Uno degli stereotipi più diffusi su quello strano paese che si trova dalla parte sbagliata della Manica è che la gente che vi abita sia o troppo formale, conformista o praticamente fuori di testa, disposta a fare qualsiasi stranezza pur di farsi notare. Un altro luogo comune popolare dalle nostre parti è che l’umorismo inglese sia talmente sottile da non far ridere proprio nessuno. Certo che tra la satira dissacrante dei Monty Python e quella all’acqua di rose del Bagaglino le distanze sono siderali ma difficile immaginare che le sottigliezze linguistiche così popolari a Londra e dintorni abbiano presa sull’italiano medio.
Per ogni regola, ovviamente, ci sono delle eccezioni, nessuna così clamorosa come quella rappresentata da un personaggio capace di entusiasmare tutti, grandi e piccini, ovunque nel mondo. Parte del fascino di questo tipo strano, una specie di bambino troppo cresciuto che spiccica al massimo due parole ad episodio, è legato ai suoi inseparabili compagni di avventure: un orsacchiotto che ha visto giorni migliori e un’auto capace di incarnare perfettamente la sua assoluta banalità ed allo stesso tempo la sua incredibile universalità. Basta un fotogramma, un’occhiata al suo improbabile colore o al lucchetto che dovrebbe impedire ai ladri di entrare per farti sorridere. Questa è la storia di come un ingegnere con la passione del teatro e delle macchine riuscì a rendere una normalissima utilitaria una delle auto più famose della storia dei media. Benvenuti nello strano, affascinante mondo di Mister Bean e delle sue Mini.
Perché proprio una Mini?
La storia di come una strana serie televisiva prodotta oltremanica sia diventata una presenza stabile in tutte le emittenti del pianeta meriterebbe un libro ma per stavolta ci accontenteremo di parlare sia della famosa utilitaria che dell’attore che l’ha riportata in auge, contribuendo non poco al revival targato BMW degli anni 2000. Nessuno onestamente si aspettava che Rowan Atkinson, attore di nicchia molto popolare in Inghilterra ma praticamente sconosciuto altrove, riuscisse a far breccia nei cuori dei telespettatori di tutto il mondo. Sulla carta il suo personaggio è troppo inglese, una sorta di stereotipo ambulante, con infiniti riferimenti ad aspetti normalissimi oltremanica ma del tutto alieni per noi europei. Se buona parte delle gag suonano molto più divertenti se si è vissuti per qualche tempo da quelle parti, la sua inseparabile Mini non aveva bisogno di spiegazioni. Unire un personaggio che non avrebbe senso in nessun altro paese al mondo con il simbolo più popolare dell’universo automobilistico britannico è stato un piccolo colpo di genio. Una volta visto il prodotto finito ti rendi conto che Mister Bean non avrebbe mai potuto guidare un auto diversa, ma molti storsero il naso prima dell’inizio delle riprese.
La Mini stava vivendo il periodo più buio della sua lunga e gloriosa storia. Alla fine degli anni ‘80 sembrava solo un simbolo appannato del passato, disperatamente surclassata da modelli più moderni e in grado di rispondere meglio alle esigenze di un mercato parecchio più esigente. A chi gli consigliava di usare un modello più nuovo, una Ford Fiesta o magari una Vauxhall Corsa, entrambe molto popolari a Londra e dintorni, Atkinson oppose un netto rifiuto. Il suo scopo era chiaro: per far funzionare meglio le gag più strampalate, la gente doveva sviluppare un affetto per quella scatoletta con quattro ruote, fare il tifo per lei. Per quanto più moderne, le utilitarie degli anni ‘80 appaiono quasi antiche oggi. La Mini no, lei è rimasta lì, fermamente bloccata nel nostro immaginario collettivo come la Nuova 500, il Maggiolino o la 2CV. Ora che sono passati oltre 20 anni, è chiaro che per fare da spalla ad un personaggio così particolare serviva un’icona del mondo dei motori, un auto dalla personalità talmente forte da reggere il confronto senza perdere un’oncia di fascino. Il signor Atkinson, che di macchine se ne intende davvero, aveva ragione. Mister Bean e la sua Mini verde rimarranno per sempre uniti nell’immaginario di grandi e piccini.
