Da Aznar a Clinton fino a Blair: dopo il potere, i soldi

Forse d’ora in poi Nicolas Sarkozy sarà veramente un «francese tra i francesi». Di certo, però sarà un francese più ricco degli altri. L’esperienza lo insegna. Il dopo carriera dei potenti è un’autentica reincarnazione nei panni di Re Mida, un cornucopia dorata dove ogni fiato diventa pecunia. E se di fiato bisogna parlare i polmoni di Bill Clinton e George Bush son quelli più redditizi.
Da quando ha lasciato la Casa Bianca Bill s’è messo in tasca più di 75 milioni di dollari, sciorinando discorsi tra gli Stati Uniti ad il resto del mondo. «Lo sapete fin quando stavo alla Casa Bianca non avevo un soldo, ma da allora non va proprio male» - ha ammesso l’ ex presidente commentando gli 11 milioni di dollari intascati solo nel 2010 grazie a 52 incontri a pagamento. George W. Bush non gli è da meno. Da quando ha abbandonato la poltrona il suo conto in banca ha registrato un impennata da 15 milioni di dollari. Il segreto? Un listino prezzi da 100mila a 150mila dollari a comparsata in cui rientra il dovere per il committente di tener alla larga telecamere e giornalisti. Quanto a polmoni neppure l’ex premier laburista Tony Blair se la cava male. Fra i suoi discorsi da ex, spicca quello da 61mila euro pronunciato in California nel novembre 2010 ad una convention di fabbricanti di rotoli di carta igienica. Ma quei discorsi da 90 minuti con prezzi fino a 250mila dollari sono solo il contorno d’attività assai più proficue. Da quando nell’estate 2007 s’è chiuso alle spalle il portone di Downing Street l’ex premier laburista ha costruito una fortuna da 72 milioni di dollari mescolando, con disinvolta spregiudicatezza, incarichi internazionali, consulenze d’ affari, beneficenza ed interessi privati. Inviato speciale dell’Onu per il Medio Oriente sin dal 2007 l’intraprendente Tony non si fa problemi ad accettare nel gennaio 2008 un incarico da un milione di dollari all’anno per la banca d’investimenti Jp Morgan Chase. Qualche mese dopo ci mette vicino una consulenza sul cambiamento climatico offertagli dalla Zurich.
Le entrate più imbarazzanti sono, però, quelle garantitegli dalla «Tony Blair Associates», l’agenzia di servizi con cui fattura 40 milioni all’emiro del Kuwait e agli Emirati Arabi Uniti per qualche consulenza sulle riforme politiche in Medio Oriente. Qualcuno si chiede se l’incarico Onu e quegli affarucci privati non siano in stridente conflitto d’interessi, ma Tony intanto ha già convinto il governo israeliano a concedere alla compagnia telefonica Watanya la copertura dei territori palestinesi della Cisgiordania.
Un interessamento lecito, ma sospetto visto che è stata la Jp Morgan Bank - di cui è consulente – a garantire al Qatar l’acquisizione della stessa Watanya. Tra un piano di pace fallito e l’altro l’attivissimo inviato Onu trova pure il tempo per spingere Israele a firmare un accordo da 6 miliardi con la British Gas.
Il settore energia attira anche uno sfegatato socialista come Gerhard Schröder. Da quando ha smesso di guidare la locomotiva tedesca l’ex cancelliere, compagno di strada di tanti politici «verdi», incassa svariate centinaia di migliaia di euro all’anno come presidente della società russa Gazprom Nord Stream. Un incarico conquistato grazie alla solida amicizia con Vladimir Putin cementata durante gli anni della politica e del potere. Il primo grande ex socialista ad insegnare che «pecunia non olet» è stato, del resto, Mikhail Gorbaciov. Dopo aver smantellato l’Unione Sovietica, s’è ben guardato dal rifiutare i ricchi compensi offertigli per girare alcuni spot pubblicitari prima per Pizza Hut e poi per la Luis Vuitton. Anche in quella destra più cara allo sconfitto Nicolas Sarkozy gli esempi di disoccupati di lusso baciati da fortuna e passate amicizie, non mancano.


L’ex premier spagnolo Josè Maria Aznar si giocò tutto sbagliando completamente la comunicazione alla vigilia del voto del 2004. Da allora si guadagna da vivere facendo il consigliere di News Corporation, il colosso della comunicazione internazionale guidato da Rupert Murdoch.

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