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Honda NSX, supercar con lo zampino di Senna

Ayrton Senna ha dato un suo prezioso contributo allo sviluppo della Honda NSX, supercar giapponese nata per rivaleggiare con le sportive europee

Honda NSX, supercar con lo zampino di Senna

Il sorriso persuasivo non gli è mai mancato, appena arriva in scena tutti coloro che gli stanno dintorno si fermano e lo ascoltano. Emana calore, fascino e forza magnetica. Il suo carisma va di pari passo con il suo talento, che gli ha fornito un istinto da rapace e un piede molto pesante. Sotto agli occhiali scuri nasconde uno sguardo malinconico, tipicamente brasiliano, ma quando sale al volante di un'auto regala emozioni a trecentosessanta gradi. Per qualcuno è uno stregone capace di incantesimi impensabili, non a caso viene chiamato "Magic". Il suo nome ufficiale è Ayrton Senna Da Silva, per tutti è semplicemente uno dei piloti più forti nella storia della Formula 1. Prima della diffusione di internet, si narrava col fare di una leggenda metropolitana, di un video in cui il pilota brasiliano strapazzava una Honda NSX sul circuito di Suzuka. Con l'espansione del web e di YouTube, quel filmato ha fatto il giro del mondo ed è uno dei più cliccati. Senna salta a bordo di una NSX bianca, la getta a velocità folli sul tracciato giapponese, fa strillare il motore fino agli 8.000 giri, poi danza sui pedali, così come sui cordoli, con i mocassini e i calzini bianchi. La supercar nipponica, soprannominata l'anti-Ferrari, guadagna punti e appeal grazie al fascino del suo osannato cavaliere. Quel videoclip di pochi minuti è una gioia per gli occhi, a cominciare dalla partenza a razzo con tanto di fumo dalla ruote posteriori, o per il fatto che il brasiliano si lanci in peripezie oltre i 300 km/h senza il casco ma con gli occhiali da sole sopra al naso. Parte della gloria eterna della NSX si deve anche al suo testimonial d'eccezione, che ha avuto anche un ruolo nella sua messa a punto. Lo zampino di Senna su una delle sportive più amate degli anni Novanta.

La prima supercar giapponese

In Giappone sono meticolosi, precisi, non sbagliano mai un calcolo. In più, quando si mettono in testa di fare una cosa devono riuscirci a ogni costo. Non importa quanto sacrificio comporti, l'obiettivo va perseguito in qualunque modo. A metà degli anni Ottanta alla Honda sono stanchi di veder spadroneggiare in lungo e in largo le automobili europee, specialmente nella ristretta cerchia delle supercar. Possibile che dal Sol Levante nessuno abbia avuto l'ardire di dare una lezione agli europei? Dunque, prima si contatta Pininfarina per la creazione di una silhouette di una supercar a motore centrale, come vuole la tradizione, poi si passa alla fase due. Nel 1989, al Salone di Chicago, la Honda NSX lascia tutti di stucco. È sinuosa, armonica, elegante e cattiva. Così bassa e affusolata che sembra voler mangiarsi l'asfalto. Ma non è soltanto affascinante è un tripudio di tecnologia, di ricercatezza e di artigianalità. Per assemblarla è stata arruolata una equipe di specialisti con oltre dieci anni di esperienza nel settore, che lavorano a mano in uno stabilimento apposito a Tochigi. Sotto all'amabile veste nasconde una monoscocca saldata interamente in alluminio, una tecnica mai utilizzata nel campo automobilistico, ma priorità in quello aeronautico. Un procedimento del genere richiede molto tempo, ma i giapponesi non si scoraggiano e garantiscono la realizzazione di trenta NSX al giorno.

Honda NSX

Honda NSX, prestazioni da Ferrari

Le sue intenzioni sono chiare: dichiarare guerra a Ferrari, Lamborghini e Porsche. Non è solo una questione estetica, ma soprattutto tecnica, di conseguenza prestazionale. La Honda NSX vuole brillare rispetto alle sue competitor anche in fatto di performance. Dunque, per lei viene scritturato il motore che domina la Formula 1 proprio con Senna, quel V12 che si trova sotto alle strabilianti McLaren: 3 litri V6 aspirato da 273 CV a 7.300 giri con bielle e albero in titanio. Ovviamente non manca la tecnologia V-Tec, che permette di spingere la lancetta dei giri fino agli 8.000 rpm; quel motore è in grado di ululare fino alla zona rossa. Il cambio prevede cinque velocità, mentre è presente un differenziale a slittamento limitato a giunto viscoso. Niente male. I freddi numeri recitano una velocità massima di 270 km/h e un'accelerazione da 0 a 100 km/h di appena 6 secondi. Le supercar europee sono avvertite, nell'arena - adesso - bisogna fare i conti anche con una giapponese armata fino ai denti.

Honda NSX

Il contributo di "Magic"

Ayrton Senna aveva stabilito un sodalizio speciale con la Honda, che gli aveva permesso - insieme alla McLaren - di vincere i suoi tre titoli iridati di Formula 1. Per suggellare un'unione così speciale, "Magic" contribuì nella messa a punto della NSX. Il brasiliano diede gli input giusti per irrigidire il telaio e fornì le informazioni utili per garantire a questa supercar un piacere di guida unico, nel quale anche il comfort non veniva sacrificato in nome della velocità, grazie a delle sospensioni regolate ad hoc. In poche parole, non bisognava essere Senna per divertirsi al volante di questa furia nipponica, il suo comportamento su strada (e in pista) era sincero e confidenziale. Buono anche per piloti tutt'altro che provetti. La berlinetta di Honda è stata longeva, perché ha terminato la sua corsa nel 2005, dopo quindici anni di carriera e un restyling (del 2002) che gli ha tolto i mitici fari a scomparsa.

La NSX ha vinto la sua personale missione, ritagliandosi uno spazio concreto in uno scenario esclusivo e per pochi eletti. Infine, ci ha regalato uno dei video più epici di sempre, grazie a un pilota unico che ci ha lasciato troppo presto.

Honda NSX
Ayrton Senna e la Honda NSX

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