Alle radici del terrore islamico

Come nascono il fondamentalismo islamico e il terrorismo? Perché un giovane come tanti, probabilmente poverissimo e ansioso di trovare un lavoro come si deve, di colpo decide di aderire alla causa degli integralisti? E magari, affascinato da un gruppo di fanatici, diventa un assassino spietato? Cosa sognano i lupi (Mondadori, pagg. 266, euro 9,40, trad. Yasmina Melaouah), di Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Mulessehul, ex ufficiale dell’esercito algerino, lo spiega bene. Il meccanismo è semplice: ragazzi senza futuro vengono reclutati da abilissimi predicatori che fanno leva sulle loro fragilità e aspettative deluse. La promessa - che giustifica anche l’azione più bieca - si chiama Eden, con tanto di harem e giardini fioriti.
Una situazione simile la descrive il bel libro La scelta di Said. Storia di un kamikaze di Bouchaib Mhamka con Raffaele Masto (Sperling & Kupfer, pagg. 248, 16,50 euro). Si tratta di una vicenda realmente accaduta nel 2006: anche qui, case povere, vicoli maleodoranti, brevi studi e l’impossibilità di liberarsi dalla miseria. I due autori indagano le motivazioni più profonde che muovono i proseliti e gli strumenti adottati da chi guida l’esercito dei «buoni musulmani».
Infine una guida fresca di stampa, Israele e Territori Palestinesi per stemperare i toni (Touring Editore, pagg.

288, euro 24): è uno strumento aggiornatissimo per conoscere una regione ricca di significati religiosi, storici e culturali ma anche di attrattive naturali e turistiche. Un invito, insomma, a promuovere in quest’area travagliata anche quell’industria di pace che è il turismo consapevole.

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