Le sei Mini di Mister Bean
Magari molti non se ne sono accorti ma nel corso delle cinque stagioni di questa serie molto british, l’uomo comune per eccellenza cambia diverse volte la macchina. Per la precisione, durante la produzione della serie e dei vari film sono state usate sei Mini diverse, cambiate sia per ragioni sceniche che per le conseguenze delle battaglie all’arma bianca con le rivali di Mister Bean; la famigerata Reliant Robin a tre ruote e il carro armato Chieftain. Pochi se lo ricordano ma nella puntata pilota, andata in onda il 1 gennaio del 1990, Mister Bean guidava una Mini non verde ma arancione, una Mark II prodotta dalla British Motor Corporation nel 1969, targata RNT 996H. All’epoca la BMC, non ancora controllata dallo stato britannico, aveva inglobato parecchi marchi storici, inclusa la Austin, prima a produrre la creatura di Alec Issigonis a partire dal 1959. La Mini era già diventata un mito, tanto da poter affrancarsi sia dal marchio Austin che da quello Morris. Il destino di questa prima compagna di viaggio nella serie è infausto, visto che alla fine della puntata pilota subisce un grave incidente. Non sarà la prima né l’ultima Mini a subire le conseguenze della dabbenaggine di Mister Bean.
Quando si trattò di rimpiazzarla, i produttori della serie scelsero un modello più moderno, una Mini 1000 del 1977 della British Leyland, conglomerato di proprietà dello stato che ormai controllava quasi tutta l’industria automobilistica di Sua Maestà Britannica. Per il colore Atkinson volle qualcosa di altrettanto vistoso, un filino pacchiano, come succede spesso oltremanica, unico paese dove auto dai colori squillanti sono considerate attraenti. La combinazione tra il classico “Citron Green” della Austin ed il cofano nero era abbastanza popolare al tempo, tanto da renderla molto riconoscibile al telespettatore britannico tipo. Anche in questo caso la Mini fa una brutta fine. Nel corso dell’episodio “Mister Bean ritorna a scuola”, il proprietario la parcheggia al posto di una identica che sarebbe stata parte di una dimostrazione della potenza del carro armato impiegato dall’esercito britannico al tempo, il Chieftain. La sua Mini viene quindi schiacciata completamente, lasciando all’affranto Mister Bean solo il suo famoso lucchetto.
Visto che ormai era diventata popolare quanto lo stesso personaggio, quando si trattò di fornire a Mister Bean un altra auto, fu scelta una vettura identica, con lo stesso numero di targa. La cosa può sembrare strana, ma in Inghilterra la targa te la puoi far stampare ovunque, basta portare il foglio rilasciato dal DVLA, la motorizzazione britannica. Mister Bean, quindi, avrebbe gettato la targa dell’auto che sarebbe dovuta esser distrutta dal carro armato per metterci la sua. Chiaramente la cosa gli avrebbe procurato grossi grattacapi oggi, quando durante l’MOT, la revisione obbligatoria di ogni veicolo, si controlla sempre il numero di telaio e del motore ma all’epoca le cose erano decisamente più rilassate. Questa è l’ultima Mini usata nella serie televisiva. Nonostante il successo planetario, dal 1990 al 1995 sono stati prodotti solo 14 episodi ed un best of, una stranezza molto britannica difficile da capire alle nostre latitudini. Altre serie famosissime, come “Fawlty Towers” con John Cleese dei Monty Python, hanno un numero di episodi minore: solo 12.
