Il monitoraggio strutturale di monumenti e opere d’arte è sempre più strategico per consentire a capolavori dell’umanità di poter resistere all’incessante segno dei tempi e, in prospettiva, continuare a essere punti di riferimento culturali, intellettuali, sociali e, per la valenza turistica, economici.
L’avanzamento delle tecnologie per il monitoraggio strutturale, l’ascesa di sistemi come l’intelligenza artificiale e gli algoritmi per la manutenzione predittiva e la volontà di organismi come il Consiglio internazionale dei monumenti e dei siti (Icomos) di fissare standard comuni per il monitoraggio strutturale delle opere offrono opportunità per creare standard qualitativi notevoli
In una ricerca intitolata “Cherishing heritage: developing quality standards for EU-funded projects that have the potential to impact on cultural heritage” proprio l’Icomos segnala la necessità di utilizzare con forza le nuove tecnologie di monitoraggio per conservare opere storiche e mantenerle in vita, curate, nel presente: nella gestione dei beni culturali “dovrebbero essere sviluppati programmi di ricerca transdisciplinari e di diffusione della conoscenza” e “dovrebbe essere migliorato il trasferimento al campo delle scienze sociali e umanistiche” di saperi scientifici che “includono la ricerca sulla progettazione partecipata, la gestione integrata dei beni culturali e del patrimonio culturale e lo sviluppo di misure tecnologiche intelligenti”. Monumenti “smart” possono essere messi sotto la tutela del monitoraggio per risolvere problemi operativi.
È il caso di una città storica come L’Aquila, colpita duramente dal sisma del 2009 e in cui sono da tempo avviati progetti di monitoraggio a tutto campo. Si va dalle ricerche congiunte tra l’Università dell’Aquila e Zte, colosso cinese delle Tlc, sull’uso del 5G per il monitoraggio del rischio sismico al ruolo giocato da un’azienda come Eni nel trasferire il know-how tecnologico in campo geologico e strutturale per i lavori di messa in sicurezza dell’antica Basilica di Collemaggio, teatro della cerimonia della Perdonanza e luogo di sepoltura di Papa Celestino V, risalente al 1287. E anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche sta studiando metodologie di monitoraggio infrastrutturale e messa in sicurezza.
Tra le aziende maggiormente attive in Italia in questo settore c’è Ismes, azienda del gruppo CESI che su scala internazionale realizza progetti di tutela dei monumenti e messa in sicurezza delle antiche opere dell’uomo dalle minacce della natura e del tempo. Ismes ha lavorato attivamente sia su siti italiani che in importanti opere all’estero. A Firenze ha seguito il monitoraggio della Cupola del Brunelleschi e del Campanile di Giotto, oltre che della Loggia de Lanzi e delle Cappelle Medicee, applicando ai simboli della città gigliata le prove di resistenza utilizzate per valutare strutturalmente la tenuta delle dighe.
A Pisa si è lavorato su tematiche geotecniche inerenti i terreni di fondazione della Torre simbolo della città, mentre fuori dalla Toscana si sono seguiti analoghi lavori su San Marco a Venezia e su Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo di Leonardo a Milano.
Vale per le grandi opere dell’ingegno umano quel che si applica, come principio, alle infrastrutture civili per il commercio e i movimenti di persone e merci: la cura è simbolo di consapevolezza condivisa della loro utilità materiale e simbolica.
E la cura passa per le moderne, efficaci e strutturali tecnologie che in forma non invasiva, ma costruttiva, aggiungono forza e durata a simboli dell’arte e della cultura. Aiutando loro a vivere anche nel presente grazie alle conseguenze a tutto campo della rivoluzione tecnologica e delle sue applicazioni concrete.