Abruzzo a Chiodi (Pdl), crollano Veltroni e il Pd

Il candidato del Pdl sfiora il 49% dei consensi. Il Pd crolla al 20%, l'Idv vola al 15%. Allarme astensionismo: al voto solo un elettore su due. E Di Pietro sbeffeggia gli alleati: "Punito chi non è né carne né pesce"

Abruzzo a Chiodi (Pdl), crollano Veltroni e il Pd

Teramo - Al Nazareno arrivano schiaffoni. Da destra, da sinistra, dal centro. Da Gianni Chiodi, tanto per cominciare, che ribalta i vecchi equilibri, stravince le regionali e si appresta a guidare l’Abruzzo. Da Antonio Di Pietro, che se da un lato perde nettamente con il suo Carlo Costantini la sfida con il Pdl, dall’altro gli fa terra bruciata, porta a casa un risultato record. E manda a dire, senza nominare mai il destinatario dell’affondo, facile però da intuire, quanto segue: «I partiti che non sono né carne né pesce, che fanno riunioni, che dicono “ma anche” e che non si decidono, vengono puniti».

Schiaffoni anche dai suoi elettori, quelli che solo tre anni fa spinsero convinti Ottaviano Del Turco (il 58,24% sbarrò il suo nome sulle schede, mentre dall’altra parte Giovanni Pace si fermò al 40,64%) e che ora, indignati per il bubbone interno della questione morale, gli voltano in massa le spalle. Dagli abruzzesi indecisi, che nonostante i continui proclami e attacchi al governo nazionale lanciati da Roma, non gli danno retta e si affidano al centrodestra. Insomma, comunque si giri la frittata, per il Pd di Walter Veltroni sono solo schiaffoni.

C’è poco da fare, il responso delle urne parla chiaro. E così, i democratici piangono e si leccano le ferite per il tonfo, visto che superano di poco il 20% (tre anni fa, alle Regionali, Ds e Margherita, ancora separati, ottennero oltre il 35%, mentre alle scorse Politiche il Pd prese in Abruzzo il 33,5%). Discorso da ribaltare invece per l'Italia dei valori, che si attesta addirittura al 15%, raddoppiando il risultato di aprile ma sestuplicando il dato del 2005, quando si fermò al 2,4%. Tiene l’Udc, che si aggira intorno al 5% (poco sotto il 6% preso in primavera, ma aveva incassato l’8,4% alle scorse Regionali). Non raggiunge il 2% invece l’esponente della Destra, Teodoro Buontempo.

Intanto, dal canto suo, il neo-governatore se la ride. Certo, anche per lui la tensione svanisce solo nel tardo pomeriggio, quando le proiezioni ufficiali si stabilizzano un po’. Ma la divisa «scaramantica» dello staff (maglioncino a rombi, purché colorati, sotto la giacca) fa bene il suo dovere e il super favorito Chiodi conferma i pronostici, tirando pure un sospiro di sollievo. Non tanto perché la vittoria fosse davvero in discussione - l’ex sindaco di Teramo, quando lo spoglio è a metà strada, ottiene quasi il 50% dei consensi, 3 punti in più della coalizione che lo sostiene, staccando nettamente il dipietrista, che si ferma al 42%, due punti sotto rispetto ai partiti che lo appoggiano) - quanto per la desolante sfiducia generale, espressa dai suoi conterranei.

Un responso difficile, lì per lì, da interpretare. Anche perché nessuno osava immaginare un astensionismo così alto (si presenta alle urne solo il 52,99% degli aventi diritto, oltre 15 punti in meno rispetto alle precedenti Regionali, quando si recò ai seggi il 68,58%). Con uno scenario del genere, in larghissima parte da addebitare ai mal di pancia del popolo di centrosinistra - vedi appunto azzeramento giudiziario della giunta Del Turco e beghe interne tra il Pd che sprofonda e l’Idv che vola - ma anche all’incertezza per lo slittamento della data delle elezioni, non si può far finta di nulla. Chiodi avrà tempo per riflettere sull'inequivocabile segnale, ma intanto, com’è ovvio, festeggia. E così si presenta in serata in via Po, nella sua Teramo, dove è allestito il comitato elettorale, dopo aver atteso insieme con la famiglia.

Abbracci, applausi, strette di mani.

E poi, le prime interviste, le prime dichiarazioni, le prime promesse. Senza dimenticare i festeggiamenti sotto il tendone bianco, dove si brinda e in molti azzannano un panino con la porchetta.

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