Il soccorso di una Ong sembra una "consegna". Ecco la prova video

Un miliziano libico fa segno alla Aita Mari di avvicinarsi e prendere a bordo i migranti

Il soccorso di una Ong sembra una "consegna". Ecco la prova video
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Nel video integrale si vedono tre natanti libici, non della Guardia costiera di Tripoli, ma collusi con una milizia di Zawiya e dei trafficanti che ronzano attorno ad un barcone in mezzo al mare pieno di migranti. Il filmato è girato da personale dell'Aita Mari, una delle navi delle Ong del mare, che vogliono sostituirsi agli Stati per portare più gente possibile in Europa. A 29 secondi dall'inizio si vede chiaramente un libico in maglietta verde a bordo di un fuoribordo militare con la bandiera nazionale e dell'antiterrorismo, che fa segno ripetutamente con la mano agli «umanitari» di avvicinarsi per portarsi via i migranti. Non solo: su un altro scafo, dipinto di nero, ci sono i trafficanti di esseri umani. Più che soccorso sembra una «consegna» o almeno una «scorta» da parte di miliziani, spacciati per Guardia costiera, ai trafficanti e al barcone dei migranti trovato nel buio pesto della notte davanti alla Tripolitania.

Il «recupero» è avvenuto il 16 luglio con l'intervento dell'Aita Mari, 40 miglia circa a nord dalla costa, in acque di ricerca e soccorso libiche, esattamente sulla perpendicolare di Zawiya, uno degli hub del traffico di esseri umani. Nella versione lunga del filmato, quasi 4 minuti, non si notano tensioni particolari con i libici. Anzi, si capisce che non hanno alcuna intenzione di fermare i migranti illegali diretti in Italia nonostante il barcone grigio sia all'interno della zona di soccorso e ricerca di Tripoli. Il motivo è semplice: sono collusi o fanno parte della milizia Al Nasr, di Zawiya, coinvolta nel traffico di esseri umani, al di fuori del controllo governativo. Non solo: lo scafo nero ed un gommone grigio sono utilizzati da scafisti e trafficanti. Dal video è evidente che le tre imbarcazioni libiche aspettano solo l'imbarco dei migranti a bordo della nave del Salvamento marittimo humanitario. Uno solo si getta in mare dalla prua del barcone, ma sembra più uno show che altro. Alla fine vengono imbarcati, senza problemi, sull'Aita Mari 34 persone e la nave si dirige verso il porto assegnato di Ravenna dove i migranti sono stati sbarcati il 19 luglio.

Alla Guardia costiera italiana, Aita Mari, aveva detto che si erano avvicinati tre assetti libici, mantenendosi a distanza. Le immagini dimostrano il contrario e per di più sembravano facilitare il recupero dei migranti da parte degli «umanitari».

Su X, la Ong spagnola che è stata finanziata dal governo regionale basco, ha scritto: «Il salvataggio () è stato teso ed è successo qualcosa che non avevamo mai visto: la barca dei profughi, una volta vuota, è stata ripresa da due sconosciuti che si sono lanciati da un'altra barca che si trovava nella zona. Siamo forse di fronte ad una nuova strategia delle mafie?». Una specie di «excusatio non petita» con allegata una versione ridotta del video opportunamente tagliata nei punti più scabrosi, che fanno pensare ad una «consegna» o «scorta» del barcone pieno di migranti.

L'aspetto più grave è che la polizia libica, rivela Migrant rescue watch, ha identificato tre personaggi coinvolti nelle partenze dei migranti a bordo della lancia nera e del grosso gommone militare. Si tratta di Hadi Qouma, trafficante di esseri umani di Zawiya, Ahmed Shagan detto «Shushu», responsabile per la protezione garantita dai militari collusi e Alaa Nasr altro trafficante. Il personale dell'Ata Mari, che con Roma parlava di imbarcazioni libiche a distanza, poi di tensione ed infine di mafie, non ne sapeva nulla?

Migrant rescue watch, è un account su X, vicino alla Guardia costiera libica, che accusa da anni le Ong di non raccontarla giusta sui trafficanti, anche negli ultime mesi. Il 9 luglio punta il dito contro Ocean Viking di Sos Mediterranee. «Le stesse milizie e gli stessi trafficanti di esseri umani di Zawiya hanno effettuato la consegna di un barcone con 93 migranti» scrive su X il veterano della Marina militare e Guardia costiera di un paese extraeuropeo, che ha aperto l'account e collabora con le autorità di Tripoli. Accuse tutte da provare, ma supportate da immagini e documenti. Il 17 marzo, la bestia nera delle Ong, rivela che «è stato identificato il trafficante di esseri umani dietro la "firma della barca trovata da MSF #GeoBarents.

ALAA NASR è un membro della milizia criminale che opera impunemente dal Refinery Point di Zawiya». Lo stesso personaggio che sarebbe stato su uno dei natanti libici attorno al barcone dei migranti recuperati da Aita Mari il 16 luglio.

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