In un bellissimo scenario, nel mezzo a tantissima gente, abbiamo cercato di capire le intenzioni e le volontà dei proprietari dei cavalli tramite la voce del loro rappresentante, Antonio Viani, presidente dell’Unione Proprietari Galoppo. Un’intervista lunga e appassionata, ricca di molti spunti, che non è terminata domenica ma il martedì successivo.
La prima domanda è obbligatoria, l’allevatore di Varenne che ha una gran passione anche per il cavallo purosangue. Eclettismo o altro?
"Domanda pertinente visto il mio pedigree, ma per quanto io provenga da una famiglia che si dedica da sempre al cavallo trottatore, fin da giovane la mia passione è sempre stata diretta verso la specialità del galoppo e questo non vuol dire che non mi piaccia il Trotto, anzi… Poi a chi me lo chiede dico sempre che ovviamente avendo avuto un genitore che ha allevato un cavallo pazzesco come Varenne sarebbe per me molto difficile fare meglio ed allora, onde evitare confronti impietosi, ho preferito virare. A parte gli scherzi (sorride, ndr) aiuto quotidianamente mio padre nella gestione dell’allevamento, la passione per il purosangue è viva e rimane, e le dirò, ogni giorno è sempre di più".
Dal 2021 è alla guida di Unione Proprietari Galoppo, la neonata associazione che ha lo scopo di promuovere il cavallo purosangue e tutelare i proprietari degli stessi. Quali sono le priorità del suo mandato?
"L’associazione nasce dopo la chiusura della precedente, insieme ad altri volenterosi e appassionati proprietari abbiamo ritenuto che fosse necessario farla rinascere e così è successo. Oggi siamo una bella realtà in espansione. Il proprietario è la figura principale del mondo delle corse ed è importantissimo che sia rappresentato nei luoghi preposti, un’associazione di categoria è imprescindibile rispetto al settore. Provo a chiarire il concetto, anche gli allevatori e tutte le altre categorie sono importanti ma è un dato di fatto che senza il proprietario, il cavallo da corsa non correrebbe e conseguentemente le corse dei cavalli non ci sarebbero, e se lo dice uno come me che è anche allevatore spero possa valere un po’ di più. Le faccio un esempio, ad Hong Kong gli allevamenti non ci sono per mille motivi ma esiste un’ippica importantissima e floridissima".
Valorizzare i proprietari dei cavalli e tutelare i loro interessi. In che modo?
"Io credo che, come associazione di categoria, dobbiamo fare una un'attività di lobby nel senso positivo del termine, ovviamente, facendo istanze e consigliando il Ministero quale ente preposto all’indirizzo e controllo del comparto. Entrando nel merito sono almeno tre i punti che stiamo cercando di modificare: la riforma dell’Iva, la programmazione del calendario e la normazione dei sindacati (persone giuridiche che tanto hanno fatto bene al mondo anglosassone ma anche alla Francia). L’Iva per le scuderie che hanno fino a cinque cavalli è un costo secco e questo secondo noi è inaccettabile, una riduzione al 5 o 7% sarebbe auspicabile e garantirebbe risorse aggiuntive da reinvestire. E se dal punto di vista economico la partita dell’Iva e del pagamento dei premi è tema prioritario, un ulteriore punto da esaminare e riformare è la programmazione dei calendari, perché è arrivato il momento di premiare quelle realtà e quegli ippodromi che se lo meritano. Vedere così tanta gente, felice di esserci e partecipare a questo bellissimo spettacolo mi convince ancor di più che quanto appena detto sia giusto e sia la strada da perseguire. L’ippodromo di San Rossore di Pisa, Merano, Milano, Roma, Siracusa ma anche gli ippodromi sardi attraggono e prosperano perché non tutto è da buttare, anzi. Poi, diciamocela tutta, il cavallo da corsa è costoso e per questo ritengo imprescindibile l’incentivazione dei sindacati che consentirebbero di far avvicinare tante tante persone, perché quando il cavallo taglia per primo il traguardo, avere una quota dello stesso o esserne totalmente proprietario non cambia la gioia, e forse se i proprietari sono 10 anziché 1 la gioia è giocoforza amplificata e questo può solo far bene al comparto. Certo, occorrono sforzi da parte di tutti, ma vedere oggi all’ippodromo anche il direttore generale del Ministero, dottor Chiodi, è un gran bel segnale. Mi faccia rimarcare un altro aspetto: uno spettacolo è tale anche quando l’accoglienza riservata al pubblico e ai proprietari è di pari valore ed infatti dove si è investito in questo altro caposaldo gli ippodromi sono visitati ed apprezzati".
È appena giunta la notizia che la società che gestisce l’ippodromo di Varese è in serie difficoltà. Lei, in qualità di rappresentante dei proprietari, cosa può dichiarare visto che i vari box sono rimasti senza energia?
