Trabant, l'auto oltre il Muro di Berlino

La Trabant è stata l'auto popolare della Germania Est, una vettura che è divenuta rappresentante di un paese e di un mondo che non esistono più

Trabant, l'auto oltre il Muro di Berlino

Se dovessimo chiedere a un Ossi, un ex cittadino della Repubblica Democratica Tedesca, di indicarci quale fosse il suono più riconoscibile della sua epoca ci direbbe senza indugio quello della Trabant. Non importa se qualcuno si fosse svegliato a Berlino Est, così come a Dresda e Lipsia, o a Karl-Marx-Stadt (oggi Chemnitz), ogni mattina dalla sua finestra avrebbe udito penetrare quella sinfonia stonata, un po’ goffa, di una macchinetta che aveva più affinità con una moto che con un’auto vera e propria. Eppure, oggi c’è chi la rimpiange – forse - per un effetto nostalgia di un mondo che non c’è più, inseguendo il fenomeno dell’Ostalgie, ma negli ultimi dieci anni nella Germania riunificata le Trabant circolanti sono passate da poco più di 3.000 a quasi 35.000. Pensare che all’alba del 1990 anche lei finì nel calderone delle cose vecchie da batture via senza pensarci due volte, a favore delle sbrilluccicanti novità provenienti da occidente. In ogni caso, la "Trabbi", la compagna di viaggio, ha rappresentato molto più di un’epoca: a pieno diritto si è conquistata lo status symbol di icona di una nazione e di un mondo che esiste ormai soltanto sui libri di storia. Passeggiando a Berlino, sulle rive del grande fiume Sprea, dove il Muro resiste ancora in piedi a narrare tristi vicende provenienti dal passato con la forza di un soffio di vento da oriente, lei ha il suo dipinto in cui squarcia la barriera che ha diviso per anni una città, una nazione e il mondo intero.

L’auto di plastica per il popolo

La Trabant era un’auto popolare in Germania Est, doveva realizzare l’utopica missione di motorizzare la DDR, seguendo l’esempio di ciò che era avvenuto all’Ovest, con il Maggiolino della Volkswagen. Ogni cittadino della Repubblica Democratica Tedesca poteva così coltivare il sogno di possedere un’auto, peccato che per metterne una nel proprio cortile di casa ci volessero dei tempi di attesa molto lunghi, anche oltre i dieci anni. Per questo motivo, molte famiglie decidevano di iscriversi alle liste per l’acquisto appena nasceva loro un figlio. Quando se la ritrovavano a casa, poi, potevano rimanere un po’ delusi, la Trabant 601 aveva una carrozzeria di plastica, fatta con il Duroplast, un materiale composito di notevole spessore, contenente lana o cotone impregnato di resine. D’altronde al di là del Muro le lamiere scarseggiavano, e si doveva fare di necessità virtù. Scherzosamente qualcuno la chiamava "Rennpappe", letteralmente cartone da Formula 1.

Trabant

Nonostante i suoi evidenti difetti, la Trabant era un’auto coraggiosa, un instancabile e fedele mulo, talvolta scontroso – specie quando non voleva funzionare – ma sempre pronto a svolgere con dedizione il compito assegnato. La manutenzione del suo motore bicilindrico a due tempi era semplice, chiunque poteva metterci le mani e ripararla in fretta e in furia. Andava a benzina e olio, ma c’è chi afferma di aver utilizzato anche liquidi meno raffinati e di averla vista comunque prender vita senza batter ciglia. Era leggera ma spaziosa, comoda per quattro persone, consumava poco e costava circa 8.000 marchi. Si poteva scegliere in versione berlina a tre volumi, station wagon, pickup, furgonato e addirittura cabriolet. Insomma, c’era una Trabant per tutti.

Trabant
Trabant versione station wagon

La Trabant di Zwickau

La Trabant è addirittura più vecchia dello stesso Muro di Berlino, essendo nata nel 1957 a Zwickau, ed è durata anche di più, dato che la sua attività è cessata soltanto nel 1991, quando i mattoni che avevano scisso in due universi distinti la capitale teutonica erano già stati presi d’assalto, nella notte del 9 novembre di due anni prima, da una folla animata da un profondo vento di cambiamento. Dalle catene di montaggio della Sachsenring Automobilwerk Zwickau uscirono ben 3.051.385 esemplari di Trabant, un nome che era un omaggio al satellite "Sputnik", lanciato in orbita proprio nell’anno del suo debutto, e che letteralmente significa “compagno”. Nella vecchia DDR, non esisteva soltanto questa spartana e goffa vettura di plastica, ma c’era anche la Wartburg, una rivale mancata perché in effetti quest’ultima costava di più ed era sotto certi aspetti molto più raffinata. Per motivi di costo la Wartburg, assemblata sempre in Sassonia, era destinata soprattutto ad alti funzionari del governo comunista della Germania Est, non acquisendo mai di fatto lo status di vettura proletaria, cadendo nell’anonimato anche tra coloro che soffrono di nostalgia per la DDR.

Wartburg
La Wartburg 353

Nell'immaginario collettivo

Abbiamo detto della sua riscoperta all’interno dei confini nazionali, ma non è raro incontrare una Trabant, ancora oggi, sulle strade dei Paesi oltre la vecchia “cortina di ferro”. Questa simpatica vettura dalla linea quasi fumettistica possiede una carrozzeria indistruttibile, meno altre componenti, ma ciò le ha permesso di adattarsi anche ai climi più rigidi e alle strade più dissestate. Se fate un giro in Romania, Polonia e Ungheria dietro a una nuvola bianca potrebbe nascondersi proprio una vecchia Trabant. Al di là dell’effetto nostalgico, la Trabant è stata prima oggetto di studio da parte degli occidentali appena è stato possibile metterci le mani sopra, poi fenomeno di culto e pezzo d’arte da esibire, come ad esempio fecero gli U2 nell’occasione di un loro tour mondiale, quando la utilizzarono come scenografia.

Nonostante siano passati tanti anni dalla sua dismissione, se si socchiudono gli occhi e si pensa intensamente alle strade della vecchia Berlino Est, si può immaginare una Trabant passare e poi scomparire nella bruma, nel più fitto dei grigiori delle tipiche giornate cupe che il rigido inverno tedesco sa offrire.

Trabant
La versione pickup della Trabant

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