Addio a Marisa Merlini caratterista di talento

Se ne è andata Marisa Merlini, ultima grande caratterista del cinema italiano. L’ultima si dice sempre, ma grande era stata davvero. È morta nel sonno, l’altra notte, nella sua casa di Roma: avrebbe compiuto ottantacinque anni il 6 agosto. Molti la ricorderanno nelle sue recenti apparizioni televisive, assidua ospite, esuberante e polemica, al Maurizio Costanzo Show: gli occhi di fuoco, la risata tonante, la grinta intatta dei tempi d’oro. Sul palcoscenico del Sistina le piaceva ricordare, probabilmente gonfiando la realtà, il suo gran rifiuto: quando disse no a De Sica per il ruolo della Ciociara, con cui poi la Loren vinse l’Oscar.
Aveva cominciato la carriera nella rivista, grazie all’occhio clinico della moglie di Macario, il comico torinese famoso per le donnine, tra cui la diciottenne Marisa Merlini, romana che più romana non si può, spiccava per le notevoli forme. Che fosse anche una simpaticona il pubblico non poteva saperlo: lo scoprirà poco più tardi, sullo schermo, dove esordì nel ’42 in una parte di secondo piano nel lacrimoso Stasera niente di nuovo. Fu spesso reclutata da Totò, altro raffinato intenditore di belle femmine e attrici di talento, con cui girò tra il ’49 e il ’50 Totò cerca casa, L’imperatore di Capri e Totò cerca moglie. Dopo l’incontro con un romano suo pari, Aldo Fabrizi (La famiglia Passaguai fa fortuna è del ’52), ecco la svolta della carriera l’anno successivo: Pane, amore e fantasia, dove è la levatrice Annarella, burbera di fuori e tenera dentro. La donna di cui si innamora il focoso maresciallo Carotenuto (De Sica), scoraggiato dalla troppo giovane Bersagliera (Gina Lollobrigida).
Impossibile elencare tutti i suoi film. Quando c’era bisogno di una levatrice, e Dio solo sa quanto quel personaggio fosse ricorrente nel casereccio cinema italiano del dopoguerra, lei rispondeva presente. A fianco di Sordi, guarda caso un altro romano, girò nel ’58 Ladro lui, ladra lei (la gag della lana mortaccina nella casa di moda è un piccolo capolavoro di umorismo) e nel 1960 Il vigile, dove interpretava Amalia, la moglie, gelosa di Sylva Koscina.

Poi vennero quasi sempre ruoli così e così, per non dire brutti, in film mediocri. Finché tre anni fa Pupi Avati le offrì l’ultima occasione, la parte di Eugenia, la zia di Antonio Albanese, in La seconda notte di nozze. Un piccolo, (stupendo) personaggio per una grande attrice.

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