Walter, un uomo per tutte le prefazioni

Walter, un uomo per tutte le prefazioni

Altro che legge elettorale. L’unico punto che accomuna sul serio destra e sinistra, massimalisti e riformisti, senatori e deputati, è il fatto che generalmente i politici hanno scritto più libri di quanti ne abbiano letti. Praticamente, è una regola matematica, più infallibile del teorema di Pitagora. E vale tragicamente anche per chi ne ha scritto uno solo. Vale per tutti.
Quasi tutti. Qualche eccezione probabile c’è. Una sicura. Ed è Walter Veltroni: autore di almeno diciassette libri (dal computo sono esclusi quelli fuori catalogo e le riedizioni) e di più di sessanta prefazioni. Anche in questo caso, fare il conto è difficilissimo, un’impresa più improba di quella di garantire una maggioranza a qualsivoglia governo in questi giorni. Una leggenda metropolitana diffusissima nelle ultime settimane, ad esempio, assicura che digitando su google la dizione virgolettata «prefazione di Walter Veltroni», il più famoso motore di ricerca su internet fornisce 1910 (millenovecentodieci) risultati. Ma, per l’appunto, è una leggenda metropolitana: i risultati ottenuti in realtà sono 1931 (millenovecentotrentuno), visto che vanno correttamente aggiunti quelli con la dizione «prefazione di Valter Veltroni», con la V semplice al posto della W doppia, il vero nome del sindaco di Roma ai tempi in cui era vicepresidente del Consiglio, prima della legittima correzione all’anagrafe.
Sul Riformista di ieri Luca Mastrantonio si è divertito a censire le Walterprefazioni, imbattendosi praticamente in tutti gli argomenti dello scibile umano in forma di libro, da Mò je faccio er cucchiaio, caposaldo della bibliografia di Francesco Totti a cui er sinnaco ovviamente non ha voluto far mancare la sua prefazione, al libro di Cannavò. Chi, il deputato leader di Sinistra critica, gli scissionisti di Rifondazione? No, molto più semplicemente, Candido, l’ex direttore della Gazzetta dello sport. Però, pronto a intercettare anche i delusi dal calcio, ha firmato anche la prefazione ad Autogol. Il campionato ha fatto crac. Del resto, nel settore, Veltroni ha dimostrato di essere pronto a cambiare idea quando ne vale la pena: un tempo passava per tifoso juventino, tanto da essere scambiato per il preparatore atletico Ventrone alla festa per uno scudetto bianconero con tanto di richiesta di autografi. Oggi è più vicino alla Roma. «Ma anche» alla Lazio.
Del resto, Walter (anche quando si chiamava Valter) è un eclettico, un uomo ovunque delle prefazioni, uno Stakanov delle pagine iniziali: spazia dallo spettacolo (fra l’altro la sua firma si trova sotto le prefazioni di Giorgio Gaber. Storie del signor G., di Gli anni delle radio libere e di Maria Carta a Roma, dedicato alla notissima cantautrice sarda) alle vignette di Disegni e Caviglia, a testi su leader stranieri: da Zapatero a Obama, passando per Gilberto Gil, l’immaginazione al potere, che abbina i due settori più cari al sindaco.
Ma il giochino che gira nelle catene telematiche e invita ad indovinare qual è il punto di contatto fra sessanta titoli che non sembrano avere alcun punto di contatto (la difficilissima risposta esatta, per l’appunto, è «la prefazione di Walter Veltroni»), sarebbe minimalista nei confronti del leader del Partito democratico.
Perché Walter non è un semplice prefatore - persino io credo di aver firmato almeno una decina di prefazioni - ma è un vero autore. E anche in questo caso è riuscito a scrivere di tutto: da Io e Berlusconi (e la Rai) al romanzo La scoperta dell’alba, da I programmi che hanno cambiato l’Italia. Quarant’anni di televisione all’altro romanzo Senza Patricio, da Il sogno spezzato-Le idee di Robert Kennedy alla biografia del musicista Luca Flores Il disco del mondo, dal reportage africano Forse Dio è malato a I care, fino al dizionario sentimentale dei film Certi piccoli amori.

Che, trattandosi di film, ha giustamente anche il sequel: Certi piccoli amori 2.
E il mestiere di Walter, la politica? C’è anche quella: nel 1996 Walter scriveva La bella politica. Undici anni dopo firma Che cos’è la politica? La scomparsa dell’aggettivo dice molto.
Massimiliano Lussana

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