Da Sarajevo
Un poliziotto è stato ucciso e altri due feriti lunedì sera a Zvornik, nella Bosnia orientale, quando un uomo armato ha parcheggiato la propria auto davanti a una stazione di polizia e ha iniziato a sparare. Zvornik è una cittadina della Republika Srpska, la regione autonoma della Bosnia a maggioranza serba, che insieme alla Federazione di Bosnia ed Erzegovina, a maggioranza croato-musulmana, forma la Bosnia ed Erzegovina - che è frutto della guerra jugoslava del 1992-1995.
Secondo la polizia, l'attentatore ha sparato urlando "Allah u akbar". Fonti della polizia sostengono che fosse armato con diversi tipi di armi da fuoco, munizioni di riserva, un giubbotto antiproiettile e che sia stato ucciso dopo che gli agenti gli hanno esploso contro sette colpi. I poliziotti feriti nello scontro a fuoco sono ora ricoverati in ospedali, fuori pericolo di vita.
Sia la procura bosniaca che l'Agenzia statale per le investigazioni e la protezione (SIPA), che seguono il caso, hanno definito l'episodio come un atto di terrorismo, come ha confermato a ilGiornale.it anche il portavoce della procura Boris Grubešić: "Su ordine del procuratore capo, durante la notte scorsa è stata effettuata un'indagine sul luogo del delitto e la polizia scientifica ha effettuato i rilievi del caso" ha spiegato il funzionario, annunciando ulteriori indagini per stabilire le ragioni dell'attacco e il coinvolgimento di eventuali complici.
Per indagare è stato formato un apposito pool investigativo, formato dai procuratori del dipartimento antiterrorismo e da membri della procura di Bosnia ed Erzegovina, insieme ad altri investigatori e legali che si occuperanno del caso.
L'attentatore è stato identificato nel ventiquattrenne Nerdin Ibrić, proveniente da Kučić Kula, vicino a Zvornik. Il quotidiano bosniaco Dnevni Avaz sostiene che sia figlio di uno dei 750 bosniaci di Zvornik che durante la guerra vennero uccisi nella Bosnia orientale per mano della polizia, dei militari e delle forze paramilitari serbe nel corso di un raid avvenuto nel 1992, quando Nerdin aveva appena un anno. Per questo alcuni media locali hanno ipotizzato che l'attacco possa costituire una sorta di vendetta.
Secondo la portavoce di Sipa Kristina Jozić, una persona è stata fermata perché sospettata di essere collegata all'attacco terroristico e molte altre sono già state interrogate. "Una persona, A.F.H., è stata arrestata stamattina da membri del pool investigativo", ha spiegato la portavoce al Giornale.it. La Jozić ha poi aggiunto che l'uomo è detenuto alla stazione di polizia dell'ufficio regionale di Sipa a Tuzla, ma anche che presto sarà trasferito all'ufficio del procuratore per ulteriori indagini.
Una fonte del pool, che ha chiesto di rimanere anonima, ha dichiarato al Giornale.it che Avdulah Hasanović, noto anche come Fatih, è stato fermato questa mattina: Hasanović, negli ultimi mesi, avrebbe passato parecchio tempo con Ibrić, il presunto attentatore. La medesima fonte, poi, ha asserito che Hasanović era già noto ai servizi di sicurezza e che era già stato interrogato come sospetto membro dell'Isis in Siria.
Hasanović, racconta la fonte, era stato arrestato nel settembre dello scorso anno nel corso di un'operazione di polizia denominata "Damasco", una volta che era rientrato dalla Siria, insieme a Hussein Bilal Bosnić, ritenuto uno dei capi del movimento wahabita in Bosnia e indagato davanti al tribunale di Stato per incitamento alla jihad e al terrorismo. Secondo i media bosniaci, inoltre, Hasanović sarebbe stato un assiduo frequentatore dei sermoni di Bosnić.
Sia la procura che Sipa, però, si sono rifiutate di commentare queste indiscrezioni, per non inquinare le indagini in corso.
"Questo è il peggior attacco terroristico che poteva capitare nella Repubblica serba", ha dichiarato ieri sera il ministro dell'Interno della Repubblica Dragan Lukać, assicurando che il livello di sicurezza è stato innalzato a seguito dell'attacco. Il ministro dell'Interno ha inoltre rilevato come un uomo dello stesso villaggio dell'attentatore abbia dichiarato che nei giorni scorsi Ibrić si sarebbe comportato in modo strano, pregando in una moschea locale con modalità tipiche degli appartenenti al movimento wahabita.
Negli ultimi anni, sono due gli attacchi del genere già accaduti in Bosnia: nel 2010 a Bugojno, nella Bosnia centrale, quando venne fatta esplodere una bomba in una stazione di polizia e nel 2011 a Sarajevo, quando venne attaccata l'ambasciata Usa nella capitale.
La maggior parte dei musulmani bosniaci segue un islam moderato, ma alcuni sono stati radicalizzati dopo la Guerra di Jugoslavia, in cui la maggior parte delle vittime si trovò tra i musulmani. Il governo stima che fino a duecento persone possano essere partite alla volta della Siria e dell'Iraq a combattere per lo Stato Islamico, anche se al di fuori delle cifre ufficiali il numero è ritenuto significativamente più alto.
Migliaia di musulmani bosniaci sono stati espulsi da Zvornik da parte delle forze serbe durante la guerra, ma alcuni hanno fatto ritorno al termine del conflitto.
Secondo i media locali dei villaggi attorno a Zvornik, coloro che hanno fatto ritorno - per la maggioranza musulmani bosniaci - temono ora che questo episodio possa turbare il già fragile equilibrio etnico nella regione e nell'intero Paese.Traduzione a cura di Giovanni Masini
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