In Abruzzo Del Turco nega i fondi alle coppie di fatto

Roberto Scafuri

da Roma

Sarà stata l’aria frizzolina di primavera, il sapore stuzzicante dell’argomento, un certo nervosismo pre-elettorale. E si sa che, in ambito locale, spesso si va per le spicce e il dialetto aggiunge ruvidità a rudezza. Fatto sta che il capogruppo dei Verdi alla Regione Abruzzo, Walter Caporale, un ex radicale che alle battaglie ci crede davvero, c’è rimasto di sasso. Aveva appena chiesto al governatore abruzzese Ottaviano Del Turco di approvare nella prossima riunione di giunta (in programma domani) un emendamento alla finanziaria regionale per stanziare 200mila euro «in favore dei nuclei di persone legate da vincoli affettivi e di convivenza da almeno due anni, a prescindere dall’orientamento sessuale...». Cioè, in parole povere, fare i Pacs nei fatti e non a chiacchiere. Ma la risposta del governatore Ottaviano Del Turco gli è piovuta addosso come un masso della Maiella: «Lasciamo stare ’ste carnevalate elettorali, non è il momento... Poi le faremo, assieme alle opposizioni». Così gli avrebbe detto, papale papale.
Carnevalate? Le opposizioni? An ha immediatamente indetto una conferenza stampa per sottrarsi all’abbraccio e, anzi, fustigare il proponente dei soldi ai Pacs. Il quale, per soprammercato, si è visto affrontare anche da colleghi di Udeur e Margherita per fiere reprimende cattoliche. Ma allora, di che Pacs parlano, a Roma? «Non è il momento... non è mai il momento», dice Caporale rammaricandosi che la gente sia avanti anni luce, rispetto ai politici.
Del Turco però smentisce e minimizza: «Ma quando mai? Mai detto “carnevalate”... Ho precisato solo che su questo tema ci vuole saggezza: durante la campagna elettorale non conviene porre le cose in questo modo, perché i pareri dei partiti risentono del bisogno di visibilità... Quando finiranno le sassate della campagna elettorale, lavoreremo ai Pacs in Abruzzo e in tutta Italia». Precisazione quanto mai opportuna: si dà il caso, infatti, che il governatore, ex leader della Cgil e del Psi, sia oggi anche presidente della Rosa nel pugno. Un portabandiera delle unioni di fatto che le dimentica a casa propria. Possibile? I suoi amici sospettano rivalità elettorali e sostengono che buonsenso e realismo politico siano la prima qualità di un leader. Mentre Del Turco ricorda a Pecoraro che «non ha detto una parola, quando Emma Bonino è dovuta uscire sbattendo la porta per i Pacs...».
È chiaro però che attorno a questa vicenda rischia di innescarsi una guerra fratricida per un pugno di voti, in special modo quelli dei fautori dei Pacs. E in prima linea, quelli degli omosessuali. Basta curiosare un po’ sul sito www.gay.it per capire che la sfida è acerrima. I banner di Verdi e Rosa nel pugno quasi si danno a gomitate nella home-page; altrove campeggiano quelli di Rifondazione e Ds. Il grosso dei voti omosessuali, secondo l’ultimo sondaggio del sito, resta però ancorato a Pannella e soci. Per la Rosa nel pugno il 27% delle intenzioni di voto, contro il 17 dei Ds, il 14 di Prc, il 12 di Fi, il 10 di An e il 5 dei Verdi.
La frenata abruzzese non è un buon segno, e il mondo dei gay è in subbuglio. Il presidente onorario dell’Arcigay, Franco Grillini, ha invitato il governatore a «riconsiderare la sua decisione, perché elezioni o non elezioni i diritti vanno riconosciuti al di là di qualsiasi ragionamento di opportunità politica». Duri anche i Verdi, che con Alfonso Pecoraro Scanio si dichiarano «sorpresi e stupiti» e intimano a Del Turco di «non soggiacere ai diktat di Ruini» nonché a non fare «come Ponzio Pilato» (Paolo Cento).

Caporale ha cercato di non rompere il filo con il governatore, anche se la sua delusione è tanta per il «non possumus»: «Definire poi un carosello (questa è la versione ufficiale edulcorata, ndr) elettorale la discussione sulle unioni familiari, offende anche i governatori Marrazzo e Bresso, che nelle loro regioni fanno fatti concreti». Con Del Turco si è però schierato l’abruzzese Marco Pannella, pronto a risfoderare il dialetto, pur di scacciare le attenzioni di Cento: «Mo’ ce’ vo’: pensi a lui stesso, invece che a Del Turco...».

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