Dopo lo spavento del primo tempo contro l’Uruguay, l’Italrugby affronta ora la parte più complicata del mondiale di rugby. Dopo le vittorie convincenti messe con le due squadre più deboli della Pool A, tocca ora alle due partite segnate in rosso sul calendario di Crowley, le gare sulla carta impossibili contro Nuova Zelanda e Francia. Finora l’Italia ha fatto il minimo sindacale, battendo chi doveva essere battuto e staccando il biglietto per il mondiale in Australia del 2027.
Per fare un passo in più ed approdare per la prima volta ai quarti di finale della Coppa del Mondo servirà la partita della vita contro una delle due superpotenze della palla ovale. Riuscire a farlo proprio contro i famosissimi All Blacks sarebbe un’impresa degna di entrare nella hall of fame del rugby italiano ma non sarà certo una passeggiata. Vediamo quindi come si presentano le due nazionali ad una settimana dalla partita che, per i kiwi, è davvero da dentro o fuori.
All Blacks in crisi ma basterà?
Che questa Coppa del Mondo non fosse normale per gli All Blacks lo sapevamo da tempo ma alzi la mano chi si sarebbe aspettato che la dominatrice perenne del mondo della palla ovale perdesse così male al debutto. D’accordo, di fronte avevano i padroni di casa della Francia ma Les Bleus non è che abbiano convinto più di tanto, soffrendo parecchio contro l’Uruguay. Qualcosa nella macchina perfetta del rugby neozelandese sembra non funzionare più, con un cambio generazionale che si sta complicando non poco. Da qui a parlare di crisi vera, però, ce ne corre. Il quindici che si è presentato in Francia non è certo un peso leggero ed è ancora in grado di imporre con facilità il suo rugby, almeno quando non deve affrontare altre superpotenze.
A rendere leggermente più semplice il compito degli Azzurri, il fatto che il giallo rimediato ad otto minuti dalla fine della devastante vittoria messa contro i dilettanti della Namibia da uno dei giocatori chiave della Nuova Zelanda, l’ottimo De Groot, si sia trasformato in un rosso, con relativa squalifica. Il rimpiazzo Rieko Ioane è più che capace di reggere il confronto con gli avanti italiani, ma comunque è una buona notizia per Crowley. A complicare l’avvicinamento alla partita con l’Italia potrebbe essere la pausa tra gli impegni, la più lunga nella storia degli All Blacks ai mondiali. La crisi esistenziale vissuta dalla nazionale oceanica nello scorso luglio, quando arrivarono due pesanti sconfitte contro l’Irlanda non sembra ancora passata del tutto.
I test match di preparazione al mondiale hanno visto una risicata vittoria contro gli eterni rivali dell’Australia, altrettanto in crisi ma anche un tonfo clamoroso contro gli Springboks, un 35-7 che in patria ha fatto sensazione. Il 71-3 contro la Namibia non è che una boccata d’ossigeno prima dell’incrocio con gli Azzurri, vittoria fondamentale per continuare il cammino. Questa è forse la nazionale più “umana” schierata dai Kiwi ad un mondiale ma sarà abbastanza per rendere la montagna da scalare meno ardua? Starà al quindici azzurro dimostrare che, almeno stavolta, nessuno si metterà a ridere pensando ad una vittoria dell’Italia.
Il dovere di crederci
La last dance della gestione Crowley dell’Italia era iniziata senza grandi aspettative, seguendo la solita retorica delle “sconfitte a testa alta”. Agli Azzurri si chiedeva di battere le squadre battibili, garantirsi la partecipazione ai prossimi mondiali in Australia e, poi, di fare il possibile per rendere meno pesante il passivo contro le corazzate della Pool A. Visto, però, lo stato di forma non ideale mostrato sia dai cugini transalpini che dalla nazionale neozelandese, l’appetito vien mangiando. Il rischio, però, è di farsi prendere dall’entusiasmo e dimenticare i limiti mostrati dal quindici azzurro anche in questa Coppa del Mondo. Se la gara contro la Namibia non ha mostrato indicazioni utili, visto il gap tra le due squadre, il primo tempo contro l’Uruguay dovrebbe essere un campanello d’allarme per Crowley e l’intero movimento del rugby italiano.
