Amatrice, il villaggio donato ai terremotati affossato dalla burocrazia

La multinazionale Ciano International avrebbe donato un modulo abitativo che avrebbe dato riparo a 400 abitanti di Amatrice ma è tutto fermo per colpa della burocrazia

Amatrice, il villaggio donato ai terremotati affossato dalla burocrazia

Niente case ai terremotati di Amatrice, colpa della burocrazia. Ormai una frase del genere sembra diventata quasi un mantra ma, stavolta, la situazione è davvero grave.

Si sta parlando di un campo di moduli abitativi composti da 14 palazzine che potrebbero ospitare circa 400 persone. Un complesso da 5mila metri quadrati di camere con bagno e riscaldamento, spazi comuni, cucine. Il "campo dono" è stato fabbricato otto anni fa e utilizzato prima in Somalia e poi nei cantieri della metropolitana di Milano. È fermo da tre anni in 37 container da quaranta piedi all' Interporto di Livorno. All’inizio dell’anno la Ciano International, un'azienda che si occupa del catering nelle basi della Nato e delle Nazioni Unite, contattano Maurizio Scelli, ex deputato di Forza Italia ed ex capo della Croce Rossa italiana perché intendono donare quei container alla città di Amatrice. “Ero entusiasta della proposta”, dice a Repubblica il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi che aggiunge: “La mia idea era di farne due centri di Protezione civile nei comuni vicini ad Amatrice: a Posta e a Cittareale. Due aree attrezzate al servizio dell'Alta Valle del Velino, che potevano ospitare i volontari e, alla bisogna, gli sfollati”. Un' azienda con una certa reputazione internazionale regala un intero campo smontabile ai terremotati. Si offre pure di montarlo gratuitamente nel cratere. A metà gennaio, con l'intercessione di Scelli, la Croce Rossa mette a disposizione i tir per trasportarlo da Livorno nel Lazio. I sindaci di Posta e Cittareale hanno trovato sia i terreni dove installarlo, sia chi getterà il cemento dove saranno piazzati. Ma “a quel punto – spiega Pirozzi - decido di coinvolgere la Protezione civile nazionale, che mi rimanda a quella del Lazio. Da lì in avanti, le cose sono diventate confuse”.

Un dirigente della Protezione civile Toscana espone i propri dubbi sul progetto e l'ingegnere della Ciano, Andrea Chiesa, scrive un messaggio a Scelli: “La tipologia della nostra donazione (non essendo moduli abitativi pronti alla consegna) non rientra nei loro interessi visto che hanno acquistato e che stanno continuando ad acquistare moduli abitativi nuovi”. Da Roma, verso metà febbraio, sempre la Protezione civile manda a Livorno due funzionari per verificarne lo stato di conservazione perché da Amatrice insistono per averli. La trafila burocratica si ingarbuglia ancora di più e, nonostante le sollecitazioni, i moduli abitativi non arrivano. Ad Amatrice sorge il dubbio che il problema consista nel fatto che quel “campo” sia usato ma Carmelo Tulumello, direttore dell’Agenzia regionale di Protezione civile del Lazio, smentisce tale ipotesi. “La verità – dice a Repubblica - è che quel campo è una struttura mastodontica che richiede cementificazione e opere di urbanizzazione. Non c'era la garanzia dello stato in cui si trova, perché durante l'ispezione i moduli erano visibili soltanto in parte.

E poi chi li avrebbe smaltiti 37 container navali?”. Il punto è che non si riesce a capire chi abbia materialmente fermato l'operazione. Morale della favola? la Ciano sta cercando qualcun altro cui potrebbe servire un campo abitabile da 5mila metri quadrati e 400 posti.

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