C’era un modo di definire la Fiat, in quanto fabbrica, così la chiamavano gli operai alla catena di montaggio, dunque per i Cipputi era “la Feroce”. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sull’aggettivo sostantivato e sul suo significato ecco che arriva puntuale la spiegazione offerta dall’ultima idea degli azionisti di riferimento (i Cipputi di cui sopra direbbero “i padroni “): aumento di euro 5mila lordi l’anno per i capi reparto, gli altri mangino brioches.
I lavoratori delle carrozzerie vanno in cassa integrazione, la fabbrica è ai limiti dell’esaurimento non delle scorte ma della tolleranza e della sofferenza di chi intravvede la chiusura dei cancelli. Li chiamano team leader, risciacquando nel Tamigi le scorie del Po, voci di catena di montaggio riferiscono che ci saranno premi anche per il resto dei lavoratori visti i risultati aziendali che sembrano prossimi alla catastrofe ma secondo i vertici sono soddisfacenti rispetto al passato prossimo, vale a dire anno 2023.
Non so se il portoghese Tavares parteciperà al premio, il sorriso, meglio scrivere ghigno, che accompagna le sue elucubrazioni fa presagire un natale con i fiocchi e non c’entra il meteo sotto la Mole. Di certo si allarga la forbice sociale ed economica all’interno della fabbrica, Mirafiori è ormai un vecchio presepe nel quale le figurine sono di plastica, l’aumento per i capi reparto potrebbe riaprire il fronte della lotta al tornio o al computer. Se ci fosse ancora “Rìsula” (Ricciolo) come gli operai chiamavano l’Avvocato, forse si sentirebbe almeno la voce del padrone, oggi l’espressione nebbiosa di Elkann e il volto mefistofelico di Tavares non risolvono il problema, anzi lo accentuano.
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