Addio cuciture, ora l’abito si scolpisce sul corpo

Parigi«È un lavoro sul corpo e sull'idea dell'abito come seconda pelle per cui tutti i modelli sono in jersey, senza cuciture, scolpiti addosso oppure con giochi di piegoline che in qualche modo fanno pensare alle rughe sulla pelle» racconta Alber Elbaz, mentre dà gli ultimi tocchi alla stupenda collezione Lanvin per la prossima estate in passerella l'altra sera a Parigi. La sfilata comincia con un'ora abbondate di ritardo perché durante la prova finale lo stilista si accorge che le modelle non riescono a dominare senza dolore l'altezza dei tacchi. Così mentre gli ospiti cominciano a entrare nella Halle Freyssenet dove si svolge lo show, dal quartier generale di Lanvin dall'altra parte della città esce un camion carico di scarpe più comode. Basterebbe questo per capire quanto Elbaz sia complice e amico delle donne, l'unico designer al mondo che considera diete e chirurgia plastica il colmo dell'orrore. «Visto che oggi è possibile comprarsi un corpo nuovo, l'abito ha cambiato funzione, deve far volare e sognare la gente pur facendo parte della realtà quotidiana» conclude il designer nato a Casablanca in Marocco e cresciuto in Israele dove ancora oggi vive la sua famiglia. La prima uscita toglie il fiato: tre gonne che letteralmente volano, un inno alla leggerezza, al sogno, alla libertà. Poi arrivano gli abiti corti con le grandi paillette rettangolari, quelli asimmetrici con una manica drappeggiata sul braccio sinistro mentre sul destro compare un gigantesco bracciale a forma di farfalla, il blu mescolato al nero, i grandi e meravigliosi bijoux e quell'inconfondibile marrone spento che nelle mani di Elbaz diventa il massimo del glamour. Non mancano alcuni capi nei colori fluorescenti degli evidenziatori e quei magici plissè effetto ruga che per qualcuno sono un remake del Pleats Please di Miyake, mentre a noi sembrano un omaggio a Fortuny e un invito a riflettere su quanto belli possono essere i segni che sulla pelle lascia il tempo e sulla stoffa lascia la mano di un genio dello stile che dice: «La moda non deve essere intellettuale, è come il cioccolato, una delle cose buone della vita». La pensa così anche il suo ex assistente, Cedric Charlier, giovane designer di Cacharel che per la collezione della prossima estate immagina un giorno in crociera con lo stesso crescendo di colori che c'è dal rosa pallido dell'alba all'arancio violaceo del tramonto. Le stampe sono ispirate dagli acquarelli di Kim Gordon (pittrice americana sconosciuta ai più), gli occhiali prodotti da Cutler & Bross (storico marchio degli accessori da vista) venderebbero il sogno della crociera anche senza i deliziosi vestitini a chemisier, mentre le borse che in realtà sono dei porta Ipad hanno una ragione di essere oltre la moda. In questo nessuno può battere Roger Vivier, storico marchio di scarpe rilevato da Diego Della Valle e trasformato in un brand del lusso contemporaneo con l'aiuto di un designer come Bruno Frisoni che stavolta si è concesso lo sfizio di giocare con estrema serietà. Per cui su un paio di ciabattine che il popolo della moda chiamerebbe mules c'è un pesciolino, una borsa da sera è fatta con gli scobidoo e due clutch piatte sono decorate dai simboli dei tipici divieti da spiaggia: no al seno nudo e proibito fumare. La cosa più interessante della collezione dedicata al Sud (della Francia e dell'Italia, i luoghi tipici delle vacanze) è comunque «Fioche» il nuovo tessuto plastificato che riproduce l'intreccio della paglia su fondo scuro.

Torna finalmente a Parigi un grande assente dalla scena internazionale della moda. Si tratta di Romeo Gigli che ha creato una collezione prodotta da Annamaria Fuzzi e battezzata come la sua data di nascita in numeri romani: 12/12/1949.

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