Per 34 anni violentata e prigioniera di papà

Fin dove arriva un amore malato? Quello di un genitore verso una figlia, un padrone, un aguzzino e allo stesso tempo un amante. Padre e nonno dei suoi stessi figli.
La Germania che traina l’Europa in affanno, la nazione dell’ordine e dell’efficienza, dove è brutta una cicca per strada e un complimento a una donna sa tanto di volgare latino, dove il poliziotto di quartiere annota tutte le targhe, si risveglia all’improvviso in un incubo cupo, scoprendo che il mostro era lì. Nascosto da ben 34 anni.
Oggi lui ne ha sessantanove, la storia arriva dalla Franconia centrale (Baviera). È finito in cella lo scorso marzo - racconta la «Bild» - con l’accusa di aver stuprato per metà della sua esistenza la figlia. Mettendola incinta tre volte: dalla relazione incestuosa sarebbero nati tre figli, due dei quali morti poco dopo.
Un orrore nascosto tra le mura di casa cominciato - secondo il tabloid - quando la vittima aveva 12 anni. L’età dei balocchi, delle bambole, dei sogni. Oggi lei ne ha 46 e i tre figli che ha partorito sarebbero nati con malformazioni. Succedeva in casa la violenza, quando mamma non c’era, o in macchina quando il «padrone» con una scusa qualunque la portava fuori. Del caso, che a dispetto del tempo non risulta prescritto, si occupa ora la procura di Norimberga.
La vittima - in base a quanto dichiarato da fonti giudiziarie - non è riuscita a fuggire a causa del continuo controllo e isolamento impostole dal padre.
Si può credere. Ma torna alla mente l’incredibile odissea di Natasha Kampush, prigioniera per 3096 giorni di un vicino di casa che l’aveva trasformata nella sua schiava sessuale. Lui padrone, lei incapace di ribellarsi, di scappare. Anche quando avrebbe potuto. Aveva dieci anni quando l’uomo, come il lupo di Cappuccetto rosso, la catturò. Mentre andava a scuola in un paesello dell’Austria. Rinchiusa in uno scantinato senza finestre e sottoposta a torture fisiche e mentali, decise di fuggire nell’agosto del 2006, in un giorno qualunque, uguale ai tanti altri in cui succuba dell suo aguzzino usciva libera per andare a fare la spesa.
Torna alla mente anche il caso Fritzl, siamo ancora in Austria, altra terra dell’ordine e del rispetto. Per 24 anni il padre, stimato ingegnere dai baffetti ben curati, tenne segregata la figlia in un bunker ricavato in casa, senza che la moglie (almeno ufficialmente) si accorgesse di nulla. Per gli investigatori lei non sapeva nulla.

Possibile? Risultato, sette figli nati nell’incesto, uno morto, forse ucciso perché, di certo bruciato nell’inceneritore della villa.
Ora il caso che sconvolge le teutoniche certezze. Ma lui, il mostro malato, nonostante tutto si difende. Quasi convinto: «Mia figlia era consenziente».

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