Il boccone amaro, nel Regno Unito, è stato servito nei giorni scorsi. Oltremanica, la piattaforma Just Eat ha previsto il taglio di quasi 1.900 posti di lavoro, di cui circa 1.700 occupati da rider assunti. Una pessima notizia per i fautori del cosiddetto "modello scoober", che prevede l'inquadramento dei corrieri come lavoratori dipendenti. Con un passo indietro rispetto a quel tanto decantato ma controverso paradigma, il gruppo ha scelto di concentrarsi esclusivamente sui lavoratori self-employed (gli autonomi), così da ristabilire condizioni di parità rispetto ai competitor. Il dietrofront ha chiaramente innescato reazioni di rimbalzo e riflessioni anche in Italia, soprattutto nel mondo sindacale.
Modello scoober, chi lo sostiene in Italia (e chi no)
Nel nostro Paese, infatti, le sigle più vicine all'area di centrosinistra (Cgil Cisl e Uil) avevano accolto con entusiasmo il "modello scoober", siglando nel marzo 2021 un accordo con Just Eat proprio in merito all'inquadramento dei lavoratori subordinati. Diversamente, Ugl non aveva sottoscritto quell'intesa reputandola svantaggiosa rispetto all'impiegno autonomo. Ora che il paradigma "scoober" è stato messo in discussione nel Regno Unito, la questione si è riproposta in senso lato anche in Italia, riaprendo gli interrogativi legati proprio alle tutele dei lavoratori della gig economy.
Le rassicurazioni di Just Eat Italia
Da parte sua, Just Eat ha fatto sapere che nell'Europa continentale intende mantenere il "modello scoober" e rassicurazioni in tal senso sono state espresse anche da Daniele Contini, Country Manager di Just Eat Italia. "In merito a quanto uscito sui principali organi di stampa che vede coinvolta Just Eat Uk, intendiamo precisare che il gruppo Just Eat Takeaway.com agisce in conformità con il quadro normativo dei mercati in cui opera", ha affermato il top manager italiano in una nota, aggiungendo: "In Italia, continuiamo a sostenere il nostro modello di delivery con rider dipendenti e abbiamo in programma di implementarlo in più città italiane e in tutta l'Europa continentale".
"Siamo allarmati", le preoccupazioni di Ugl
Ma, nonostante tali precisazioni, c'è chi teme comunque che l'onda partita nel Regno Unito possa presto o tardi arrivare anche da noi. A dar voce a tali inquietudini è in particolare Vincenzo Abbrescia, segretario nazionale di Ugl Rider, che nel 2021 aveva seguito da vicino (e contestato) l'avvio delle assunzioni dei corrieri come subordinati. "Senza seminare terrore, siamo assolutamente allarmati. Da quel che abbiamo capito, se in Gran Bretagna licenziano non è perché vogliono trasferire il business in un'altra nazione ma perché riconoscono che il modello scoober impatta in maniera negativa sull'attività richiesta", ha confidato il sindacalista a ilGiornale.it, assicurando di aver già raccolto l'apprensione di alcuni rider attualmente in servizio.
Se da una parte la Cgil - da noi contattata - si è limitata a far sapere che affronterà l'argomento nel prossimo tavolo di interlocuzione con l'azienda, dall'altra Ugl ha chiesto al gruppo un confronto in tempi brevi. "Vorremmo incontare i vertici di Just Eat capire le loro reali intenzioni rispetto alla presenza in Italia. Piuttosto che le dichiarazioni a mezzo stampa, l'azienda oggi dovrebbe convocare le organizzazioni sindacali del settore. Se ci sono delle rassicurazioni, queste si dovrebbero tradurre anche in una verifica delle condizioni contrattuali. Non vorremmo svegliarci un giorno e scoprire una situazione pari alla Gran Bretagna", ha dichiarato ancora Abbrescia.
Contratti e "vecchie ideologie": i risvolti politici
Secondo il sindacalista, al di là dello specifico caso, il tema avrebbe anche risvolti politici in grado di condizionare l'approccio alla materia. "Questo settore si inserisce nella gig economy e le nuove professioni che avanzano, frutto della tecnologia, hanno necessità di avere forme contrattuali che non possono essere ancorate a vecchie ideologie", ha sostenuto Abbrescia, favorevole invece a un paradigma che preservi l'autonomia della prestazione, ma "aggiungendo una serie di tutele". Diversamente - ha aggiunto il segretario nazionale di Ugl rider - "qualche sigla sindacale in particolare continua a difendere certe anacronistiche posizioni. Da parte di un'organizzazione in particolare abbiamo registrato un arroccamento in termini ideologici e il rifiuto di un confronto".
Modello scoober, favorevoli e contrari
Il riferimento implicito è alle sigle più vicine all'area progressista, che invece affermano la necessità di avere lavoratori subordinati anche nel mondo dei rider. "Ora, in base al nostro accordo, i rider con 24 mesi di servizio potranno essere assunti", ci ha fatto sapere con soddisfazione Cgil. Tuttavia, al netto delle rassicurazioni sull'Italia, il caso britannico di Just Eat sembra però suggerire che nemmeno il "modello scoober" possa fornire granitiche garanzie, soprattutto in un ambito nel quale i volumi della richiesta sono variabili e la concorrenza è ampia.
Anche sul punto, pertanto, la visione di Abbrescia è differente e polemica: "Il lavoro va difeso ma anche contestualizzato con il mondo che cambia. Con l'ideologia non si fa sistema e non si salvaguardia il mercato del lavoro".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.