Anche il videogame diventa politicamente corretto

Eppure nel trailer di lancio una voce impostata da doppiatore di condottieri dice: «... ritrovate la fede quando perduto è il motivo di credere...». Ma nella quinta edizione di «Civilization», il videogame capostipite dei giochi strategici a turni che l’anno prossimo compirà vent’anni di vita, la dimensione collettiva della fede, ovvero la religione, è sparita. Quasi beffarda, dunque, l’esortazione dello spot promozionale. E più che ai tantissimi appassionati che in tutta Europa si precipiteranno oggi a comprare l’ultima versione del risiko virtuale più amato del mondo andrebbe rivolta a Sid Meier, il 56enne creatore di «Civilization» e guru dell’industria videoludica. Che si sarebbe piegato al politicamente corretto, oltre che al logicamente assurdo, cassando «l’oppio dei popoli» da un gioco che simula lo scontro di civiltà.
Per i profani, che neppure lontanamente immaginano che il gioco in questione ha venduto nelle sue varie versioni nove milioni di copie in tutto il mondo, in «Civilization» i giocatori competono - attraverso guerre, alleanze, scoperte scientifiche e sviluppo sociale - partendo da un piccolo nucleo di uomini. Il quale altro non è che il «seme» di una civiltà. Si parte dall’età della pietra e si arriva al prossimo futuro. Il giocatore sceglie un popolo (egizi, greci, romani, ottomani, cinesi, americani...) diventandone il leader (Ramsete II, Alessandro Magno, Giulio Cesare, Solimano il Magnifico, Mao, Washington...) per guidarlo alla vittoria. E se fino alla quarta edizione la religione era una delle leve di politica interna sulla quale il conducator poteva contare per forgiare lo spirito collettivo del suo popolo e aumentare le chance di trionfo, ecco che nella quinta quella leva scompare.
Rieccoci dunque caduti nel politicamente corretto. A parte le novità tecniche (caselle esagonali e non più quadrate, nuove regole per gli attacchi, città-stato, effetti 3d, realismo paesaggistico...), tutti i critici delle riviste specializzate mettono fra le innovazioni più importanti dell’ultima edizione di «Civilization» proprio la scomparsa della religione.

E alcuni sottolineano con favore il fatto che il comparto delle opzioni di politica interna come lo spionaggio e la religione sia stato sostituito dalle politiche sociali, cioè dalle linee guida da assegnare al proprio governo per conseguire la vittoria culturale.
Ma come, non è più vero che l’homo sapiens ha cominciato la sua avventura con il potere politico e quello religioso che erano la stessa cosa? E da un gioco che comincia nell’età della pietra mi togli lo stregone?

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