"Meloni ha voltato pagina L’antifascismo resta vago"

Franco Cardini: "Quando dice a Fdi che quel passato è un caso chiuso, non fa un proclama al Paese"

"Meloni ha voltato pagina L’antifascismo resta vago"
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Franco Cardini, classe 1940, è uno dei maggiori storici italiani. La sua specialità è il Medioevo. Ha avuto la cattedra di storia medievale nelle università di mezz’Italia. Ma si è sempre occupato di politica. Negli anni’ 50 è stato anche iscritto al Msi e conosce molto bene la storia della destra italiana e la storia del fascismo. Cardini non può essere definito un uomo di destra. Il suo pensiero è libero e trasversale. Sempre anticonformista.

Professore, con la lettera al suo partito Giorgia Meloni ha chiuso le polemiche sul fascismo?

«Meloni ha detto molto chiaramente che per lei il fascismo è una cosa del passato, conclusa, e quindi non ha niente a che fare col suo partito».

Basta così?

«No. La questione del fascismo è sempre aperta. Il mio amico Umberto Eco parlava di fascismo eterno. E noi oggi siamo costretti a inquadrare la questione del fascismo come un problema che riguarda la storia universale. E così ogni volta che affrontiamo il nodo del fascismo e pensiamo di essere approdati al porto finale arriva un'onda e ci rimanda in alto mare. È una fesseria. Il male assoluto è una categoria teologica non storica».

Ma i fascismi hanno causato orrori...

«Certo, siamo d’accordo. E purtroppo non sono gli unici movimenti politici ad avere provocato orrori».

E in questo ingarbugliato quadro Giorgia Meloni come si colloca?

«Meloni affronta la questione da leader di partito, non da storica. Si limita a dire ai suoi: basta col fascismo. Quando parla al suo partito non fa un proclama alla nazione. Lei dice: noi di Fratelli d’Italia riteniamo che la questione del fascismo sia chiusa. Stop. Lei dice: abbiamo voltato pagina. Ok? E questa è la posizione politica di Fratelli d'Italia. In questo modo lascia la porta aperta a chi un giorno volesse fare un lavoro di revisione del fascismo e dei giudizi sul fascismo. Non vedo in giro intellettuali in grado di farlo. Non sarebbe male se qualcuno lo volesse fare».

Cosa pensa dell’inchiesta di Fanpage?

«Se si sono infiltrati in qualche organizzazione che esiste, e l’hanno filmata e raccontata (non so quanto fedelmente...), cosa devi dirgli?».

Le ha dato fastidio sentirli?

«Insomma, si vedeva che erano ragazzi un po’ ignoranti e fanatici. La cosa che mi ha dato più fastidio è stato constatare quanto fossero stonati. Hanno rovinato l’inno della Decima Mas che è un bellissimo inno».

Ma che fenomeno è questo dei giovani che inneggiano al ventennio?

«È un fenomeno simile al Nicodemismo. Sa cos’era?».

No.

«Un atteggiamento e un movimento di persone che non credevano alle verità ufficiali ma non osavano contestarle apertamente e allora le negavano in modo chiassoso e rituale, ma di nascosto. Ecco: Fanpage ha trovato i nuovi nicodemisti».

Cosa pretendono i cosiddetti partiti antifascisti dalla Meloni?

«Nessun leader politico si può fare dettare l’agenda dai suoi avversari».

Meloni non usa mai il termine antifascismo...

«Neanche io lo uso. L’antifascismo è una cosa vaga, incerta, inesatta e insufficiente. Gli antifascisti avevano idee diversissime tra loro. Si unirono per liberare l’Italia dal nazismo. Impresa straordinaria. Ma oggi cos’è l’antifascismo?»

Cos'è?

«Diciamo il contrario del fascismo. Il fascismo fu violenza, dunque l’antifascismo è non violenza. Allora i comunisti sono fuori. Il fascismo fu ingiustizia sociale, e allora l’antifascismo è giustizia sociale. Ma allora i liberali stanno fuori... E così via».

Beh, il razzismo....

«E nell’America liberale non c’era razzismo?».

La destra di Marine Le Pen è simile alla destra italiana?

«No. Il lepenismo è molto più nazionalista».

Perché secondo lei Macron ha scelto di andare alle elezioni sapendo di perderle?

«Macron voleva essere come De Gaulle, come Mitterrand. Poi si è reso conto di avere perso la partita. Questa mossa fa parte della sconfitta».

C’è uno spostamento a destra in Europa?

«La Gran Bretagna va a sinistra, la Francia va a destra».

Non c’è uno spostamento di elettorato da sinistra a destra?

«Guardiamo dentro a quei movimenti di destra e di sinistra, perché hanno un elemento forte in comune. Vanno contro il mainstream.

Contro l’Europa liberale, liberista, contro una Europa che sia a livello economico, sia dal punto di vista sociale, sia della politica estera si è ridotta a pensiero e politica unici. Se la destra ufficiale e la sinistra ufficiale fanno lo stesso discorso, scatta una reazione».

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