Dopo 27 anni uccide il killer del collega

Carabiniere ferma un nomade che aveva assassinato un brigadiere. Poi parte un colpo

Nadia Muratore

da Piasco (Cuneo)

Giuseppe Laforé, nomade di 51 anni, è morto per un colpo di arma da fuoco, sparato a distanza ravvicinata da un carabiniere. Il proiettile della Beretta di ordinanza lo ha colpito al mento ed è poi fuoriuscito dalla testa, lasciando sulla strada una macchia di sangue talmente piccola da confondersi con le tracce scure tipiche dell'asfalto. È questa l'unica cosa certa su quanto è accaduto ieri, verso le 9,30, a pochi metri di distanza dal cimitero di Piasco, piccolo paese del Saluzzese, conosciuto per la sua frutta e per l'azienda, unica al mondo, che costruisce arpe.
Sono da poco passate le nove quando una pattuglia della Compagnia di Saluzzo esegue un normale controllo lungo le strade che si arrampicano verso il Monviso. A pochi chilometri dalla circonvallazione di Piasco, intercettano una Seat Ibiza di colore scuro che viene segnalata alla centrale come «sospetta». La gazzella si avvicina e intima l'«alt», ma l'uomo alla guida, imperterrito, prosegue la sua corsa, schiaccia sul pedale dell'acceleratore e in pochi istanti si allontana, scartando sulla destra i militari. Scatta l'inseguimento. La strada imboccata dai sospetti porta verso il cimitero cittadino, lungo i frutteti, ma anche verso i piccoli paesi del Saluzzese, da Busca a Rossana, dove, per chi conosce la zona, è un gioco da ragazzi depistare gli inseguitori. Alla guida della gazzella c'è un appuntato giovane, poco più di trent'anni ma sa fare il suo mestiere e con poche manovre raggiunge la Seat e la blocca.
I militari balzano fuori dall'auto con le armi in pugno, la tensione è palpabile, i visi sudano, le mani si inumidiscono, e non solo per il caldo. I tre sospetti scendono dalla Seat Ibiza e i carabinieri li fanno inginocchiare, come vuole la prassi. Sono tutti noti alle forze dell'ordine, hanno precedenti penali per rapina e furti. In questa striscia del Piemonte, dove il Cuneese si trasforma in provincia di Torino, e la campagna ricca di kiwi e pesche è interrotta qua e là da ville imponenti e grandi cascine, le forze dell'ordine sono abituate a confrontarsi quotidianamente con i Sinti, che abitano nel triangolo che si estende tra i campi nomadi di Cuneo, Carmagnola, Villafalletto, e le case degli zingari diventati ormai stanziali.
Uno dei tre sospetti, Giuseppe Laforé, detto Walter, nel 1979 ha ucciso un carabiniere durante un tentativo di fuga dopo una rapina all'ufficio postale di Savigliano. Per quel delitto è stato condannato a 24 anni, anche se ne ha scontati solo diciotto. Lui si è sempre dichiarato innocente.
Quando la situazione sembra essersi tranquillizzata accade l'irreparabile. Inavvertitamente parte un colpo, la distanza tra la Beretta del carabiniere e la testa di Laforé è talmente breve che è impossibile non colpire organi vitali. Il nomade cade all'indietro e muore all'istante. Quanto trapela dagli inquirenti, chiusi nel più stretto riserbo, è comunque la certezza che il colpo sia partito accidentalmente dalla Beretta del carabiniere e quindi si sia trattato di un tragico incidente. Non accettano questa ricostruzione dei fatti i parenti e gli amici di Giuseppe Laforé. Il dolore si mescola alla rabbia e alcuni di loro azzardano l'ipotesi di un «regolamento di conti» contro chi, 27 anni fa, aveva ucciso un collega del carabiniere che ieri mattina ha sparato al loro congiunto. Per tutta la giornata di ieri decine e decine di nomadi hanno «presidiato» la camera mortuaria di Saluzzo, dove è stato portato Laforé. A loro nelle prossime ore se ne aggiungeranno altri, provenienti da tutta Italia, pronti a manifestare la loro solidarietà alla famiglia.

Le supposizioni dei Sinti sono però smentite dagli stessi nomadi che ieri si trovavano in auto con Laforé e sono stati testimoni del tragico evento. Davanti al pubblico ministero di Saluzzo e al loro avvocato di Torino Giancarlo Botto, hanno parlato di «fatalità», di un colpo partito accidentalmente e di un giovane carabiniere disperato per quanto accaduto.

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