Le altre tre Mini sono state usate nei vari lungometraggi dedicati al personaggio di Atkinson. La quarta Mini, impiegata nel film del 1997, è visibile solo negli extra del DVD visto che la scena che la vedeva seminare il panico tra le corsie del famoso magazzino londinese Harrods non è stata inclusa nell’edit finale. Nonostante tutto fu acquistata dalla catena Planet Hollywood e fece mostra di sé nel ristorante davanti alle cascate del Niagara. Quando chiuse nel 2016 fu tra gli oggetti venduti all’asta: se la aggiudicò un collezionista per la bella cifra di 70000 dollari. La quinta Mini fu invece usata nel film del 2007 ed è l’unica a non essere verde come le altre ma di uno strano colore giallo, il “Nissan Amarillo”. Rimase qualche tempo agli Universal Studios di Hollywood prima di sparire in qualche collezione. L’ultima Mini, una Austin Morris del 1979, fu impiegata in uno sketch girato nel 2015 per il programma di beneficenza della BBC “Comic Relief” per celebrare i 25 anni della serie. La Mini torna ad essere del classico verde ma la targa, curiosamente, è quella usata nella serie a cartoni che magari avranno visto i vostri figli, STE 952R.
Le peripezie della Mini più famosa
Una delle scene più famose della serie, quella che vede Mister Bean guidare l’auto da una poltrona legata al tetto, è stata ricreata più volte, prima nel 2009 al festival di Goodwood per celebrare i 50 anni della Mini e poi nel 2015 per i 25 anni della serie. In quel caso fu girato anche un video per YouTube: si trattava in effetti di una Mini Rover del 1989 modificata per farla assomigliare ad una del 1977 con una serie di artifici per permettere ad uno stuntman di guidare l’auto nascosto dietro il cruscotto (mica credevate davvero che fosse Mister Bean a guidarla con una scopa e due lacci, vero?). Nel corso della serie furono usate almeno cinque auto, a parte la prima arancione. Le due auto che finirono sotto i cingoli del carro armato erano state acquistate solo per quello scopo ed il motore era stato rimosso per l’occasione. Cosa ci facevano con questi motori? In gran parte pezzi di ricambio per tenere in forma le macchine dopo qualche incidente di troppo. A parte i componenti meccanici del motore, parecchi altri pezzi furono fatti girare tra le varie macchine, specialmente quando erano mandati a riparare da ditte esterne. Di quali componenti stiamo parlando? Dal cofano agli archi delle ruote, dalla griglia anteriore ai volanti, dalle luci posteriori ad addirittura la portiera del conducente e gli stessi sedili.
La Mini principale, la seconda del 1977, originariamente era color oro, Harvest Gold per la precisione, ma era stata ridipinta col famoso verde Austin. Nonostante sia stata usata in un gran numero di episodi, risulta radiata dalla motorizzazione britannica nel 1991. Fonti vicine alla produzione però hanno confermato come goda ancora di ottima salute, pur non circolando più sulle strade inglesi. Sarebbe proprietà di qualche collezionista non meglio identificato. La terza Mini, quella usata negli ultimi due episodi della serie, era anch’essa nata di un altro colore, “Pageant Blue”, prima di essere riverniciata per le riprese. I dati del DVLA terminano nel 1997 ma a quanto pare anche questa auto sta benissimo, dopo aver passato diversi anni tra vari musei. Ora avrebbe un motore più piccolo, un 850cc invece dell’originale 1000.
La prima delle auto distrutte dal carro armato era una Mini del 1978, originariamente marrone, della quale non si sa nemmeno la targa originale. Sembra infatti che sia stata assemblata dai meccanici della produzione televisiva da parti di ricambio recuperate chissà dove. In questo caso le modifiche sarebbero state parecchie: il sedile posteriore tagliato, la struttura del tetto rinforzata per sostenere il peso della poltrona, i controlli di guida totalmente rifatti per consentire allo stuntman di guidarla da sdraiato e un’altra serie di modifiche pesanti. Un lavoro alla fine inutile, visto che l’auto fu davvero fatta schiacciare dalle 60 tonnellate del Chieftain. Un altro paio di Mini del 1980 senza motore originariamente rosse sono anch’esse finite distrutte dal famigerato carro armato dopo aver subito poche modifiche per l’occasione. A quanto pare sarebbe stato più semplice far fuori un altra auto piuttosto che noleggiare più telecamere per avere angoli di ripresa diversi.
