«Anch’io avrei fischiato A Milano è la Moratti che ha giocato sporco»

Polo, direttore del «Manifesto»: «Portando il padre ex partigiano alla festa della Liberazione ha fatto campagna elettorale. La gente non ce l’aveva con lui, ma col ministro»

Luca Telese

da Roma

I fischi a Letizia Moratti e a suo padre Paolo Brichetto Arnaboldi durante la manifestazione del 25 aprile? Il giorno dopo la grande polemica Gabriele Polo, direttore de Il manifesto, non ha nessun ripensamento. Anzi, ai microfoni di Sky Tg24, durante il programma di Maria Latella, non si concede alcuna dissimulazione e sceglie di cavalcare il politicamente scorretto: «Questa contestazione è perfettamente legittima. Io stesso, se incontrassi la Moratti per strada, la fischierei». E poi, per rafforzare il carico: «Letizia Moratti, con quella sfilata, ha fatto un gioco sporco perché ha scelto di portarsi il padre alla manifestazione del 25 aprile». Chi scrive, mentre Polo ripeteva queste frasi si trovava al suo fianco, nello studio romano di Sky. Così, dato che secondo il direttore de Il manifesto la stessa presenza dell’ex partigiano sarebbe una sorta di montatura elettorale, vale la pena di riportare per esteso sia quello che Polo ha detto durante la trasmissione, sia quello che ha risposto alle mie domande appena finita la registrazione e l’intervista con la Latella.
Mi avrebbe fatto piacere che anche il direttore de «Il Manifesto» prendesse le distanze da un gesto che credo si possa definire «osceno».
«E perché osceno? Io credo che si sia amplificato quell’episodio oltre ogni misura. Alcuni fischi in un corteo di centinaia di migliaia di persone non possono diventare un caso politico».
Ma come? Anche se ad essere fischiato è un ex partigiano in carrozzella?
«Andiamo...».
Andiamo dove?
«Diciamo la verità: fino a due giorni fa nessuno sapeva chi fosse Paolo Brichetto Arnaboldi, e nemmeno che faccia avesse. Nessuno lo conosceva: nessuno di quelli che hanno fischiato la Moratti e suo padre alla manifestazione intendeva fischiare lui come persona».
E chi fischiavano allora?
«Un ministro del governo Berlusconi, e ne avevano piena legittimità. Io stesso se incontrassi la Moratti credo che la fischierei».
Solo che la Moratti non era sola. Non è assurdo che ad essere fischiato il 25 aprile sia un ex partigiano?
«Colpa della Moratti, non certo dei manifestanti».
Come? Adesso la «colpa» è di chi è contestato?
«Quella di andare al corteo del 25 aprile è stata una sua libera scelta».
Galli della Loggia ha scritto: si rimprovera ai dirigenti del centrodestra di non partecipare alla festa della Liberazione, e poi li si fischia. Adesso anche lei gliene fa una colpa?
«Errore. Il manifesto, il mio giornale, non ha mai chiesto ad alcun dirigente del centrodestra di partecipare ad alcun corteo. Non abbiamo alcuna passione per le pacificazioni».
Quindi la presenza di ex partigiano, ex deportato, per di più in carrozzella non contava nulla? Oppure meritava i fischi solo per essere al fianco di sua figlia?
«Questa è la solita demagogia della sua parte e del suo giornale!».
Io non sono di nessuna «parte». In questo momento, le sto facendo una domanda sul padre della Moratti. Mi può rispondere o no?
«Ma se il padre della Moratti non ha mai partecipato a una manifestazione per il 25 aprile in tutta la sua vita! Proprio stavolta doveva farlo?».
E voi cosa ne sapete del come e del quando ha partecipato e perché?
«Lo ha detto lui stesso: era la prima volta. La prima manifestazione: fra l’altro, ad esser precisi, si è trattato di venti metri in tutto. Gli stessi venti metri di corteo che ha fatto sua figlia prima di andarsene via».
Non sarà libero di fare quel che vuole, alla sua età, lui, e anche lei?
«Liberissimi, per carità. Solo, che lui, poverino è stato evidentemente spinto, costretto a quella sfilata da sua figlia. Che ha scelto di fare lì la sua campagna elettorale».
Ma quei fischi non sono comunque un atto vigliacco, da condannare?
«Stai facendo la solita demagogia: la peggiore demagogia di cui siete capaci. Chi vuol capire capisce».


Veramente a definire quell’aggressione «volgare, stupida e inaccettabile» è stato un comunista come Pietro Ingrao. Cos’è, anche lui un pericoloso berlusconiano?
«Lascia stare Ingrao, che è meglio: questa è una polemica strumentale».

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