Accoltellata e violentata dal rom a Roma Città nella paura: non è cambiato nulla

Roma. emergenza sicurezza. La vittima, una studentessa, prima dello stupro è stata pugnalata all'addome. E' grave in ospedale: "Ringrazio gli angeli che hanno dato l'allarme". Sei mesi dopo il caso Reggiani non è cambiato nulla. Calderoli: "A maggio pacchetto sicurezza"

Accoltellata e violentata dal rom a Roma 
Città nella paura: non è cambiato nulla

da Roma

È finita tra le mani del suo aguzzino dopo aver sbagliato fermata del treno. È scesa prima, alla Storta, periferia nord di Roma, invece di arrivare fino all’Olgiata, dove abita con i genitori. Stava ancora pensando a come poteva da lì raggiungere casa quando ha visto spuntare quell’uomo che l’ha minacciata con un coltello obbligandola a seguirlo in un campo poco distante. Qui le ha inferto una coltellata all’addome e l’ha violentata.
La vittima è una studentessa straniera che sta frequentando un master in economia all’università La Sapienza. Ha 31 anni, viene dal Lesotho, uno stato dell’Africa del sud, ed è figlia di un addetto dell’ambasciata. Lui è un romeno di 37 anni, Ioan Rus, senza precedenti penali, disoccupato, che vive nelle baracche abusive non lontane dalla stazione ferroviaria della zona. È stato arrestato in flagranza dai carabinieri, allertati da due persone di passaggio che lo avevano visto mentre tappava la bocca alla ragazza e che in un primo momento si erano allontanate per paura. Per poco si è evitato un nuovo caso Reggiani: se dopo la violenza la studentessa fosse stata abbandonata - hanno infatti fatto notare gli investigatori - con quella ferita all’addome sarebbe morta dissanguata. Il cappotto che aveva indosso ha attutito la ferita. La ragazza è stata trasportata d’urgenza all’ospedale San Filippo Neri dove è stata operata e ricoverata in prognosi riservata. Ora le sue condizioni sono stazionarie. «Sono ancora sotto choc - ripete in inglese nel reparto di chirurgia d’urgenza - non riesco a credere a quello che è successo e vorrei incontrare i due angeli che mi hanno salvato».
La violenza è avvenuta nella notte tra giovedì e venerdì scorso, ma gli inquirenti hanno diffuso la notizia soltanto dopo aver avuto la certezza che il romeno non avesse complici. La dinamica dell’aggressione ricalca quella subita da Giovanna Reggiani, violentata e uccisa nell’ottobre del 2007 vicino alla stazione di Tor di Quinto. Anche in quel caso il balordo di turno era un romeno appostato alla fermata del treno. Ma allora non intervenne nessuno e dopo la violenza la Reggiani venne abbandonata moribonda in un fosso. L’arrivo dei carabinieri ha evitato alla studentessa la stessa tragica fine. In un primo momento la giovane non riusciva neppure a parlare, i militari l’hanno identificata grazie ai documenti nella borsa e ad alcuni appunti in inglese presi durante una lezione.
È l’ultima corsa, quella intorno alla mezzanotte. La ragazza, in Italia da pochi mesi, sta tornando a casa dalla famiglia che abita sulla via Cassia. Per errore scende alla Storta invece che alla fermata successiva, quella dell’Olgiata. È una stazione isolata, poco frequentata e poco sicura. Intorno soltanto campagna. Ioan Rus l’aspetta all’uscita con un coltello in mano, la avvicina e la costringe a seguirlo in un luogo appartato. Nel tentativo di divincolarsi la giovane viene ferita con forza all’addome, poi l’aggressore la obbliga a subire ripetuti atti sessuali. Si ferma soltanto perché arrivano i carabinieri, chiamati da due testimoni che assistono casualmente alla scena. Lui prova a scappare nelle campagne circostanti, ma viene catturato e portato nel carcere di Regina Coeli. Il coltello insanguinato viene ritrovato. Il magistrato gli contesta il tentato omicidio (vista la violenza con cui ha inferto la coltellata), la violenza sessuale e il sequestro di persona. Ieri il gip Andrea Vardaro, su richiesta del pm Erminio Amelio, ha convalidato l’arresto ed emesso l’ordinanza di custodia cautelare.

In Italia Rus era stato soltanto sottoposto ad alcuni controlli straordinari nelle baracche abusive della zona. Ora gli investigatori vogliono accertare, attraverso il consolato romeno e la polizia locale, a cui hanno già inviato le impronte digitali, se l’uomo abbia commesso reati nel suo paese.

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