Acerra, assurdo arrestare quei 15 professori e il politico del Pd

La maledizione giudiziaria del termovalorizzatore di Acerra continua. Ieri è stato il turno di quindici professionisti che sono stati arrestati con il beneficio dei domiciliari. Si tratta di professori universitari, fisici, funzionari e l’attuale presidente della Provincia di Benevento. Confortati dall’appartenenza al partito democratico dell’unico politico coinvolto, ci permettiamo di sottolineare l’assurdità di questo provvedimento. L’accanimento giudiziario (come altro si può definire l’arresto di incensurati per falso ideologico? ma poi vedremo meglio) ha un obiettivo chiaro, preciso e molto politico: il termovalorizzatore di Acerra non dovrà mai essere messo in grado di funzionare. I rifiuti, i napoletani se li devono smaltire sotto il tappeto.
Ma andiamo per ordine. Questi signori sono stati accusati e arrestati per i collaudi fatti tra il 2000 e il 2006 ai cosiddetti impianti di Cdr. Sono strutture costruite da Impregilo per trattare i rifiuti napoletani per poi indirizzarli ad un termovalorizzatore che bruciandoli dovrebbe generare energia elettrica. I signori in questione avrebbero tutti e indistintamente dichiarato il falso: e cioè certificato la bontà di questi impianti. La cosa è un po’ più complessa. Ma la sostanza resta. Peraltro la certificazione è stata data pendente una durissima inchiesta che gli stessi Pm hanno intentato alla ditta vincitrice dell’appalto (l’Impregilo già citata). Insomma questi stimati professionisti, nonostante l’attenzione che la Procura aveva già riservato agli impianti, avrebbero rischiato di dire e ripetutamente scrivere il falso.
Bene, anzi malissimo. Il processo è del 2005 e gli arresti arrivano nel 2009. I due anni massimi di indagine si vanno a far benedire. Ma non basta. I fatti contestati riguardano un arco temporale precedente a quello dell’indulto del primo maggio del 2006. Insomma gli indagati dovrebbero godere, ad ogni buon conto, degli sconti di pena. E stiamo parlando di falso ideologico a carico di incensurati e per di più, come detto, in periodo di indulto. Insomma nella peggiore delle ipotesi non si riesce proprio a capire, facendo qualche sommetta e sottrazione, quale arbitraria violenza giudiziaria giustifichi addirittura un arresto. Per reati che anche il peggiore Torquemada potrebbe secondo i codici italiani (e considerati i benefici di legge) valutare al massimo in sei-sette mesi di galera.
Anche se un motivo c’è. Uno degli arrestati, Giuseppe Vacca, all’epoca dei fatti era direttore dei lavori nei Cdr. Oggi lo stesso Vacca è direttore dei lavori proprio nel termovalorizzatore di Acerra, che ha iniziato a funzionare il 26 marzo scorso. Et voilà. Quindici arresti e un risultato immediato. Si blocca, o si cerca di bloccare, l’unico impianto in grado di smaltire in maniera efficiente una parte dei rifiuti napoletani. Siamo chiaramente maliziosi. E non vogliamo credere che si metta in scena un’operazione giudiziaria di questo tipo, per combattere un presunto ecomostro. Resta l’amaro in bocca di una vicenda in cui la magistratura sta giocando un ruolo più che di supplenza, di ostacolo alla soluzione di un problema tecnico che non può aspettare.


A noi del sindaco pidiennino di Benevento, di professori di fisica dell’Università di Napoli e di tecnici della Regione, può anche interessare poco. Ma che una macchina giudiziaria possa togliere la libertà a quindici persone per atti commessi otto anni fa, di natura strettamente tecnica, e su valutazioni tutte di parte, fa una gran paura.

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