Borse, biglietti, vacanze: arrestato un generale dei carabinieri per corruzione

Ai domiciliari Domenico Liporace. Arrestati anche l'imprenditore De Vellis e l'alto dirigente del ministero per le Infrastrutture Quinzi

Borse, biglietti, vacanze: arrestato un generale dei carabinieri per corruzione
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Fin dentro il Vaticano e nel cuore dei servizi segreti: era tentacolare la rete di corruzione lacerata stamattina dall'inchiesta della Procura di Milano, condotta da pm Paolo Storari e coordinata dal procuratore Marcello Viola.

Il nome più in vista tra gli arrestati è quello del generale dei carabinieri Domenico Liporace, che è finito in cella per mano dei suoi colleghi del Ros: comandante della scuola dell'Arma a Velletri, Liporace avrebbe smistato appalti di servizi e ristorazione in cambio di una lunga serie di benefit, tra cui biglietti per la Scala, per lo stadio Olimpico, borse Luis Vuitton e vacanze pagate. A corrompere l'alto ufficiale due imprenditori milanesi già incriminati per tangenti girate a un funzionario della Fiera di Milano, arrestato mesi fa: furono i vertici della Fiera a dare il via allora con la loro denuncia all'inchiesta di cui il blitz odierno è la seconda, clamorosa puntata.

I corruttori sono i fratelli William e Massimiliano Fabbro, alla testa della omonima spa specializzata in servizi per le pubbliche amministrazioni. Metodo, stando alle carte dell'inchiesta, sempre costante: in un mondo dove la concorrenza è intensa, i due imprenditori milanesi si facevano largo a suon di mazzette e di appalti truccati. A spianare la strada ai Fabbro sarebbe stato anche un alto dirigente del Ministero per le Infrastrutture, Domenico Quinzi, accusato per questo di turbativa d'asta (ma non di corruzione, non essendo emersa prova di contropartita). Quinzi è attualmente il capo del dipartimento per gli affari generali e la digitalizzazione del ministero guidato da Matteo Salvini.

Dentro il mondo ecclesiastico a muoversi per conto della Fabbro era soprattutto l'imprenditore Ennio De Vellis, anche lui indagato per l'accusa di traffico di influenze per appalti sia in Vaticano che per i frati francescani: appalti poi non andati alla Fabbro, ma le carte dell'indagine milanese raccontano con dovizia di particolari i rapporti intessuti da De Vellis con le gerarchie di Oltretevere.

Abbondanza di dettagli anche per i contatti con i servizi segreti, dove invece l'operazione va in porto: per un appalto triennale da quindici milioni in uffici "della presidenza del Consiglio" (modo elegante per definire le sedi dei nostri 007) De Vellis avrebbe utilizzato i suoi rapporti con il Dis, l'organismo di coordinamento guidato da Elisabetta Belloni, ottenendo una mediazione da 165 mila euro.

L'Arma dei carabinieri ha annunciato la sospensione di Liporace dal servizio con effetto immediato.

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