Sallusti intervista Giovanna Ferragamo: "La bellezza al centro di tutto"

Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, intervista Giovanna Ferragamo, presidente della Fondazione Ferragamo

Sallusti intervista Giovanna Ferragamo: "La bellezza al centro di tutto"
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L'evento sulla bellezza italiana organizzato a Firenze dal nostro quotidiano si conclude con un'ospite di primissimo piano del mondo della moda. Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, intervista Giovanna Ferragamo, presidente della Fondazione Ferragamo e secondogenita di Salvatore, stilista e fondatore della prestigiosa casa di moda Italiana. Simbolo dell’Italia nel mondo, la maison ancora oggi mantiene alti i valori di eccellenza del suo fondatore, unendo artigianalità, arte e tradizione culturale.

La conclusione è affidata al direttore Sallusti: "Vorrei mettere a tema un concetto, quello della bellezza. Siamo nella capitale del Rinascimento, un periodo storico che rappresenta un nuovo modo di pensare l'uomo, che diventa un soggetto unico e padrone del proprio destino. Proprio in quel periodo nasce il moderno concetto di bellezza e, probabilmente, in essa affonda l'intuizione di suo padre Salvatore nel creare la sua azienda". "La bellezza - inizia Ferragamo - è attorno a noi. Si tratta di qualcosa che ci coinvolge. Nella ricerca della bellezza mio padre si è fermato a Firenze, perché qui c'è una concentrazione di bello unica. Al rientro dagli Stati Uniti, quando ha deciso di stabilirsi in Italia, ha scelto proprio questa città perché aveva in mente un lavoro artigianale. Era rimasto affascinato dalla grande bellezza di questa piccola città".

Ferragamo va in America, ma sceglie di tornare. "Aveva capito che il mercato è globale", sottolinea Sallusti, "ma l'identità no". "La sua decisione - racconta Ferragamo - derivava dal fatto che non intravedeva il proprio futuro negli States perché lì non c'erano le artigianalità di cui aveva bisogno. In tutta la Toscana, invece, c'è una forte radice di artigianalità sotto tutti gli aspetti". Fondamentale per la famiglia è poi la regola del tre: "Molti anni fa, ci siamo posti un problema: se tutti i nostri parenti, figli e nipoti, dovessero entrare in azienda come si potrà fare a gestirla? E così ci siamo fatti aiutare da un consulente, il quale ci ha suggerito di scrivere alcune regole tra cui questa: solo tre della generazione futura, motivati, sarebbero potuti entrare in azienda, ma solo dopo aver fatto esperienza altrove. Mia madre ha preso in mano l'azienda nel 1960, c'erano pochissime donne all'epoca, e aveva sei figli. Ha avuto la forza di prendere in mano tutto per il grande amore che nutriva nei confronti di mio padre, da quando si sono conosciuti. Non voleva che i suoi sogni finissero lì. Le dicevo sempre che non era una mamma classica, è stata davvero speciale".

Ferragamo è un'azienda familiare, sottolinea Sallusti, e più capitalizzata di alcune banche italiane. "Negli ultimi anni abbiamo visto molti pezzi dell'imprenditoria italiana andare all'estero, in mani straniere", prosegue il direttore de Il Giornale. "Ma noi non siamo mai stati tentati da questa strada", risponde Ferragamo. "Crediamo che l'azienda possa rimanere in famiglia, grazie a una nuova generazione molto in gamba. Vorrei che ci fosse una continuità. A livello di creatività e innovazione, la moda può affrontare la globalizzazione senza essere travolta dalla superficialità. Ci sono molte opportunità nell'essere globali, anche perché ormai siamo sempre connessi. Quindi è giusto che anche nella moda sia così. A me, però, fa paura l'intelligenza artificiale, anche perché non sono pronta a captare e capire tutto ciò che la tecnologia ci offre. Dipende ovviamente dall'uso che se ne può fare. Ferragamo non può esistere al di fuori dell'Italia: il made in Italy è un plus. Quello che ho visto, girando il mondo, è che il nostro Paese è sempre apprezzato. Anche perché offriamo tutto".

"Mi ritengo molto fortunata - conclude Ferragamo - sia per l'infanzia

che ho passato, dove ho avuto una educazione attraverso l'esempio di persone come mio padre e mia madre che ci hanno trasmesso grandi valori, un senso di appartenenza e il senso del lavoro. E anche per tutto quello che ho".

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