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Uno yacht di lusso per aggirare il decreto Piantedosi: ecco la nuova barca Ong dei migranti

Sarah è una nuova Ong tedesca che prossimamente avvierà la sua prima missione nel Mediterraneo: partirà dal porto di Licata per raggiungere il Mediterraneo centrale

Foto dal sito Sarah-Seenotrettung
Foto dal sito Sarah-Seenotrettung
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Le Ong continuano a infoltire la propria flotta con nuove imbarcazioni utili ad aggirare il decreto Piantedosi. L'ultima arrivata è niente meno che uno yacht adattato in uso all'associazione Sarah Ug, Ong tedesca con sede a Messkirch, cittadina tedesca nel sud del Paese. Sarah è l'acronimo di "Search and Rescue for all Humans" ed è il nome che ha preso l'imbarcazione, che per l'occasione ha lo scafo dipinto di un acceso arancione. Sono 6 le persone che gestiscono questa nave, tutte tedesche, che dichiarano di aver già fatto esperienze su altre navi.

"Abbiamo bisogno di 35.000 euro per ogni missione di salvataggio per il diesel, l'arrivo dell'equipaggio volontario, il cibo per l'equipaggio e i soccorsi, la tassa proporzionale per l'ancoraggio del porto e l'assicurazione di responsabilità civile, così come le piccole riparazioni", si legge in una raccolta fondi che, per il momento, ha raggiunto quota 190.8mila euro su un totale di 224mila euro che vorrebbero ricevere prima di chiudere la raccolta. "Vogliamo realizzare otto missioni di tre settimane all'anno", si legge ancora nell'annuncio.

L'equipaggio si trova in questo momento al porto di Licata e già nei prossimi giorni potrebbe prendere il mare e iniziare la sua prima attività nel Mediterraneo centrale. Ancora una volta, una nave Ong ha raggiunto la Sicilia dopo aver ricevuto ospitalità in Spagna, dove sussistono agevolazioni nei costi per queste imbarcazioni. Invece di Burriana, sede della maggior parte delle navi Ong in Spagna, Sarah ha fatto cantiere a Arenys de Mar, nei pressi di Barcellona.

Perché questa barca è diversa? Innanzitutto la velocità: può raggiungere i 20 nodi al massimo della potenza dei motori, il che unito a dimensioni compatte e a una struttura piuttosto agile le garantisce rapidità d'intervento, anche se difficilmente può raggiungere i confini tra acque libiche e internazionali, come le sue "colleghe" più grandi. Tuttavia, questo non le impedisce, soprattutto facendo base in uno dei porti della Sicilia meridionale o, meglio, in una delle isole, di coprire la rotta tunisina. "Il nostro Sarahè un ex yacht di lusso che è stato convertito come nave di salvataggio. Sarah è una delle navi di salvataggio più veloci della flotta civile. L'alta velocità permette di essere con le persone in tempo per fornire aiuto e prevenire rimpatri illegali in Libia, per esempio", si legge sul sito dell'organizzazione.

Perché questa barca è stata messa in acqua per aggirare il decreto Piantedosi? Il Sarah, prima di tutto, ha dimensioni ridotte rispetto alle grandi nave da centinaia di posti a bordo, il che significa che sono poche decine le persone che può recuperare. Il che è un vantaggio, sia in costi che in gestione, in quanto con il provvedimento italiano ogni nave può fare un solo intervento prima di tornare in porto. Un conto è farlo con una barca che dispone di una manciata di posti, un altro è con una nave ben più grande. In secondo luogo, le Ong con le imbarcazioni di piccole dimensioni si assicurano di essere mandate in porti vicini, che sono solitamente in Sicilia, se non a Lampedusa, o in Calabria. Il che significa risparmio di tempo e di denaro per la Ong.

È la stessa scelta che ha fatto Sea-Eye, finanziata da United4Rescue, che nell'estate 2024 ha messo in mare la Sea-Eye5. A loro si aggiungono la Mare*Go, il veliero Trotamar, il motoscafo Maldusa e il Louise Michel, finanzato da Banksy. Tutti, a parte il Maldusa, battono bandiera tedesca.

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