«È una vita che sto qui. Esco di casa e mi conoscono tutti e io conosco tutti. Come possono pensare che una persona di questa età possa andare via, magari in qualche periferia dove nessuno mi parla... ma scherziamno». Ha 82 anni la signora Assunta Branca e da 53 abita al numero 25 di via Moscova, una delle case che il Pio Albergo Trivulzio ha in programma di vendere. Assunta dice di non ricordare bene quando con altri inquilini hanno firmato una specie di ricorso inviato al presidente della Repubblica. «Forse 15 giorni, o venti, le date non sa com'è...».
Ma quando si tratta di raccontare quando ha messo per la prima volta piede nella sua casa è sicura: «Era il 15 gennaio, il 15 gennaio 1970», racconta. Lei, il suo compagno e due figli. Primo piano su quattro. «E per fortuna - sospira sollevata - Non c'è l'ascensore, come avrei fatto oggi? Già prendo le gocce per il cuore e la pastiglia per la circolazione...». Una settantina di metri quadri, la cucina, una camera, una stanza studio e un corridoio. Quando è arrivata, mezzo secolo fa, il gabinetto non c'era. «Per 7, forse otto anni non abbiamo avuto la possibilià di farlo», andavano fuori, anche per fare il bagno ai bambini.
«Poi abbiamo tagliato un pezzo di ingreso e abbiamo realizzato il bagno. Tutte a spese mie... Ma non solo il bagno... c'erano le persiane che non andavano e anche altre cose, ma il Trivulzio non ha mai dato niente». Non è l'unica. «Qui abitano ragazzi di 60 anni che sono nati in queste case». Come il signor Silvio, altro inquilino di Moscova 25 qui da 68 anni, ma il prossimo anno festeggia addirittura i 100 anni che la sua famiglia risiede in quella casa. Per tutti la decisione del Pio Albergo Trivulizio è stato un colpo. Iniziato tra l'altro come passaparola.
«Come l'ho saputo? A un certo punto si è sentito dire ma hai visto il Pio Albergo dovrebbe vendere perché ha il buco e deve coprire il buco... ma io che c'entro con il loro buco?. M'è venuto il mal di cuore, uno schioppone, è un dramma». Ora è preoccupata. E non si è tranquillizzata dopo aver partecipato alla commissione in Comune: «Le dirò... c'era anche quello del Pio Albergo, unica cosa che ha saputo dire che avevano fatto un perimetro...
mah, non ho capito un tubo, niente e non sono una stupida - sospira - che brutte cose devono succedere. Tanti cercano di tenermi su di rigolo ... ma quando comincio a pensare a cosa potrebbe succedere mi viene una specie di ombra come un mantello nero... non è bello dai».
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