente» sapendo far valere le buone ragioni di chi gli paga il conto badando alla strategia e non al giorno per giorno. Altrimenti, sono dolori.
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