Anno Domini 1630 la città soccombe al passar della falce

Anno Domini 1630 la città soccombe al passar della falce

A rendere omaggio all’intera carriera di Edward Hopper (1882-1967), il più popolare artista americano del XX secolo, con una grande mostra antologica senza precedenti in Italia (Palazzo Reale, dal 15 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010, a cura di Carter Foster, catalogo Skira) che comprende più di 160 opere, per la maggior parte provenienti da musei americani, ci ha pensato il Comune di Milano, in collaborazione con la Fondazione di Roma, Arthemiasia, il Whitney Museum of American Art e la Fondation Hermitage di Losanna. Il maggior rappresentante del «realismo» statunitense nato in una cittadina sul fiume Hudson, 40 km a nord di New York, che ha saputo fissare al meglio la solitudine dell’uomo moderno e la vita americana, colpirà il pubblico anche per tutto quell’apparato fotografico, storico e bibliografico che accompagnerà l’esposizione e attraverso il quale verrà ripercorsa la storia americana dagli Anni Venti agli anni Sessanta del secolo scorso: la grande crisi, il sogno di Kennedy, il boom economico. La mostra sarà suddivisa in sette sezioni seguendo un ordine tematico e cronologico, dalla formazione accademica agli anni in cui Hopper studiava a Parigi (in Europa si recò tre volte dal 1906 al 1907, nel 1909 e nel 1910), fino al periodo «classico» e più noto degli anni ’30, 40’ e 50’, per concludere con le intense immagini di grande e medio formato degli ultimi anni. Il percorso (oltre il 90% delle opere è inedito in Italia) prende anche in considerazione le tecniche predilette dell’artista: olio, acquarello, incisione e disegni preparatori, aspetto quest’ultimo non ancora preso in considerazione nelle rassegne a lui dedicate. Quando si parla di «realismo hopperiano» non ci si riferisce a una semplice operazione dal vero, ma a una sintesi di immagini e di situazioni colte in tempi e luoghi differenti, resa con taglio cinematografico. Il luogo mediatico per Hopper, comunque, è sempre stata la strada e le persone sono protagoniste con la loro vita quotidiana, immortalate come in scansioni fotografiche: uno standard davvero unico nel suo genere. Al riguardo, non va dimenticato che Hopper inizia a lavorare come illustratore pubblicitario.

Sui manifesti della città che presentano la mostra in queste settimane si legge: «Il mio artista preferito? Edward Hopper!», lo dicono e lo pensano donne e uomini immortalati in un set fotografico allestito in piazzetta Reale. (Nella foto: Morning Sun, olio su tela, 1952).

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