Aggredito e spintonato perché troppo curioso. Andrea Joly, ventottenne cronista della Stampa, si è trovato per caso sabato sera di fronte al circolo Asso di Bastoni. La scena che gli si è parata davanti lo ha incuriosito e l'ha voluta filmare. Un gruppo di militanti e frequentatori del circolo legato a CasaPound stavano inneggiando a Mussolini con tanto di saluto romano e fuochi d'artificio. Mentre registrava col telefonino la scena gli si sono avvicinati alcuni giovani. «Sei uno dei nostri?» La risposta non deve essergli piaciuta e soprattutto non piaceva loro quel cellulare che riprendeva i partecipanti ai festeggiamenti per l'anniversario del circolo. Joly è finito al pronto soccorso. Soltanto l'intervento degli abitanti della zona (che hanno allertato le forse dell'ordine) ha impedito per il malcapitato cronista conseguenze peggiori. La Digos della questura di Torino ha identificato due dei presunti autori dell'aggressione al giornalista. La procura della Repubblica di Torino aprirà un fascicolo con l'ipotesi di reato di lesioni personali aggravate dalla discriminazione o l'odio etnico, nazionale, razziale o religioso e per aver commesso il fatto per agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi.
Lo stesso circolo Asso di Bastoni ha però diffuso una sua versione dei fatti che naturalmente minimizza l'accaduto e scarica parte della responsabilità proprio sulle spalle del cronista. «Durante una foto di gruppo, è stata vista una persona fare foto e video ai presenti, tra cui anche dei minorenni con i genitori, e gli è stato chiesto chi fosse - recita il comunicato diffuso dalle agenzie di stampa -. Questa persona apprendiamo solo dai giornali essere un cronista. Poi si è messo a correre, tra l'altro cadendo». Il comunicato si chiude con alcune domande: «Perché mai i tesserati del Circolo dovrebbero aggredire un giornalista quando in questi anni sono stati sempre invitati, ospitati e abbiamo sempre accettato qualunque reportage di qualunque testata giornalistica?»
Il mondo della politica in maniera compatta ha stigmatizzato l'aggressione. «Sono grato alla Questura di Torino per aver tempestivamente identificato due individui fortemente sospettati di essersi resi protagonisti dell'aggressione al giornalista - commenta il ministro Matteo Piantedosi -. Nel nostro Paese, tanto più con il nostro Governo, non ci sarà mai spazio per la violenza di qualsiasi matrice». Si è trattato, commenta la premier Giorgia Meloni, di un «atto di violenza inaccettabile che condanno con fermezza e per il quale mi auguro i responsabili siano individuati il più rapidamente possibile». Dal governo anche il vicepremier, Antonio Tajani, fa sentire la sua voce: «Troppa violenza e intolleranza in Italia contro chi non la pensa come te» e ricorda non soltanto l'aggressione al cronista a anche il pestaggio a Roma di due ragazzi «perché omosessuali» e le minacce di morte a Forza Italia. Condanne arrivano anche dai presidenti di Camera e Senato, ma è dalle opposizioni che provengono i commenti più duri. E c'è chi, come la segretaria dem Elly Schlein, torna a chiedere lo scioglimento di tutte le organizzazioni neofasciste. «Ci preoccupa - dice la segretaria del Pd - questo clima di impunità che continuiamo a registrare di fronte a episodi così gravi: cos'altro dobbiamo aspettare perché vengano sciolte, come dice la Costituzione, le organizzazioni neofasciste?» Di «violenza squadrista» parla poi il leader dei 5S Giuseppe Conte.
er domani davanti alla Prefettura torinese l'Ordine dei Giornalisti del Piemonte e l'Associazione Stampa Subalpina hanno promosso un presidio «in difesa della libertà di stampa garantita dalla Costituzione che vieta anche la ricostituzione del partito fascista». «Saremo in piazza - si legge in una nota - per chiedere alle istituzioni di vigilare affinché simili episodi non si ripetano».
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