Se esiste un luogo dove il domani dell’auto prende forma sotto i nostri occhi, è Bangkok. La capitale thailandese è un laboratorio a cielo aperto, un crocevia di innovazione e tradizione in cui l’automobile non è solo un mezzo di trasporto, ma un simbolo di status, un’espressione culturale e persino un oggetto dal valore spirituale. Percorrendo le sue strade frenetiche ma sorprendentemente efficienti, la sensazione è inequivocabile: il futuro è già arrivato, mentre l’Europa arranca nell’inseguire.
La quarantaseiesima edizione del Bangkok International Motor Show conferma il suo ruolo di palcoscenico globale, un evento in cui passato e innovazione si intrecciano in un racconto avvincente. Il tema scelto quest’anno, “The Talk of Sensuous Automotive”, celebra l’emozione della guida, un’esperienza che va oltre la semplice funzionalità per toccare le corde più profonde della passione automobilistica. Ma per un osservatore europeo, la vera emozione sta nel confronto con una realtà che evolve a una velocità vertiginosa, rendendo chiaro il divario con il Vecchio Continente.
Non è solo una questione di vetrine espositive: l’elettrico qui non è un’utopia, ma una quotidianità consolidata. Basta un rapido sguardo per rendersene conto. Tesla è presente, BYD è ovunque. Zeekr, Chery, Omoda, non sono più promesse lontane, ma protagonisti di un mercato in fermento. E l’infrastruttura? Decisamente più avanzata di quella europea. Colonnine di ricarica si possono trovare nei centri commerciali, spazi pubblici e nei condomini. Le auto ibride, nel frattempo, sono ormai la norma, contribuendo a tracciare un panorama in cui il Sud-Est asiatico non è più un mercato in ascesa, ma una realtà affermata.
Tra i marchi che dominano la scena, BYD si distingue per ambizione e strategia aggressiva. Non si accontenta di una presenza marginale: il suo stand è il più ampio e il più scenografico. Una dichiarazione di supremazia, che si riflette nei numeri. L’azienda cinese non si pone più come alternativa, ma come prima scelta. Il recente sorpasso su Tesla nelle vendite globali ne è la prova. Qui, una BYD Atto 3 Standard Range è proposta a 1.099.900 baht, circa ventinovemila euro, ben lontani dai circa trentottomila necessari in Italia. Un vantaggio reso possibile dalla produzione locale, avviata nello stabilimento di Rayong, a sud di Bangkok. Realizzato in appena sedici mesi, l’impianto vanta una capacità produttiva di centocinquantamila veicoli all’anno e permette di aggirare i dazi doganali, che in Thailandia possono toccare il 300%.
BMW e Mercedes puntano sul lusso e sulla tecnologia, mentre Stellantis si affida alla propria identità storica. Peugeot gioca la carta del design futuristico, Maserati richiama il fascino del made in Italy, Jeep esalta il DNA avventuroso. Ma può tutto questo contrastare la concorrenza asiatica, che offre avanguardia e prezzi irresistibili? Un altro aspetto colpisce chi visita il Salone: il parco auto thailandese sta cambiando volto. Nonostante una crisi economica che incide sui redditi, la politica di incentivi governativi sta accelerando il rinnovamento del parco circolante. Le vecchie carcasse stanno scomparendo, sostituite da vetture moderne, impeccabili, efficienti. Qui l’auto è molto più di un semplice strumento di mobilità: rappresenta uno status symbol, un investimento, un segno di benessere.
Ma c’è anche qualcosa che va oltre il pragmatismo economico. In Thailandia, l’automobile ha un’anima spirituale. Il colore della carrozzeria ha un significato profondo, la combinazione numerica della targa può determinare fortuna o sventura. Alcune sequenze sono ricercate, altre evitate come presagi nefasti. Non è raro assistere a cerimonie in cui i proprietari fanno benedire il proprio veicolo da un monaco buddista, convinti che un rituale possa garantire protezione e prosperità. Una visione lontana dalla nostra mentalità razionale, ma che sottolinea quanto, qui, l’auto sia parte integrante della cultura e della spiritualità quotidiana.
Non manca lo spazio per chi ama l’esplorazione. Campeggio, off-road, accessori per i pickup, tende da tetto e attrezzature per viaggi estremi sono protagonisti in molti stand, a testimonianza di una concezione dell’auto che è sinonimo di libertà assoluta.
E poi c’è il mercato dell’usato, con una sezione interamente dedicata. I venditori promettono occasioni irripetibili, ma la domanda sorge spontanea: si tratta davvero di affari vantaggiosi o di semplici miraggi? Difficile dirlo con certezza. Quel che è indubbio è che il mercato thailandese è in continua evoluzione, con una domanda in crescita e un’offerta sempre più diversificata.
Lasciando il Bangkok Motor Show, una cosa è evidente: la Cina non sta semplicemente entrando nel mercato globale, lo sta dominando. Non si tratta più di un’avanzata silenziosa, ma di una conquista dichiarata.
E l’Europa? Se non saprà reagire in fretta, rischia di rimanere al palo. Perché il futuro dell’auto si sta scrivendo qui, in Asia. E chi non lo comprende, è destinato a restare indietro.
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