Fino a quando l’Uruguay è stato in grado di reggere dal punto di vista fisico, l’Italia ha avuto enormi problemi ad esprimere il proprio rugby, faticando tantissimo a trovare spazi per quelle azioni rapide e spettacolari che avevano fatto sperare i tifosi azzurri. I costanti errori in fase di transizione, che speravamo esserci messi alle spalle, sono tornati a presentarsi ma non sono il problema più serio. Il nervosismo di diversi giocatori chiave, ben consci di dover vincere per forza contro i sudamericani, ha reso molto falloso il gioco azzurro, culminando nei due gialli che hanno rischiato di rovinare la partita.
Concedere non dico un tempo ma anche poche decine di minuti alla Nuova Zelanda è un lusso che l’Italia non si può permettere. Per portare a casa una vittoria storica servirà una prestazione attenta, caparbia e senza sbavature. Resta da capire se i ragazzi di Crowley saranno in grado di farla o se, ancora una volta, toccherà sperare in una onorevole sconfitta. I bookmakers sembrano già aver emesso il verdetto: l’Italia non ha abbastanza armi per contrastare la fisicità dei Kiwi e finirà ancora con una larga vittoria per gli All Blacks. Eppure, gli stessi esperti pensavano che l’Australia avrebbe vinto facile contro Fiji. I pronostici lasciano il tempo che trovano: bisogna crederci e basta.
Solo batoste per gli Azzurri
Guardandosi indietro, i precedenti degli incroci tra Azzurri ed All Blacks dipingono una storia fatta solo di delusioni cocenti e poche partite nelle quali, almeno, siamo riusciti ad evitare batoste memorabili. Quando Italia e Nuova Zelanda si incrociarono la prima volta, nel mondiale inaugurale del 1987, tutto giocava a favore degli All Blacks. Si giocava all’Eden Park di Auckland, sancta sanctorum della palla ovale neozelandese, con un pubblico scatenato ed una delle migliori formazioni di sempre, capace di dominare in lungo e in largo. Quella Nuova Zelanda era una schiacciasassi, capace di triturare gli Azzurri con un eloquente 70-6 e di concedere poco o niente alle avversarie, inclusa la finale contro la Francia, chiusa per 29-9.
Da allora, le quindici volte che gli Azzurri hanno incrociato le spade con i Tuttineri il risultato non è mai stato in dubbio. Quindici vittorie neozelandesi, zero italiane, rese ancora più pesanti da passivi memorabili, in media 51 punti di differenza. Trovarsi di fronte gli All Blacks ad una Coppa del Mondo non è certo una novità, visto che Italia e Nuova Zelanda si sono trovate in cinque delle otto edizioni finora disputate. Nel 2019, ci volle un tifone per cancellare la gara prevista ma per la prima volta, forse, l’impresa non sembra più impossibile.
Come seguire la partita
Visto l’estremo impegno dal punto di vista fisico di una partita di rugby, il calendario del mondiale è spaziato in maniera da consentire di recuperare. Italia e Nuova Zelanda, quindi, si affronteranno solo venerdì 29 settembre a partire dalle 21, al Groupama Stadium di Lione, casa dell’Olympique Lyonnais. Possibile che, nonostante i tifosi in nero seguano in gran numero la propria nazionale, i cugini transalpini facciano il tifo per gli Azzurri, anche per eliminare dalla competizione una rivale per la vittoria finale.
Grazie all’accordo tra Sky e Rai, 19 partite della Coppa del Mondo di Rugby 2023 saranno trasmesse in diretta dall’emittente pubblica, incluse tutte quelle dell’Italia durante la fase a gironi. La diretta, quindi, sarà disponibile in chiaro su Rai2 a partire dalle 20.45.
Se, invece, volete seguire tutti i 48 incontri del mondiale in diretta, basterà sintonizzarsi su Sky Sport. Nessun problema se siete fuori casa: le app di RaiPlay, NOW TV e SkyGo trasmetteranno l’incontro in streaming.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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