NUOVE MONOGRAFIE PER LA SCALA
Luciana Baldrighi
Si arricchisce di un quartetto d'eccezione la collana curata da Vittoria Crespi Morbio e che vede gli Amici della Scala e l'Editore Umberto Allemandi e costruire anno dopo anno una vera e propria biblioteca dedicata al Tempio della Musica, per eccellenza, e a chi si è impegnato celebrarlo.
Questa volta è il turno di Alessandro Sanquirico, Cecil Beaton, Gae Aulenti, Renzo Vespignani, quattro mondi lontanissimi che però hanno tutti lasciato di loro stessi una impronta nell'immaginario della Scala dal primo Ottocento ai nostri giorni.
Sanquirico, nato nell'anno in cui il teatro milanese è stata posata la prima pietra scaligera, fu un artista conteso tra Napoleone e gli Asburgo, il gran Maestro di fantasie scenische al servizio di Rossini, Donizzetti, Bellini, che facevano la felicità dell'abbonato Stendhal. L'altra sera nel Ridotto dei Palchi Arturo Toscanini, gli Amici della Scala hanno presentato le quattro nuove monografie e il Teatro di Gianni e Cosetta Colla ha presentato per l'occasione la , un omaggio a Rossini nel viaggio a Reims e un omaggio a Verdi nella Traviata.
Beaton fu fotografo d'avanguardia e costumista inglese del Novecento, fu il ritrattista sua Maestà britannica e delle più belle donne del suo secolo da Greta Garbo a Marlene Dietrich. Per il film Gigi di Vincent Minnelli vinse l'Oscar per la scenografia e lo stesso gli accadde per il My Fair Lady di George Cukor. Fu un arbitro di eleganza e disegnò i balletti di Balanchine e Ashton, per Nureyev e Margot Fonteyn.
Renzo Vespignani è stato pittore, disegnatore e incisore fra i più celebri del scondo dopoguerra. Si devono a lui le illustrazioni di soggetti ispirati alla piùalta letteratura contemporanea, nonchè i bozzetti e i figuirini per i Bassaridi, l'opera che hans Werner Henze mise in scena nel 1968 alla Scala.
Gae Aulenti, infine, ha sempre abbinmato al rigore di progettista la capacità di dialogare con la storia: al Teatro dell'Opera in collaborazione con Luca Ronconi ha allestito spettacoli leggendari: da Rossini a Stockuausen, a Berg, per culminare nella celebre Elektra di Richard Strauss 1994.
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