Nell’estate 2022 la percezione sulle ondate di calore in Italia è stata asfissiante con temperature alte, alternate a brevi, brevissimi periodi di tregua. Ma è un fatto che il cambiamento climatico sia una realtà tangibile, che ognuno può osservare attraverso la progressiva tropicalizzazione del microclima nel Belpaese negli ultimi decenni.
Per capire meglio cosa potrebbe accadere nel breve ma anche in un più lungo periodo, la University of Bristol ha realizzato uno studio pubblicato su Nature, che si intitola The most at-risk regions in the world for high-impact heatwaves. Attraverso dati e grafici, i ricercatori hanno provato a stimare quali siano le regioni del mondo che potrebbero risentire dei picchi di caldo.
Lo studio sulle ondate di caldo
La ricerca della University of Bristol prende le mosse da un evento climatico a forte impatto, ovvero le ondate di caldo in Nord America occidentale nel giugno 2021. Per esempio a Lytton, che si trova nella British Columbia, il 29 giugno 2021 la temperatura massima è stata di 49,6°C, quasi 5 gradi sopra il precedente record. “L’ondata di caldo - si legge nello studio - è stata associata a uno schema di circolazione insolito, con un anticiclone bloccante che ha portato a una massa d’aria calda stagnante. Un rapido studio di attribuzione ha scoperto che l'evento era talmente al di là di ciò che era stato osservato in precedenza che era considerato praticamente impossibile senza il cambiamento climatico”.
Il fine della ricerca è mettere al corrente le autorità governative dei diversi Paesi, affinché si prendano per tempo delle contromisure necessarie per poter contrastare gli effetti della calura sulle persone, come per esempio l’istallazione di impianti di raffreddamento, la piantumazione di alberi nei centri abitati, la riduzione degli orari di lavoro soprattutto in corrispondenza dei picchi di temperature massime. “Le ondate di caldo sono letali - si legge ancora nello studio - ma una migliore preparazione può salvare vite umane. Pianificare in anticipo può ridurre la mortalità dovuta a condizioni climatiche estreme”.
Le temperature massime sono state in effetti al centro della ricerca, tuttavia gli studiosi avrebbero potuto prendere in considerazione anche le minime, magari di concerto con il tasso di umidità: temperature minime alte impediscono infatti il corretto raffreddamento e la ripresa del corpo umano, e sono quindi altrettanto importanti, oltre al fatto che possono delineare il fenomeno altrettanto bene.
Quali sono le regioni più a rischio
Lo studio della University di Bristol ha portato a una sorta di classifica: su 136 Paesi, regioni o macroregioni presi in esame, 8 presentano eventi di picchi caldo ciclici su un periodo inferiore al secolo. La calura ciclica può affliggere in periodi di tempo minori:
- l’estrema propaggine orientale della Russia (ogni 70,6 anni);
- l’America centrale (ogni 78,1 anni);
- l’Afghanistan (ogni 83,9 anni);
- la Papua Nuova Guinea (ogni 89,6 anni);
- l’Europa centrale (ogni 91,4 anni);
- l’Argentina nord occidentale (ogni 91,7 anni);
- il Queensland in Australia (ogni 94,2 anni);
- Pechino in Cina (ogni 99,8 anni).
In particolare America centrale, Afghanistan e Papua Nuova Guinea potrebbero rivelarsi particolarmente vulnerabili ai picchi di caldo. Accade per diversi fattori: si tratta di aree a forte crescita demografica, in cui si hanno limitate fonti di energia da un lato, e dall’altro un limitato accesso alle cure mediche e alla reperibilità di eventuali farmaci.
“L’Afghanistan - conclude lo studio - è la regione più preoccupante in quanto è uno dei Paesi meno sviluppati a livello globale, con il record storico che mostra un periodo di ritorno basso di circa 80 anni e una forte crescita della popolazione prevista. I Paesi della regione del sistema di integrazione centroamericano: Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Panama, sono tutti Paesi in via di sviluppo. Questa regione è vulnerabile in quanto, sebbene non si preveda che la popolazione aumenti tanto quanto altrove, il record attuale è ulteriormente al di sotto del massimo statistico, suggerendo che la regione potrebbe subire un grande salto nel record. Questo vale anche per la Russia dell'estremo oriente (regione di Khabarovsk).
Le province cinesi di Pechino, Hebei e Tianjin e Germania, Paesi Bassi e Belgio sono vulnerabili in termini di numero di abitanti ma, in quanto Paesi sviluppati hanno maggiori probabilità di disporre di piani di riscaldamento per mitigare i potenziali impatti”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.