Giorgia protesta con Ursula. "Uso politico del report Ue"

La premier: "Hanno sostenuto che in Italia è a rischio lo stato di diritto". Nomine Ue, l'identikit di "Lady X"

Giorgia protesta con Ursula. "Uso politico del report Ue"
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Una narrazione distorta. Una serie di critiche strumentali, facilmente confutabili, L'obiettivo? Attaccare il governo italiano,sfidando anche l'evidenza. A distanza di quattro giorni dalla pubblicazione della Relazione annuale sullo stato di diritto, Giorgia Meloni spedisce una lettera pubblica a Ursula von der Leyen.

«Cara Ursula, la Relazione annuale è un esercizio sostenuto e incoraggiato dal governo italiano». Ma «per la prima volta il contenuto è stato distorto a uso politico da alcuni nel tentativo di attaccare il nostro esecutivo. Qualcuno si è spinto perfino a sostenere che in Italia sarebbe a rischio lo stato di diritto, in particolare con riferimento al servizio pubblico radiotelevisivo«. Si critica il fatto che «il sistema di governance della Rai sarebbe soggetto ad un'eccessiva ingerenza politica; il fatto che il cambiamento della linea editoriale avrebbe determinato varie dimissioni di giornalisti. E infine l'asserito mancato rispetto della par condicio durante le elezioni del Parlamento europeo».

«Sulle garanzie di indipendenza del servizio pubblico, mi sento di ricordare che l'attuale governance è stata ideata e realizzata nel 2015 durante il governo Renzi, con la contrarietà del partito da me guidato. Non può certo essere imputato a chi quella norma l'ha subita». Per quanto riguarda gli addii alla Rai la premier ricorda che «i rapporti di lavoro si sono interrotti per normali dinamiche di mercato. Alcuni hanno lasciato prima dell'arrivo del nuovo Ad e altri hanno deciso di percorrere nuove esperienze, pur avendo l'azienda confermato i loro spazi nei palinsesti». Infine sulla par condicio Giorgia Meloni ricorda che «i governi hanno potuto sempre legittimamente informare i cittadini sulla loro attività, senza che l'informazione istituzionale rientrasse nel conteggio della par condicio. Perché questo principio non deve valere per l'attuale governo?». Si tratta insomma di «attacchi maldestri che possono avere presa solo nel desolante contesto di ricorrente utilizzo di fake news che inquina il dibattito in Europa».

I componenti di Fdi in Vigilanza Rai puntano il dito contro «la sinistra antitaliana che con le sue bugie non si fa scrupoli nel danneggiare l'Italia pur di colpire la premier». Il Pd parla invece di «lettera irrituale» e di una «inutile battaglia contro i mulini a vento».

Sullo sfondo si anima il dibattito sulla scelta dei commissari italiani. «Il ticket uomo-donna richiesto da von der Leyen deve essere politico» dice l'azzurro, Fulvio Martusciello. «Fitto ha tutte le caratteristiche per rappresentare l'Italia. Qualora la proposta debba essere accompagnata da una donna, questa deve venire dall'esperienza di governo o di maggioranza. Nessuno dei Paesi Ue propone soluzioni tecniche».

Sembra l'identikit di Letizia Moratti, mentre si continua a parlare anche di Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.

La motivazione che sottende al «Lodo Martusciello» è legata al tentativo del Pd di creare maggioranze di blocco con cui far saltare l'eventuale candidato politico italiano nel voto parlamentare di conferma - come avvenne nel 2004 con Rocco Buttiglione - così da poter rivendicare una sconfitta per il governo, costretto a ripiegare su una figura tecnica.

La Lega si dice favorevole all'ipotesi, partendo dal presupposto che tanto nel 2014 quanto nel 2019 vennero scelte figure esclusivamente politiche, di area Pd, come Federica Mogherini e Paolo Gentiloni.

Fdi assume una posizione pragmatica: «Non importa il colore del gatto, l'importante è che acchiappi il topo» dice Carlo Fidanza. «E in questo caso il topo è rappresentato da un portafoglio di peso, adeguato al ruolo e all'importanza dell'Italia. Siamo tutti impegnati in questa direzione».

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