da Roma
La candidatura di Francesco Rutelli a sindaco di Roma era destinata a fallire. E non per colpa sua, ma perché il consenso verso la giunta guidata da Walter Veltroni era i caduta libera già dal 2006. Questo in città lo sospettavano in molti. La cosa nuova è che nei palazzi del potere locale qualcuno aveva la certezza matematica, anzi statistica, che Rutelli sarebbe andato a sbattere contro il sogno infranto del «modello Roma».
La giunta - ha rivelato ieri il settimanale Panorama - era in possesso di un sondaggio dellIpsos dal quale emergeva inequivocabile un crollo nei consensi di Veltroni e del suo governo cittadino, quantificato in venti punti percentuali, persi in venti mesi. A bocciare Veltroni era il 36 per cento dei disoccupati, così come gli impiegati, con 14 punti percentuali; gli abitanti del centro (meno 28 per cento nei consensi in due anni) e quelli di Ostia (sotto 15 punti percentuali). In generale il 58 per cento dei romani non aveva più fiducia in Veltroni. Quindi a Rutelli, in realtà, non è andata malissimo, visto che poco dopo ha raccolto il 46 per cento dei voti.
Quello che conta è però lo sgambetto politico. Allex leader della Margherita si faceva credere che avrebbe ereditato una città ancora in luna di miele con il centrosinistra, mentre gli si consegnava una sfida impossibile. Il sondaggio, intitolato «Lanalisti di trend del biennio 2006-2007», non è mai stato reso pubblico. Non lo conoscevano i rutelliani, ma nemmeno lo staff di Romano Prodi, che era ancora alla guida del governo.
Colpisce poi la coincidenza tra il periodo di uscita del sondaggio e gli avvenimenti politici di quei mesi. A metà gennaio lIpsos sfornava la débâcle di Veltroni e lui, dal Campidoglio, sganciava le prime bombette contro il governo Prodi, in particolare lannuncio che il Partito democratico si sarebbe presentato da solo, senza la sinistra radicale. Che era però essenziale per la sopravvivenza del governo Prodi. Dopo appena un mese il Pd offriva a Francesco Rutelli la candidatura a sindaco di Roma. Una sfida che i media dipingevano come praticamente già vinta, grazie al consenso sul quale, almeno a detta di giornali e televisioni, poteva contare il sindaco uscente di Roma. La realtà era molto diversa. Il 70 per cento dei romani dava un giudizio negativo sulla città e, la metà, era convinta che fosse peggiorata rispetto allanno precedente.
Mentre fuori dalla capitale si continuava a parlare di «modello Roma», insomma, nella città reale la maggioranza dei romani aveva già deciso di cambiare cavallo. Dati che, forse, non conosceva nemmeno Gianni Alemanno che ha accettato la sfida per la seconda volta. E che, dopo la sconfitta del primo tentativo, di certo non si aspettava una vittoria così netta e facile.
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