Altro che Expo, preferivo le Olimpiadi

(...) che ospita. D'altra parte in un Paese centralista e statalista - nonostante la Lega e tanti sedicenti liberali dell'ultima ora - è inevitabile quanto meno il consenso - se non i soldi - dello Stato, cioè della politica, per fare alcune delle cose che Milano non ha. Tutte cose che Roma ha avuto in dono dallo Stato per poter ospitare i grandi eventi che sempre lo Stato, sotto forma di Coni, ha procurato a Roma. E non è vero che i grandi eventi sportivi si svolgano sempre nelle capitali: l'ultimo esempio sono le Olimpiadi di Barcellona. A questo proposito torno a chiedermi per quale ragione Milano non si sia candidata ai Giochi del 2016 - che ci avrebbero lasciato infrastrutture, opere e impianti - anziché all'Expo del 2015 che, a quanto pare, lascerà poco più di un grande orto botanico. Quando chiedo «una lobby per Milano», dunque, non penso certo alla nascita di una struttura professionale del tipo di quelle che agiscono ufficialmente al Parlamento europeo di Bruxelles o al Senato di Washington (anche se... perché no?).

Mi riferisco, semmai, ad un recupero da parte di Milano della sua capacità di farsi ascoltare dal potere politico per ottenere ciò che le spetta per essere la capitale economica che da sola produce il 12 per cento del reddito nazionale, ma anche la città italiana più avanzata, internazionale e proiettata verso il futuro. È interesse di tutto il Paese che Milano continui ad esserlo. Per questo i palazzi del potere la devono ascoltare. Per questo deve farsi ascoltare.

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