Adesso anche D'Alema fa le avances a Casini Ma la Santa Alleanza anti Cav scontenta tutti

Prove di dialogo all'opposizione. Il presidente del Copasir: "L'Ulivo non basta, ci vuole un'alleanza politica, sociale e culturale che aggreghi almeno il 60% dell’elettorato". E pensa all'Udc. Ma Casini frena. Anche a Di Pietro e Vendola un asse con i centristi non piacerebbe per niente

Adesso anche D'Alema fa le avances a Casini 
Ma la Santa Alleanza anti Cav scontenta tutti

Conferma l'alleanza con Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, ma - per l'ennesima volta - allarga la proposta ai centristi del Terzo Polo. Perché, sotto sotto, Massimo D'Alema sa bene che con le sole forze del centrosinistra il Partito democratico non riuscirà a scalzare Silvio Berlusconi e l'asse tra Pdl e Lega Nord. Insomma, il presidente del Copasir torna a proporre la Santa Alleanza pur di cavar il Pd da un fallimento. "L’Ulivo a questo punto non basta - spiega l'ex premier in una intervista al Corriere della Sera - ci vuole un’alleanza politica, sociale e culturale che aggreghi almeno il 60% dell’elettorato".

La fiducia ottenuta ancora una volta dal Governo Berlusconi lascia il segno nelle opposizioni che speravano invece di poter sgambettare il Cavaliere. Ma la sconfitta non spezza il dialogo avviato nei giorni scorsi tra Pd e Udc, e manifestatosi nelle comuni strategie parlamentari. Anzi, il vice-segretario del Pd Enrico Letta rilancia le avances all’Udc, convinto che la fiducia ottenuta da Berlusconi avvicini le elezioni anticipate, in vista delle quali egli propone ai centristi un programma comune. Non solo. D’Alema si dice convinto che l’Italia "può farcela, ma ha bisogno di trasformazioni coraggiose, profonde" e, per questo, "occorre un consenso largo, una alleanza tra progressisti e moderati, un progetto capace di guidare il Paese almeno per una legislatura di grandi riforme e ricostruzione". L’ex premier chiarisce, tuttavfia, di non avere "problemi di ruolo e non sto cercando una collocazione" dal momento che "ai ruoli antepongo le coerenze politiche". E di Romano Prodi parla come di "risorsa importante" mentre dice di "rispettare» il "coraggio" del leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini di "collocarsi all’opposizione" rischiando di rimanere fuori dal Parlamento. A questo punto però per D’Alema, nonostante l’ennesima fiducia, Berlusconi "non ha la capacità di rilanciare una prospettiva di fine legislatura. Per cui tocca alle opposizioni sbloccare la situazione avanzando una proposta che già dall’annuncio possa accelerare il mutamento".

Il presidente del Copasir ammette che lo "schema" Bersani-Vendola-Di Pietro è "insufficiente. Ma "il compromesso dei moderati con la sinistra è necessario perché non si fanno le riforme senza il consenso della maggioranza dei cittadini" e anche perché "il Paese ha bisogno di essere modernizzato con riforme 'liberali', capaci di superare incrostazioni e resistenze corporative" visto che "non esiste da noi una destra liberale, è sempre stata corporativa e statalista e il berlusconismo non ha fatto eccezione". Anche le forze sociali "si stanno ricredendo su Berlusconi" e "dobbiamo sottoporre loro un’offerta politica convincente" partendo da "una logica di interesse generale" in cui "i sacrifici devono essere fatti in proporzione alle proprie possibilità e quindi anche da parte dei ricchi". Per D’Alema, peraltro, "non è impossibile che vadano d’accordo" Vendola e Emma Marcegaglia.

Dal Terzo Polo arriva subito un secco "no". O almeno: il Fli, che in altre situazioni non ha perso tempo e si è alleato con il Pd, sembra rifiutare la proposta di D'Alema. "Alle elezioni si arriverà con tre poli perché uno dei problemi è questo bipolarismo muscolare senza elementi unificanti e in perenne campagna elettorale", afferma in una intervista al Mattino il presidente della Camera e leader di Fli Gianfranco Fini sottolineando da un lato le difficoltà ad allearsi con il centrosinistra (ma anche con il centrodestra) e dall’altra il fatto che "il terzo polo deve avere l’ambizione di non essere terzo anche in ordine di arrivo". Tuttavia, Di Pietro sostiene che il "patto" Idv-Sel-Pd è "l’ossatura dell’alternativa" che però rimane "aperta" ad altri, ma "con un programma condiviso e scegliendo il candidato premier attraverso le primarie" da svolgere all’inizio del 2012. Nel programma però il leader di Idv ci mette pure il ritiro da Afghanistan e Libano. Punti questi, assieme alle primarie, che non piacciono all’Udc.

Infine l leader dei centristi. Casini ironizza sull'ormai famosa foto di Vasto, con Bersani-Vendola-Di Pietro: "Mi sembra più un thriller".

Quanto al programma Casini rivolta il ragionamento: la base è la lettera di agosto di Draghi e Trichet al governo italiano, e il documento delle parti sociali. "Quello è il programma che chi si propone di governare deve assumersi - spiega il leader Udc - da qui non si scappa. Poi sono gli altri che devono dire se condividono la ricetta". 

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