"La questione è complessa, mi limito a dire che è inaccettabile usare metodi del genere, anche perché tutto gira intorno al cavallo e al suo benessere e questo tipo di azione è la perfetta antitesi, se poi si aggiunge che all’interno ci sono anche dei residenti la frittata è nel piatto. Ribadisco, la normativa per tutelare i propri interessi esiste e quella va esercitata, azioni del genere sono ritorsioni di bassa lega non condivisibili. Le dico in anteprima che abbiamo già invitato le parti a un incontro all'inizio della settimana prossima, nella speranza che questa incresciosa vicenda si chiuda velocemente. Rimane un dato, gli oltre 200 cavalli presenti stanno pagando un prezzo che non meritano".
Nel calcio il fairplay finanziario è diventato un punto nodale al pari della lotta al doping, potrebbe essere una soluzione anche nell'ippica. Un'idea potrebbe essere: a chi non paga regolarmente le rette non si dà la possibilità di correre. Che ne pensa?
"La ringrazio per questa domanda perché mi permette di esprimere un’opinione che vorrei diventasse la quotidianità. Affinché il sistema possa funzionare occorre che i proprietari siano corretti, soprattutto l’uno con l’altro, è palese che chi non rispetta il pagamento delle rette o qualsiasi altro costo trae un vantaggio rispetto a chi invece fa della serietà e puntualità un dogma. D’altro canto, anche gli stessi allenatori non dovrebbero farsi avvicinare da proprietari che adottano tale sistema. Mi faccia aggiungere un altro aspetto che è inaccettabile ma che certifica un sistema approssimativo. L’iscrizione del cavallo ad una corsa non deve più essere a titolo gratuito perché tale prassi genera palesi distorsioni e aggrava il lavoro dell’Handicapper. La quota di iscrizione dovrebbe essere proporzionata al premio della corsa, un esempio per semplificare, in un handicap di minima potrebbe essere di 5 euro e a salire rispetto alle maggiori dotazioni. Non è una questione di buon senso ma una questione di credibilità nei confronti di tutto il mondo ed anche gli stessi allenatori ne trarrebbero beneficio. Insomma, il rispetto delle regole rimane un punto fermo nel nostro programma perché se ci sono, vanno accettate e rispettate e nessuno può esserne al di sopra e se si vogliono cambiare ci sono i dovuti ed istituzionali consessi".
La UGP ha interesse ad investire nella cultura ippica per alzare la qualità generale del comparto?
"Investire in cultura è un punto decisivo, conoscere la storia e valorizzarla vuol dire creare interesse, curiosità e ben venga ogni iniziativa in merito. Negli altri sport ci sono tantissime testate e stakeholders che lavorano in tal senso ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti, di questo ne beneficerebbe anche la scommessa che un altro nodo da dipanare. La scommessa ippica è una scommessa ragionata ma anche istintiva, certo è che se ci sono più informazioni ogni persona può beneficiarne ed essere portata a giocare un euro al pari di tutti gli altri giochi. Le porto un ulteriore esempio, e questo l’ho vissuto in prima persona: il nostro Varenne è stato un testiminonial eccezionale. Dove ha corso ha riempito gli ippodromi, su di lui sono stati scritti fiumi di inchiostro e l’inchiostro continua a scorrere. Oggi in tutto il mondo sanno chi è Varenne e che è italiano. Anche questo ramo di settore però genera un costo non proprio leggero, poi occorrono tempo e persone che siano preparate, insomma un cocktail non proprio facile da servire. Mi viene in mente il docufilm su Ribot, spero non sia un evento estemporaneo ma che abbia un seguito… Molti intellettuali hanno dedicato capitoli dei loro capolavori al nostro mondo, mi viene in mente Hemingway che racconta il suo arrivo all'ippodromo di Milano in 'Addio alle armi', lo stesso cavallo di Leonardo davanti all’ingresso …insomma anche in questo caso c’è tanto lavoro da fare ma noi proveremo a farlo".
Ultima domanda, è di pochi minuti la nota dell’ippodromo di Capannelle che divulga gli iscritti al “Premio Parioli” e “Regina Elena”, il futuro della nostra ippica passa anche e molto da qua.
Ci dà un’impressione in merito, visto che le nostre pattern sono sotto attenta osservazione dal Comitato?"Mi pare che qualche straniero ci sia, speriamo che siano cavalli buoni e che i nostri si facciano si onore, insomma il sale del galoppo è la competizione e il confronto internazionale ad alto livello quindi speriamo che arrivino giù dei buoni cavalli e che sappiano mostrare anche nel prosieguo della stagione le loro doti per sperare nella riconferma, un obiettivo alla portata con un ulteriore obiettivo, ritornare ad essere competitivi Oltralpe".
Non ci rimane che ringraziare il dottor Viani augurando a lui e all’associazione che rappresenta tanti e proficui successi, per il bene delle corse dei cavalli. Uniti si vince.
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