Adesso la Regione Veneto fa sorvegliare le salme: "Potrebbero svegliarsi"

Una delibera stabilisce l'installazione delle telecamere nelle cripte funerarie. L'assessore regionale alla Sanità: "Tutti abbiamo paura di essere sepolti vivi"

Adesso la Regione Veneto  fa sorvegliare le salme:  "Potrebbero svegliarsi"

Sicuri che sia proprio l’eterno riposo? Nel dubbio, meglio redigere una dettagliata normativa regionale che imponga alle imprese funebri un codice di comportamento stringente e cogente, giusto per evitare che qualche frettoloso operatore inchiodi la bara con dentro qualcuno che si era solo preso una pausa, come dire, temporanea. Il Veneto, da questo punto di vista, è all’avanguardia e la giunta Zaia, per merito dell’assessore alla Sanità Luca Coletto, ha licenziato una delibera ad hoc che prevede che ciascuna casa funeraria presente nelle ditte private del ramo sia dotata di «apparecchiature di rilevazione e segnalazione a distanza per la sorveglianza del cadavere anche ai fini del rilevamento di eventuali manifestazioni di vita».

Dall’altro giorno, quindi, i veneti hanno una certezza in più: non saranno sepolti vivi. Qualcuno potrebbe sollevare qualche ansiogeno dubbio per il passato, considerata l’esigenza normativa partorita dalla giunta di palazzo Balbi, ma l’assessore Coletto guarda avanti. «C’è un aspetto sociale non secondario legato alla morte - azzarda - ed è la paura di essere sepolti vivi. Noi lo risolviamo».

Quelle deliberate dall’esecutivo veneto sono, per essere burocraticamente precisi, «disposizioni applicative» di una legge regionale. Se fa più colpo, per ovvi motivi, l’obbligo previsto per le imprese funebri di dotarsi di telecamere attive 24 ore su 24 per monitorare eventuali risvegli, non bisogna dimenticare che la lista di prescrizioni è piuttosto lunga. Per esempio, la stanza dell’ultimo viaggio, sempre che la telecamera non riveli movimenti sospetti, deve essere alta almeno tre metri e mantenere una temperatura costante, d’estate come d’inverno, di 18 gradi, con un livello di umidità relativa del 60 per cento. Insomma, se il cadavere avesse intenzione di riaversi, deve trovare le condizioni ideali per farlo. «C’è ben poco da ridere - ha puntualizzato l’assessore Coletto -. La legge ci impone di normare anche i più piccoli dettagli della materia dal momento che si tratta di una vicenda molto delicata dal punto di vista igienico sanitario e anche sotto molto altri aspetti». Per dire, anche le bare devono essere dotate «di idonei sistemi che impediscano lo spostamento del feretro durante il trasporto».

Questo e altro per far sì che l’ultimo viaggio sia veramente l’ultimo e il più confortevole possibile. Il sindacato degli anestesisti ha parlato di spese inutili a carico delle casse pubbliche, quando ci sono ospedali che fanno fatica a reperire le garze, ma Coletto respinge l’obiezione al mittente: «Le dotazioni riguardano esclusivamente le case funerarie che sono strutture private gestite dalle imprese funebri - spiega -. Quindi, l’introduzione di una telecamera per la vigilanza delle salme, il cui costo è piuttosto ridotto, non ricade in alcun modo sul comparto pubblico».

Si tratta di capire se e in quale misura i privati gireranno alla clientela i costi aggiuntivi. Non tanto quelli, contenuti, legati all’installazione della telecamera, quanto quelli del personale destinato a controllare, 24 ore su 24, il monitor di servizio. Un lavoraccio.

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