
Nel paddock di Imola non c’è, ma se cercate bene, Bosch è ovunque. Anche nella sfida più ambiziosa del motorsport: far correre un’auto a idrogeno liquido in gare da sei o ventiquattro ore. Zero emissioni, zero compromessi. Si chiama MissionH24 ed è il banco prova più audace per una nuova idea di mobilità. Bosch ha detto sì.
Nel cuore di questo progetto c’è la Liquid Hydrogen Storage Control Unit (L-HSCU), una centralina sofisticata che gestisce in tempo reale la temperatura, la pressione e tutti i parametri di sicurezza per lo stoccaggio dell’idrogeno liquido. Parliamo di un carburante criogenico, potentissimo ma delicato: serve controllo, precisione, affidabilità. Bosch garantisce tutto questo, dentro e fuori la macchina, anche nelle fasi di rifornimento.
A bordo della H24EVO – la futura auto da endurance a idrogeno – ci saranno anche sensori Bosch, radar anticollisione, una PowerBox per la rete elettrica, e perfino un tergicristallo intelligente. Ogni dettaglio parla di una corsa diversa. Dove la vittoria si misura anche in emissioni mancate, tecnologia nascosta e idee che funzionano davvero.
Se l’idrogeno è il domani, l’ibrido è l’adesso. E Bosch è già protagonista del Mondiale Endurance, il WEC. Dal 2023, tutte le Hypercar della categoria LMDh sono equipaggiate con un sistema ibrido progettato e fornito proprio dal gruppo tedesco. Motore-generatore, inverter, centralina, freni rigenerativi: è Bosch che gestisce l’intera “parte elettrica” delle regine dell’endurance.
Il sistema consente il recupero di energia in frenata e la restituzione nell’accelerazione con una ottimizzazione dei consumi in tempo reale. Funziona su ogni tracciato, in ogni condizione, per ore. Un “cuore invisibile” che fa la differenza, testato da marchi come Porsche, BMW, Cadillac e Acura.
E mentre il pubblico applaude i sorpassi e le strategie ai box, Bosch lavora sotto pelle, garantendo affidabilità, performance e sicurezza. Anche a Imola, dove la 6 Ore 2025 sarà un nuovo banco prova.
C’è di più. Bosch lavora per portare nell’automotive di tutti i giorni la stessa logica evolutiva del motorsport. Lo fa con gli aggiornamenti software over-the-air, che trasformano l’auto in un sistema intelligente, sempre connesso, capace di migliorare via rete.
Senza recarsi in officina, si potrà aggiornare la mappatura motore, la frenata predittiva, i sistemi di assistenza. L’auto come uno smartphone? Sì, ma con ruote, volante e – soprattutto – un’anima tecnologica maturata dove il margine d’errore è zero: in gara.
C’è chi pensa che le corse siano anacronistiche. Eppure, è proprio nel motorsport che si stressano e si perfezionano le tecnologie di domani. Bosch lo sa, e lo dimostra. Non cerca visibilità, ma concretezza. Non parla di sostenibilità, la mette alla prova. Dove serve davvero: in pista, a oltre 300 all’ora, sotto la pressione della competizione e del cronometro.
Il futuro della mobilità non si racconta nei salotti, ma si costruisce in pista. Bosch, tra idrogeno, ibrido e software, è in prima linea. Senza livrea, senza piloti, ma con l’idea chiara che per cambiare il mondo bisogna prima farlo correre.
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