Avvenire, Boffo lascia: "La mia vita violentata"

Dopo una settimana di polemiche infuocate il direttore dice addio con una lettera (leggi la missiva: guarda la gallery). Ma dall'originale viene tagliato un riferimento al Papa. Bagnasco: "Inqualificabile attacco mediatico". Feltri: "Non volevo le dimissioni"

Avvenire, Boffo lascia: "La mia vita violentata"

Milano - Dino Boffo lascia Avvenire. Il direttore, dopo una settimana di polemiche infuocate, seguite alle rivelazioni del Giornale, lascia il timone del quotidiano della Cei. Boffo lascia il suo posto alla guida di Avvenire con una lettera indirizzata al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana: "Dimissioni irrevocabili e con effetto immediato". Bagnasco a stretto giro "accetta" le dimissioni, ma ribadisce: "L’inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico". "No comment" dal Vaticano, per voce del responsabile della sala stampa, padre Federico Lombardi. "Sono affari interni alla Chiesa - ha commentato il direttore de Il Giornale, o non pensavo minimamente a questo quando ho scritto e ho fatto scrivere le cose che hanno provocato tutto questo problema".

La lettera Nella lettera spiega di sentirsi al centro di una "bufera gigantesca" frutto della campagna di stampa contro di lui che ha "violentato la mia famiglia. Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani" scrive Boffo nella lettera al cardinale Bagnasco, presidente della Cei, nella quale presenta le dimissioni "irrevocabili" e "con effetto immediato" sia da Avvenire sia dalla tv dei vescovi Sat2000 e da Radio Inblu. Il direttore scrive con rammarico: "La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere".

Feltri: "Non volevo le sue dimissioni" "Sono affari interni alla Chiesa", ha subito commentato Feltri. Il direttore de Il Giornale non pensava "minimamente a questo quando ho scritto e ho fatto scrivere le cose che hanno provocato tutto questo problema". "Immagino che Boffo avesse i suoi buoni motivi per dimettersi - ha continuato Feltri - la cosa che mi piacerebbe succedesse è che si tirassero fuori i documenti che provano che quanto scritto dal Giornale era del tutto fondato in maniera che si smettesse con attacchi sgangherati nei confronti del mio giornale e del sottoscritto, che degnamente lo dirige". 

La replica della Cei Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana "prende atto, con rammarico, delle dimissioni irrevocabili del dottor Boffo dalla direzione di Avvenire, Sat2000 e Radio Inblu. Nel confermargli, personalmente e a nome dell’intero episcopato, profonda gratitudine per l’impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della Chiesa e della società italiana - afferma la nota della Cei - esprime l’inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico. Apprezzando l’alta sensibilità umana ed ecclesiale che lo ha sempre ispirato - conclude la nota - gli manifesta vicinanza e sostegno nella prova, certo che il suo servizio alla Chiesa e alla comunità civile non verrà meno".

La solidarietà del Cdr "Abbiamo assistito in questi giorni a un’aggressione mediatica senza precedenti con l’obiettivo di colpire una persona e attraverso lui la voce autorevole e libera dei cattolici italiani e del loro quotidiano, minacciando la libertà di informazione. Si è trattato di un’operazione di bassa macelleria giornalistica". Lo scrivono i giornalisti di Avvenire in un documento al termine dell’assemblea. "Il direttore de Il Giornale - e gli altri che via via si sono accodati - nascondendosi dietro al diritto di cronaca ha frantumato la deontologia del nostro mestiere, ha calpestato i sentimenti e l’onore di Boffo e della sua famiglia nonchè degli altri protagonisti - loro malgrado - della vicenda, dimostrando un grande disprezzo per le notizie che contraddicevano le sue presunte verità", sottolienano i redattori del quotidiano della Cei: "Su questo invitiamo a meditare, in una giornata che dovrebbe essere triste per tutti". "Le dimissioni rassegnate oggi dal direttore, atto di stile e generosità, sono l’amaro e sconcertante esito di questo plateale e ripugnante attacco, a cui Boffo e l’intera redazione sono sottoposti da una settimana" sostengono. Spiega la redazione che "in questi 15 anni trascorsi sotto la direzione di Boffo, Avvenire ha consolidato la propria presenza nella stampa italiana, diventando una voce sempre più apprezzata e autorevole. Oggi l’assemblea dei redattori, rifiutando questo squallido gioco al massacro che disonora chi l’ha compiuto, esprime vicinanza e amicizia al direttore Boffo e ribadisce all’editore e ai lettori la ferma volontà di proseguire, senza lasciarsi intimidire, nel lavoro di informazione libera e puntuale al servizio di chi ci legge, della democrazia e della Chiesa. Grazie direttore".

