Baget Bozzo nel pantheon del centro destra

Baget Bozzo nel pantheon del centro destra

Una riflessione commossa ma anche critica e controversa almeno quanto lo era lui. Così il Consiglio regionale della Liguria, insieme alla Fondazione Craxi e a molte persone che lo hanno conosciuto e apprezzato, ha voluto ieri commemorare il sacerdote e politologo Don Gianni Baget Bozzo, al Teatro della Gioventù di via Cesarea.
A poco più di sei mesi dalla morte, Genova ha quindi finalmente ricordato uno dei suoi figli più illustri e più discussi in tutte le sue sfaccettature di uomo di Chiesa, di politica, di cultura e di teologia.
«Il suo pensiero, le sue intuizioni, le sue analisi sono così attuali e lucide nell'indagare il presente e soprattutto il futuro che facciamo fatica a credere che già da mesi don Gianni ci abbia lasciato - ha sottolineato in un messaggio il ministro Claudio Scajola che avrebbe dovuto partecipare all'incontro ma è stato trattenuto a Roma dal vertice bilaterale Italia-Brasile -; se esistesse un pantheon delle persone che hanno fatto il centro destra moderno Don Gianni vi occuperebbe un posto d'onore».
«Una delle intelligenze più lucide del nostro tempo, un uomo dalla cultura onnivora con un coraggio da leone, uno dei pochi a smascherare le menzogne del comunismo e che ha adottato come faro della propria vita la verità» ha aggiunto il Sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi che si è soffermata con commozione soprattutto sul rapporto che Baget Bozzo aveva con Bettino Craxi, con Silvio Berlusconi e con Forza Italia. «Con mio padre si incontrò durante il rapimento di Aldo Moro ed entrambi erano per la linea della trattativa perché sapevano dove avrebbe portato invece la fermezza - ha raccontato -; in Berlusconi invece vide fino all'ultimo un campione di libertà».
Il dibattito è stato anche occasione per presentare il libro «Don Gianni Baget Bozzo. Vita, morte e profezie di un uomo contro» di Andrea Camaiora, ex collaboratore del Giornale, che con il sacerdote genovese ha lavorato a Ragionpolitica.it. E non un caso d'altronde che buona parte del dibattito sia stata dedicata al Baget Bozzo che divorava e scriveva articoli, a Genova ma non solo. «Vorrei ancora che ogni lunedì mi arrivasse il suo pezzo di non più di 100 righe - ha esordito Alessandro Cassinis, vicedirettore del Secolo - la sua era sempre un'analisi lucida condotta con costanza e mai con routine».


«Nello stesso giorno riusciva a scrivere e appassionarsi sull'elezione di Obama così come su una bega interna al Pdl in un Municipio genovese» ha sottolineato invece il caporedattore del Giornale Massimiliano Lussana che ha anche strappato un sorriso alla platea raccontando come un Don Gianni un po' confusionario gli cagionò una volta addirittura una querela: «Titolai che il Secolo l'aveva censurato ma in realtà aveva fatto solo un pasticcio lui con il computer. Per fortuna fu poi chiarito tutto».

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