«Ancora più forti, per restare al vertice»

Da 1500 a oltre 2mila dipendenti, e da 210 a 300 milioni di euro fatturato, ma soprattutto una importante crescita quantitativa e qualitativa dell’offerta di servizi: è questa la «fotografia» del Gruppo Rina, sede a Genova e tanti punti di riferimento nel resto del mondo, all’indomani dell’acquisizione di «D’Appolonia» che è una delle più significative realtà italiane specializzate nel campo della consulenza ingegneristica. Lo sottolinea con particolare soddisfazione l’ingegner Ugo Salerno, che di Rina è amministratore delegato dal 2002: «D’Appolonia - spiega - è una struttura dotata di competenze molto elevate, che si esprimono nei vari campi dell’ambiente, dell’energia, della logistica, dei trasporti. L’avevamo, per così dire, molto corteggiata in passato - aggiunge Salerno -, ed ora, finalmente, possiamo contare su un’integrazione assai efficace nel nostro Gruppo che ci consente sinergie significative e un ulteriore salto di qualità».
Un matrimonio, ingegner Salerno, che significa soprattutto l’innesto di nuove competenze.
«È questo il nodo cruciale dell’operazione e, insieme, una delle ragioni essenziali del suo successo. Nel mercato internazionale le competenze specifiche sono sempre più preziose e sempre più difficili da trovare. Sono le competenze, se vogliamo, il vero tesoro».
D’Appolonia le ha.
«Eccome. Per questo si raggiungono i numeri di cui si è fatto cenno all’inizio, in termini di ricavi e posti di lavoro».
Diciamoci la verità: anche per ottenere rilevanti economie di scala?
«Su questo aspetto è giusto sgombrare il campo dai dubbi. L’acquisizione di D’Appolonia non è stata portata a compimento con l’obiettivo di reprimere i costi, magari a prezzo di ridimensionamenti di personale. In questo senso, anzi, abbiamo unito le nostre risorse umane particolarmente capaci, pur nel mantenimento delle rispettive identità».
Quindi, il marchio D’Appolonia non sparisce?
«Niente affatto. Gruppo Rina e Gruppo D’Appolonia mantengono le proprie attività che, si badi bene, sono assolutamente complementari. Le strutture lavoreranno in parallelo, ma perfettamente coordinate, con indubbi vantaggi che derivano proprio dalla sinergia».
Tutto questo, nell’ottica di espansione nei mercati mondiali.
«Appunto. Diciamo l’Asia e il Brasile, come la Cina e l’India, e, perché no?, anche la Turchia, vale a dire là dove abbiamo già dimensioni rilevanti e vogliamo estendere la rete di servizi».
Anche se la competizione è fortissima.
«... ma noi possiamo contare sui nostri tradizionali punti di forza, come la grande flessibilità delle risposte, la velocità nel risolvere le esigenze dell’interlocutore».
Non basta per restare al vertice.
«Ci vuole una precisa strategia. Ed è quella che applichiamo puntualmente per investire nello sviluppo in aree di fondamentale interesse. Tanto per dire: in India, nel settore oil e gas, siamo cresciuti molto, la nostra sede è passata da 40 a 150 addetti».
Non è che trascurate l’Europa?
«No, ma è l’Europa che oggi vive una realtà di mercato non favorevole. Sono mutate le condizioni, ma noi pensiamo solo momentaneamente».
Per rimanere in testa alle classifiche di settore, quanto è stato importante anche archiviare il problema-Erika (la nave affondata nel dicembre 1999 nel golfo di Guascogna su cui si era aperto un lungo contenzioso internazionale per l’accertamento delle responsabilità dei proprietari della nave e del registro di certificazione)?
«Aver raggiunto una composizione soddisfacente ha consentito di risolvere una questione che si trascinava da tanto tempo e ha drenato notevoli risorse economiche e interne. Ma devo dire che la vicenda-Erika, in tutti i suoi risvolti, ci ha anche insegnato moltissimo, proprio per mettere a punto sempre meglio i nostri servizi e consentirci di restare al top del livello di offerta a livello mondiale».
Siete «globali», ma restate bene ancorati a Genova. Fino a quando?
«Il nostro è un ambito operativo internazionale, ma manteniamo in piena convinzione la nostra sede a Genova, dove lavorano circa 1200 persone. Il Gruppo Rina, in questo senso, è locale, anche se ovviamente non ragiona in termini localistici».
Però avrete qualcosa da chiedere alla città, ai suoi amministratori?
«Soprattutto che la città sia più collegata, più efficiente. Soffriamo quella sorta di decentramento che la caratterizza e di cui sono, purtroppo, espressione i collegamenti aeroportuali e ferroviari. Ci piacerebbe che ci fossero più infrastrutture, ed anche che i nostri rappresentanti si facessero sentire di più a Roma!».


Chiedete cosa può fare Genova per voi, ma voi cosa potete fare per Genova?
«Noi ci mettiamo a disposizione, anche delle istituzioni, e offriamo le nostre competenze per crescere e rafforzarsi. Possiamo e vogliamo dare, nella nostra dimensione, un contributo alla ripresa. Come abbiamo sempre fatto e intendiamo continuare a fare».

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