Luciana Baldrighi
Dieci, si sa, è un numero perfetto: dai «dieci comandamenti» da onorare, ai «dieci piccoli indiani» da eliminare al dieci, voto per eccellenza, che si vedeva affibbiare la bellissima Bo Derek nel film omonimo che conservava langlosassone titolo di Ten, dieci appunto.
Così, alla mostra Antiquaria e dintorni, giunta alla 43° edizione e che fino al 30 ottobre si svolge al Padiglione 9 di Fieramilanocity, sono per lappunto dieci gli elementi che abbiamo selezionato per il piacere dei lettori, rigorosamente in ordine numerico. Prima di presentarli varrà la pena di ricordare che ad Antiquaria, organizzata da ExpoCts, prendono parte oltre 200 espositori su unarea espositiva di 4.500 metri quadrati disposta sui due piani del Padiglione Nervi. Il salone è aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 20 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 20. Ecco la top ten:
Gli ultimi fuochi della Belle Epoque. Coppia di sedie in noce dIndia con intarsi in argento e madreperla. È il modello che venne esposto alla Mostra di Parigi che inaugurò il secolo Ventesimo. Era talmente bella che ottenne il Gran Prix della Giuria.
Il ritorno del Re Sole. Due tavolini Luigi XIV che più Luigi XIV non potrebbero essere, delicati, eleganti eppure con dentro lo splendore di unepoca inarrivabile. Da affiancare, volendo, a una scultura in noce con puttini dello stesso periodo ma proveniente dal lombardo-veneto.
Il bronzo illuminato. Si tratta di una coppia di lampade da tavolo di Pierre Selmersheim, il braccio destro, in fatto di design, dellarchitetto Charles Pluimet. Sono del primissimo Novecento, quando era il liberty a dettar legge.
La Santissima Trinità. Quando si fanno i nomi di Lenci, Jo Pesce e Albini, il pensiero corre subito allArt Nouveau: lampade, vasi di pasta vitrea, ceramiche: pezzi unici per la gioia del collezionista.
Tempi moderni. Cè a chi non piace, perché parte dallidea che, superati gli anni Trenta, il design non ha fatto altro che riprodurre, male, se stesso. Si potrebbe anche dargli ragione, ma poi uno vede i vetri progettati da Sotsass e Mendini per Venini, i prototipi di Gaetano Pesce, i mobili di Ron Arad e allora capisce che lavanguardia contemporanea ha molto da dire e qualcosa da insegnare alle avanguardie che la avevano preceduta.
Il piacere metafisico dellarte. A Giorgio De Chirico ha nuociuto sul finire della carriera la soave confusione fra originali, copie e serie limitate che tai non erano e che avvelenarono il mercato che lo riguardava. Ma basta andare a Parigi a vedere la mostra Art et Mélancolie appena inaugurata, per comprendere il ruolo e il peso che il Pictor Optimus ebbe nella storia del Novecento. Qui ad Antiquaria in esposizione cè il miglior De Chirico oggi su piazza.
Profumo dOriente. Si chiamano Musha Ningyo e sono gli oggetti dellantica tradizione giapponese. Si tratta di figurine in legno, stoffa, carta e metallo, laccate nel volto e con gli occhi di vetro. Erano considerate dei portafortuna per i ragazzi.
Sapore di mare. Un secolo fa in Oceania, nella Melanesia per la precisione, dalle strisce di corteccia dipinte con motivi tradizionali si ricavavano manufatti che avevano un fortissimo valore rituale. Il loro nome è tapa e hanno accompagnato i riti tribali di quei popoli. Unesplosione di colore da non perdere.
Voglia di lettura.
Bolle di sapone. Direttamente dalla Biennale di Venezia unesplosione di boulles in vetro dellartista Masuda Hoiromi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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