Anche la Cina spegne le sigarette al cinema e in tv: «Incitano i giovani a fumare»

Seguendo una prassi ormai consolidata in Occidente, dove è quasi impossibile vedere un personaggio con una «bionda» accesa tra le dita, anche il governo di Pechino invita i registi a bandire il fumo dalle loro storie. «E se fosse proprio necessario, almeno la sequenza sia la più breve possibile»

Anche la Cina si arrende e mette al bando le sigarette al cinema. Non nel senso di sala di proiezione, ma proprio nella pellicola. Così anche nel gigante asiatico tutti i personaggi diventeranno politicamente corretti. Alla faccia di Humphrey Bogart e della sua faccia, più spiegazzata del suo immancabile impermeabile stazzonato, illuminata solo dalla brace accesa dell'immancabile Chestelfiel.
«Le frequenti scene di fumo in film e fiction televisive non sono in accordo con la posizione della Cina sul controllo del tabacco e traggono in inganno il pubblico, specialmente i giovani». Con questa dichiarazione sul sito web dell'amministrazione statale per Radio, Film e Tv, Pechino ha infatti ordinato un giro di vite contro le sigarette. La decisione delle autorità cinesi arriva dopo le critiche del mese scorso sul mancato rispetto dell'impegno preso nell'ambito della convenzione quadro dell'OMS sul controllo del tabacco, ratificata nel 2003 e che doveva venire adottata a partire dal 2006. Secondo un recente sondaggio condotto nelle scuole di Pechino, un terzo circa degli 11 mila adolescenti intervistati ha detto di voler provare a fumare dopo aver visto un attore.
E così sparirà anche dalla vicende di celluloide cinese, scene alla nicotina, seguendo un tendenza sempre più consolidata nella cinematografia occidentale. Dove ormai di sigarette non si parla più da anni. I protagonisti di celluloide possono essere cattivi, cattivissimi, praticare ogni forma di crudeltà su grandi e piccini, ma nel contempo seguire i canoni di una vita sana, che non contempli sigarette accese.
Lontani ormai i tempi in cui Humphrey DeForest Bogart, per tutti sempre e solo Bogie, si accendeva una sigaretta dietro l'altra. Per cronaca erano Chesterfield, circa una cinquantina al giorno. Ne aveva sempre penzoloni dal labbro, mentre stretto nel suo trench sorvegliava in una notte di nebbia il «cattivo» di turno. Oppure fissava la solita bionda fatale per poi togliersela dalla bocca, stringerla tra indice e medio e mormorare che non credeva al suo amore e la lasciava con un palmo di naso. Per la cronaca il grande attore, bevitore non meno che fumatore, è poi morto a 57 anni per un tumore all'esofago.
Così, dopo il nuovo giro di vite deciso da Pechino, anche le star cinesi dovranno diventare virtuose, o quanto meno sbrigarsi nelle scene di addio, dove compaia una sigaretta.

L'unica concessione fatta all'arte dalla commissione Radio, Film e Tv è subordinata dalla rapidità: «Se il fumo è fondamentale - scrivono nella loro lettera di indirizzo i censori cinesi - la scena deve essere la più breve possibile».

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