Attenti, ora vogliono riesumare la vecchia Dc

Mentre Alfano dice basta alle correnti nel Pdl, Scajola propone una nuova fusione con l'Udc. Ma il futuro del centrodestra e del Paese non può essere affidato a un'altra Balena bianca

Attenti, ora vogliono 
riesumare la vecchia Dc

L’uovo di Colombo. Anzi di Claudio Scajola, notabile il cui lungo corso in po­sti di comando è stat­o di recente interrot­to da una vicenda immobiliare poi risol­tasi in nulla. Scajola si è ripetutamente riaffacciato alla ribalta, negli ultimi tem­pi, suggerendo riflessioni e soluzioni su una via d’uscita del centrodestra dalle sabbie mobili in cui sembra dibattersi. E proprio ieri, in un’intervista a Repubblica , ha spiegato quale futuro a suo avviso attende il berlusconismo, colpito da una sberla elettorale molto dura.

Riassumo in breve - sforzandomi di non adulterarlo - lo Scajola-pensiero. Il Pdl è da buttare: da buttare il nome e da buttare il simbolo. Deve essere salvato Angelino Alfano, neosegretario d’uno strumento politico obsoleto, ma a patto che si dia da fare per realizzare, finalmente, qualcosa di nuovo, ossia un vero partito dei moderati. «Una cosa che riunisca tutti quelli che in questi anni si sono allontanati». L’intervistatore ha citato Casini, e Scajola ha lasciato intendere che sì, l’Udc doveva essere inclusa nella formazione progettata. A capo della quale - su questo Scajola è stato chiaro- dovrebbe rimanere Berlusconi. Magari, aggiungo io, un po’ ridimensionato nelle funzioni operative, come si addice ai vecchi. Scajola è intelligente. Ha uso di mondo e pratica del linguaggio politico. Non è necessario che io mi affanni a dirgli che la sua è una scoperta magari inte-ressante, ma non strabiliante. Ha scoperto la Dc. Che per mezzo secolo rivendicò il diritto d’interpretare i sentimenti e i propositi del Paese in quelle che sono le sue componenti migliori. Spiegava Mario Missiroli che tutti gli altri partiti erano inutili perché nella Dc c’era tutto, dalla destra nazionalista alla sinistra cattocomunista. La Democrazia cristiana ha avuto, anche dopo l’irripetibile stagione degasperiana, molti meriti. Primo tra tutti il mantenimento della libertà. Ma ha perso consensi e suscitato malumori per le lottizzazioni spudorate, per una troppo diffusa corruzione, per l’inefficienza dell’amministrazione, per i privilegi della casta politica, per l’avvicendarsi di governi sempre diversi e sempre uguali nello spreco. La lotta di Mani pulite ha avuto, lo sappiamo, faziosità evidenti. Ma il sistema si era andato imputridendo. Il successo avuto da Berlusconi con la discesa in campo fu motivato soprattutto dalla gran voglia degli italiani che non volevano la sinistra di affidarsi a un potere non contagiato dai vizi del regime democristiano, capace di essere innovatore e liberale. Berlusconi non è riuscito a rea-lizzare, per mille e una ragioni, ciò che aveva promesso. Ma Scajola è proprio sicuro di poter porre riparo ai guasti del presente riesumando un assetto politico crollato per i guasti del passato?

Questa è la mia perplessità. Andreotti è ancora tra noi, e Dio ce lo conservi a lungo. Per rifare la Dc gente esperta l'abbiamo sempre avuta a disposizione. Il Cavaliere ha tributato frequenti omaggi a quella dirigenza politica, magari a volte eccedendo. I socialisti da lui molto apprezzati si distinsero per la spesa pubblica e per aver cavalcato con foga la battaglia contro il nucleare (una battaglia che fu secondo me, per i termini in cui si svolse e per le conclusioni cui approdò, dannosa all’Italia).

Il vecchio che avanza? Le avanguardie sbagliano spesso e volentieri anche se a tutta la gente chic piace farne parte («oggi che tutti sono all’avanguardia- scrisse Ennio Flaiano - sono rimasto solo io a fare il grosso dell’esercito»). Ma anche le retroguardie sono nocive, se troppo assecondate. Non dico che un revival demo-cristiano sia un’utopia stupida come i revival comunisti da qualcuno vagheggiati. Negli italiani medi c’è molto di democristiano. Per i comportamenti, per il legame con la tradizione, per l’attaccamento a valori religiosi.

Di questo siamo, i più, ben consapevoli; ma senza av-vertire proprio la necessità di morire democristiani, ossia di assistere alla resurrezione di un marchio di fabbrica onorato, e tuttavia datato. Sono capitate tante cose. Anche la pubblicità è cambiata, non sento più nominare il Thermogène e l’Acqua Giommi che furono un tempo famosissimi.

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