Wartburg 353, l’anti Trabant della Germania Est

La Wartburg 353 è stata fedele compagna dei tedeschi dell'est per decine di anni, scontrandosi con la Trabant che ha goduto di maggiori simpatie

Wartburg 353, l’anti Trabant della Germania Est

Tic-Tac, Tic-Tac. Le lancette scorrono indisturbate fino a quando l'occhio non cade sull'orologio: sono le 21.20 del 9 novembre. È il 1989, il cielo è stellato sopra Berlino, la notte un po' meno scura. Soffia un vento gelido, ma la temperatura improvvisamente sale. Qualche ora prima, Gunter Schabowski, capo della sezione del Partito Comunista della città, ha annunciato che la popolazione della Repubblica Democratica Tedesca può, finalmente, effettuare dei viaggi privati in direzione Ovest senza restrizioni. È una rivoluzione, una notizia forse inattesa, ma che si diffonde in modo estremamente rapido al di là del Muro, come un morbo benefico. Le radio, le televisioni trasmettono questo annuncio e qualcuno inizia a pensare di essere dentro a un film. All'improvviso, la sbarra di Bornholmer Strasse si apre, ed è la prima volta in oltre trent'anni. Le strade della vecchia capitale prussiana vengono invase da un mare di folla, che ha il desiderio di toccare con mano quel mondo così vicino, ma sempre troppo distante. Dopo Bornholmer, anche tutti gli altri posti di blocco della Germania Est hanno il semaforo verde e in poche ore una nuvola bianca invade quei confini, finora impenetrabili. Gli Ossis con le loro Trabant e Wartburg, vengono immortalati in foto e video storici. È il riscatto per quei motori a due tempi, così arretrati e semplici, che si rivelano un mezzo di libertà nella migliore delle accezioni. Quel goffo e imperfetto rumore si qualifica come nuova colonna sonora che irradia i confini tra Est e Ovest, adesso senza più barriere.

Moderna e antica al tempo stesso

Fino a quando il Muro di Berlino non crolla, nel territorio della DDR, si vedono quasi esclusivamente due tipi di macchine: la Trabant e la Wartburg (351-353). Se la prima ha incarnato lo spirito della sua nazione, con la sua robusta austerità e la carrozzeria di duroplast, la seconda ha rappresentato un mezzo da borghesia, in un mondo in cui la borghesia non esisteva. Una macchina più sofisticata e per certi versi innovativa, almeno dal punto di vista del design. A sorpresa, i tre tecnici che si contendono la paternità di questa vettura nata a Eisenach, anticipano con delle forme spigolose una moda che in Occidente arriva soltanto alcuni anni dopo. Notevole anche il lavoro svolto sulla sicurezza, con zone deformabili e cruscotto imbottito in poliuretano espanso. La Wartburg 353, nel 1966, sembra un'automobile moderna, ma è sottopelle che nasconde le sue debolezze.

Wartburg 353, guarda la gallery 19

Come un tappeto da alzare per nascondere la polvere, la 353 cela una meccanica che deriva direttamente dalle DKW precedenti alla Seconda Guerra Mondiale. Anche il motore a tre cilindri e a due tempi è un residuato d'anteguerra. Il piccolo mille, però, è tanto generoso quanto operoso e accetta di funzionare anche con un carburatore BVF che le permette di macinare meno olio e di ridurre i consumi di carburante, decisamente troppo elevati. La Wartburg è spaziosa e - eufemisticamente - comoda, attirando le simpatie degli alti "papaveri" del Partito che la ingaggiano come proprio mezzo di trasporto, mentre per i semplici privati diventa un motivo di aspirazione, anche se la lista di attesa è scoraggiante. Prima di riuscire a portarne un esemplare a casa, ci vogliono anche degli anni di religiosa speranza.

Si evolve negli anni

La Wartburg 353 non rimane statica, con gli anni si aggiorna e si evolve, proponendo nuove versioni con molteplici revisioni. La prima ad arrivare in scena è la familiare, un anno dopo la berlina, chiamata Tourist che diventa un fenomeno popolare. Tutti la vogliono e la desiderano: operai, agricoltori o semplici padri di famiglia. Il suo bagagliaio da 1.400 litri sembra infinito. Nella fabbrica di Eisenach, pensano anche a delle versioni frivole come la due porte, la roadster e la coupé. Tutte vengono bocciate dal Partito, che non ritiene necessario instillare nella gente un desiderio così superficiale, come farebbero in Occidente.

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Nel 1975 compare sulla scena la 353W, che tratteggia un deciso avanzamento. L'auto è più solida e robusta, ha il cambio sincronizzato, arriva a 50 CV di potenza e rinfresca l'abitacolo. La versione pick-up riceve la benedizione di Stato, così come l'ambulanza assemblata sulla carcassa della Tourist. Da Dresda a Gorlitz, da Lipsia a Berlino Est, la Wartburg è una fedele compagna delle strade, un pezzo di paesaggio da immortalare per tutti i visitatori stranieri della DDR.

La Wartburg viene oscurata dalla Trabant

Dopo ventidue anni, la 353 viene sostituita nel 1988 dalla Wartburg 1.3 che manda in congedo il tricilindrico per adottare un motore Volkswagen, a testimonianza di una distensione tra Est e Ovest che sarebbe sublimata nella riunificazione della Germania soltanto pochi anni dopo. Questo evento storico segna anche la fine della fabbrica di Eisenach che nel 1991 chiude i battenti. Con la 353 ha colonizzato la DDR, con oltre 1 milione e 225.000 esemplari costruiti, sconfiggendo tutte le concorrenti importate dall'Est Europa, come le varie Lada, Dacia, Moskovitch e Skoda. Soltanto la Trabant ha goduto di una popolarità maggiore, sia in vita che postuma.

La "Trabbi" è diventata un fenomeno sociale, è stata riscoperta con piacere e simpatia da coloro che coltivano il sentimento dell'Ostalgie, la nostalgia dell'Est e di quel mondo al di là del Muro di Berlino che resiste soltanto nei libri di storia. La Wartburg, ancora adesso, rimane la seconda scelta con grande distacco. Pensare che fu commercializzata anche in Belgio, Gran Bretagna, Finlandia e Paesi Bassi, oltre ad aver lasciato il segno persino nel motorsport.

Chissà, forse, la sua aria più austera e l'essere associata alla Stasi, nonché al Partito, l'hanno fatta accantonare ma certamente, in giro, ci sarà qualcuno che ha ancora voglia di girare la chiave e animare quel tricilindrico che per decine di anni ha messo in moto una nazione intera.

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