I 6 punti oscuri nel nuovo caso su Chico Forti

Dal fascicolo già archiviato al misterioso detenuto per truffa, le "fesserie" su Travaglio e Lucarelli

I 6 punti oscuri nel nuovo caso su Chico Forti
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I giornalisti hanno deciso di diventare notizie anziché scovarne una. Noi facciamo spallucce e chiariamo che:

1)Mettere a tacere Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli per ora non è un reato, come dimostra che il fascicolo sulle presunte richieste di silenziarli (il detenuto Chico Forti le avrebbe rivolte a un altro detenuto) è stato relegato a cosiddetto modello 45, a cui, nel 99 per cento dei casi, si ricorre nel caso di denunce di pazzi con manie di persecuzione: dopodiché, decorsi sei mesi, il fascicolo viene archiviato senza neppure passare dal gip, perché il pm appunto pensa che non esista notizia di reato.

2)Il misterioso detenuto, quello che avrebbe raccolto da Chico Forti le richieste di silenziare Travaglio e la sua collaboratrice non è un detenuto legato alla ndrangheta: anzitutto perché altrimenti sarebbe al 41bis o in altro istituto, poi perché risulta in attesa di giudizio (il processo è a Torino, in primo grado) e poi perché è indagato per truffa, anche se sono citati suoi «rapporti con una struttura delocalizzata a territoriale locale nel territorio di Ivrea» (Il Fatto dixit) e questo anche se il gip che ha convalidato l'arresto, tre mesi fa, ha scritto della sua «indiscussa abilità nel mostrare falsi segnali di resipiscenza», tipo denunciare che vogliono fare del male agli eroici Travaglio e collaboratrice (che non è neppure una giornalista, non è una professionista perlomeno tra i giornalisti, anche se è molto brava a scrivere odiografie).

3)La notizia che Chico Forti sarà candidabile con Fratelli d'Italia, una volta risolta la pena, è stata smentita in ogni modo possibile, diversamente dalla notizia che i Cinque stelle hanno candidato Marco Travaglio quale sostituto di Giuseppe Conte.

4)Raffaele Tito, responsabile del fascicolo relegato a modello 45 e procuratore capo a Verona (Chico Forti è detenuto a Verona) è un friulano che ricordiamo a una festicciola dei cronisti durante Mani pulite, una vecchia conoscenza che arrestò Paolo Berlusconi nel febbraio 1993 (assieme ad Antonio Di Pietro, che però dovette astenersi per via di suoi pasticci con un sodale) e questo nonostante Paolo Berlusconi si fosse messo a disposizione tre giorni prima dell'arresto, quando già circolavano voci su di lui: poi l'indagine sfociò in un proscioglimento in Cassazione per 250 imputati su 494 («il fatto non costituisce reato») e fu assolto anche Paolo Berlusconi. Oggi Raffaele Tito, dopo varie esperienze friulane, è conosciuto per una sana allergia alle rotture di scatole come lo sarebbe una deviazione di Chico Forti dalla buona condotta.

5)Il giro del fumo secondo il quale il misterioso detenuto si è rivolto al garante del carcere, che si è rivolto a Marco Travaglio, che si è rivolto alla Procura come d'abitudine, che ha messo tutto a modello 45 e poi si è rivolta al nucleo investigativo dei carabinieri, che hanno risentito il garante e poi il misterioso detenuto e poi un altro misterioso detenuto, e poi hanno stilato (i carabinieri) una relazione di servizio che poi hanno girato al tribunale di Sorveglianza e alla Dda di Torino, insomma tutto questo (Il Fatto Quotidiano ci ha riempito una pagina) rappresenta le mere scartoffie d'ufficio accumulate per mettere tutto a modello 45, quello che appunto no reato, no indagati, no vittime. Il procuratore Tito ha soltanto detto al Corriere: «Per noi naturalmente non è una fesseria ma non aggiungo altro».

L'alternativa sarebbe stata dire: «Per noi è una fesseria».

6)Si segnala che il Corriere della Sera ha dato la notizia che «Chico Forti voleva l'aiuto dei clan per zittire Travaglio e Lucarelli» (pag. 17) è l'ha fatto con cinque colonne accanto alla notizia breve a una sola colonna, questa. «Decapita il fratello e butta la testa dal balcone». Si segnala che l'intenzione di Chico Forti di avviare una richiesta di benefici di pena, ora peraltro non possibile, secondo Il Fatto è attribuibile alla seguente fonte: «Radio carcere».

Si segnala

infine, riguardo ai privilegi concessi a Forti citati dal Fatto, che «Il viaggio lampo a Trento per incontrare la madre è stato consentito dal Tribunale di sorveglianza di Venezia». La madre 96enne. Rivista dopo 16 anni.

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