Sallusti: "Nessun compiacimento" "Non tocca a noi decidere se Boffo doveva oppure no rimanere direttore di Avvenire. Prendiamo atto che hanno deciso per le dimissioni, ma non ce ne compiaciamo. Abbiamo letto la lettera di dimissioni e a nostro giudizio manca un tassello: per proclamare la propria innocenza avrebbe dovuto esibire gli atti giudiziari del processo di Terni, che ancora sono inspiegabilmente secretati" ribadisce in serata Alessandro Sallusti, condirettore de Il Giornale.

Al centro della guerra "Mentre sento sparare colpi sulla mia testa mi chiedo che c’entro con tutto questo? Che c’entro con una guerra fra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione. Da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere". Boffo definisce "l’attacco" di Vittorio Feltri "smisurato, capzioso, irritualmente feroce" che "è stato sferrato contro di me dal quotidiano Il Giornale guidato da Feltri e Sallusti, e subito spalleggiato da Libero e dal Tempo». Attacco che, prosegue Boffo, "non ha alcuna plausibile, ragionevole, civile motivazione: un opaco blocco di potere laicista si è mosso contro chi il potere, come loro lo intendono, non ce l’ha oggi e non l’avrà domani. Qualcuno, un giorno, dovrà pur spiegare perché a un quotidiano che ha fatto dell’autonomia culturale e politica la propria divisa, che ha sempre riservato alle istituzioni civili l’atteggiamento di dialogo e di attenta verifica che è loro dovuto, che ha doverosamente cercato di onorare i diritti di tutti e sempre rispettato il responso elettorale espresso dai cittadini, non mettendo in campo mai pregiudizi negativi, neppure nei confronti dei governi presieduti dall’onorevole Berlusconi, dovrà spiegare - dicevo - perché a un libero cronista, è stato riservato questo inaudito trattamento. E domando - prosegue Boffo - se si fa così con i giornalisti indipendenti, onesti, e per quanto possibile - nella dialettica del giudizio - collaborativi, quale futuro di libertà e di responsabilità ci potrà mai essere per la nostra informazione? Quando si andranno a rileggere i due editoriali firmati da due miei colleghi, il pro e contro di altri due di essi, e le mie tre risposte ad altrettante lettere che Avvenire ha dedicato durante l’estate alle vicende personali di Silvio Berlusconi, apparirà ancora più chiaramente l’irragionevolezza e l’autolesionismo di questo attacco sconsiderato e barbarico".

La sostituzione Secondo le prime indiscrezioni, la decisione di Boffo di dimettersi sarebbe maturata intorno a mezzogiorno, forse in seguito all’uscita del settimanale Panorama che ha offerto nuovi elementi sulla vicenda. Alla direzione di Avvenire ci sarebbe in pole position Mimmo Delle Foglie, già editorialista del quotidiano dei vescovi, organizzatore e promotore del Family Day e portavoce di Scienza e Vita. inoltre ci sarebbe una divisione della direzione tra il giornale Avvenire e la televisione Sat2000. In quest’ultima, il candidato alla direzione sembrerebbe Stefano De Martis, finora condirettore dell’emittente televisiva. Oltre a Delle Foglie si parla anche di Gianfranco Fabi, direttore di Radio 24, e di Roberto Fontolan, direttore del Velino.

Interim a Marco Tarquinio Il presidente del Cda di Avvenire, monsignor Marcello Semeraro, a seguito delle dimissioni irrevocabili di Boffo dalla direzione del quotidiano che ha retto per oltre 15 anni, esprime "profondo rammarico per questa decisione e gratitudine per il servizio intelligente e infaticabile svolto in questo periodo cruciale per la crescita del giornale. Sotto la sua direzione - si legge in una nota - Avvenire è diventato un punto di riferimento per la coscienza ecclesiale e un indiscusso protagonista nel dibattito pubblico in Italia.

Gli conferma, anche a nome dei componenti del consiglio di amministrazione, stima e vicinanza, sicuro che il suo prezioso lavoro continuerà a produrre frutti. In attesa della convocazione del Cda, incarica il vicedirettore Marco Tarquinio di firmare ad interim la testata".

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