Un’ultima curiosità sulla famosa Mini: in quasi tutti gli episodi nei quali appare, la porta è chiusa con un famoso lucchetto, tranne che ne “La maledizione di Mister Bean”. Visto che non sono il massimo della sicurezza, il creativo proprietario si porta con sé il volante, causando problemi ai rapinatori. Quando nell’episodio “I problemi di Mister Bean” un ladro forza il lucchetto e mette in moto la Mini, si rende conto che, senza il volante, non può andare da nessuna parte. Almeno in questo caso, il povero Mister Bean è stato più furbo anche di un rapinatore.
Un personaggio eterno, come la Mini
Nonostante sia famosissimo in patria per le sue interpretazioni comiche nel programma satirico “Not the 9 o’clock news” e “Blackadder”, quando Rowan Atkinson è apparso sul prato dell’Olympic Stadium di Londra nel corso della cerimonia d’apertura delle Olimpiadi estive del 2012 non è servito molto per rendersi conto che stava interpretando il personaggio che l’aveva reso famoso in tutto il mondo. I manierismi di Mister Bean sono tutti lì, dalle espressioni facciali esagerate alle gag fisiche, da commedia slapstick alla Buster Keaton o Charlie Chaplin, come l’uso dell’ombrello per continuare a suonare la tastiera. Un’interpretazione che avrà fatto sorridere gran parte dei milioni e milioni di persone attaccate allo schermo di questo evento davvero planetario. E pensare che, secondo i suoi genitori, la sua vita sarebbe dovuta essere molto diversa. Quando è andato al Queen’s College di Oxford, uno dei più prestigiosi della famosa università inglese, Atkinson non studiava teatro ma ingegneria elettronica. Al contrario di tanti attori famosi, riuscì anche a completare gli studi, conseguendo una laurea magistrale. A spingerlo verso questa carriera che ha molto poco a che fare con le tavole del teatro il padre, che si era laureato allo stesso college nel 1935.
Fu proprio ad Oxford, quando partecipava alle recite di vari gruppi studenteschi, fondamentali nella storia della comicità britannica, che ebbe l’idea di un personaggio del genere. Non si sa se ne parlò anche con un suo compagno di classe alle medie, un certo Tony Blair (magari avrete sentito parlare anche di lui) ma ci vollero anni per mettere a punto questo personaggio unico. Recita dopo recita, prova dopo prova, quello che era nato come l’inglese più inglese di sempre, dal nome più comune di tutti, White, era diventato più estroso, fantasioso, trasformandosi in Mister Cauliflower. Cavolfiore effettivamente fa più ridere di un cognome normale ma non convinse Atkinson, che cercava qualcosa di più semplice e più comunicabile anche a chi non parlava inglese. Poco prima che la produzione della puntata pilota iniziasse ebbe l’illuminazione e decise che il suo super-inglese si sarebbe chiamato Mister Bean.
La trovata di Atkinson gli avrebbe cambiato la vita, rendendolo famoso in tutto il mondo proprio grazie all’affidarsi esclusivamente alla comicità fisica, eliminando del tutto l’aspetto linguistico, materia nella quale peraltro eccelle. Una scelta coraggiosa ma non del tutto originale. L’attore ha infatti confessato più volte di essersi ispirato ad un altro grandissimo comico del passato, il francese Jacques Tati. Nella sua testa Mister Bean doveva essere la versione inglese del transalpino Monsieur Hulot, fortunato personaggio reso celebre da una serie di film degli anni ‘50 e ‘60. Se Tati si rifaceva ai classici del cinema muto francese, Atkinson prende a prestito molto da quello anglosassone ma i riferimenti al timido, imbranato Monsieur Hulot sono inconfondibili.
Una cosa è certa: pur con tutte le parentele storiche del caso, senza la sua fidata Mini color verde non sarebbe stato lo stesso. Un personaggio unico ha bisogno di una compagna di viaggio altrettanto iconica. Come già detto prima, doveva per forza essere una Mini, eterna come la sua comicità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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